Dibattito: UN SI ESPLICITO ALLA “GENERALIZZAZIONE DELL’OBBLIGO VACCINALE”

di Gianluigi Pegolo (Direzione nazionale PRC) -

Non credo che un intervento efficace contro la pandemia possa basarsi esclusivamente su misure d’igiene sociale o sul potenziamento dei servizi sanitari. questi interventi sono essenziali, ma senza una larga diffusione del vaccino non vi sono serie possibilità di arginare il Covid 19. Parto da questa premessa di carattere generale perché mi pare che la linea prevalente nei gruppi dirigenti del nostro partito sia a tale proposito carente.
Sostenere che il problema stia nell’insufficienza delle strutture di assistenza e sanitarie, nello scarso impegno finanziario previsto dalla legge finanziaria, nella mancata soluzione del problema dell’affollamento nei trasporti, nel numero eccessivo di alunni per classe, e via dicendo, è sicuramente condivisibile. Così come sono condivisibili le critiche ad aperture sconsiderate spesso praticate per ragioni di pura convenienza politica o al mancato impegno a favore della sospensione dei brevetti per consentire la vaccinazione nei paesi poveri. Ed è sacrosanto incalzare il governo per le sue evidenti mancanze su questi temi.
Quello che invece non è condivisibile è cavarsela sostenendo che la vaccinazione sia utile e poi non trarne la conclusione logica e cioè che occorra la “generalizzazione dell’obbligo vaccinale”. Quest’aspetto non è marginale ma sostanziale. Se, infatti, continuano a essere presenti nel paese milioni di non vaccinati e questo numero non è ancora stato significativamente ridotto, come si può sperare di debellare un virus così insidioso? Mi pare sia un argomento difficilmente contestabile.
Alcuni obiettano che, in realtà, non essendo la vaccinazione completamente efficace – non riuscendo ancora a proteggere totalmente i vaccinati dall’essere nuovamente infettati – la sua obbligatorietà sia quantomeno discutibile. Confesso che non mi sembra un’affermazione convincente. Infatti, la vaccinazione non risolve il problema della diffusione del virus, ma certamente costituisce uno strumento indispensabile per contenere al massimo l’ospedalizzazione e ridurre drasticamente i decessi. Per disporre di un vaccino totalmente efficace dovremo ancora attendere, ma questo non può significare che ci si rassegni nel frattempo ad avere migliaia di decessi.
Peraltro, la lezione della storia ci dice molto sulla soluzione trovata per arrestare alcune devastanti epidemie, da quella del vaiolo a quella della poliomielite; tale soluzione è stata trovata nell’obbligo vaccinale. A tale proposito, a ben guardare, gli errori macroscopici commessi dal governo riguardano in larga misura proprio il procedere a “spizzichi e bocconi” nella direzione dell’obbligo vaccinale, senza volersi assumere la responsabilità di un intervento generalizzato.
Si è dunque limitato il provvedimento ad alcun categorie di lavoratori pubblici e ora si è assunto un provvedimento assurdo come quello di imporre l’obbligo vaccinale sopra i cinquanta anni, ma con un’ammenda – in caso di non rispetto della norma – di appena 100 euro una tantum. In poche parole, quello che doveva essere un obbligo di vaccinazione si è tramutato in una sanatoria per i no vax. Come ha sostenuto il prof. Grisanti, la vaccinazione doveva essere prescritta per tutti, anche se doveva essere accompagnata da subito da altre misure per superare l’attuale alta incidenza di infetti.
Perché allora non condurre una battaglia nei confronti delle scelte del governo indicando esplicitamente la necessità dell’introduzione generalizzata dell’obbligo vaccinale? Ricordo che, fra l’altro, questa proposta è stata avanzata anche dalla CGIL, secondo me correttamente. E’ un tema discusso nel Paese. Perché il nostro partito non lo fa suo? Perché questa reticenza?
Ritengo che eventuali motivazioni tattiche mirate a non creare contrasti con i settori no vax sarebbero sbagliate non solo perché è irrealistico (oltre che equivoco) pensare di ottenere consensi lisciando il pelo alle ragioni di questa parte minoritaria della popolazione, ma soprattutto perché una bussola deve guidare l’azione di un partito comunista ed è quella dell’impegno per la difesa della salute pubblica, da conseguirsi con assoluta determinazione e coerenza, utilizzando i mezzi consentiti dalla nostra Costituzione.
Ogni considerazione di natura tattica viene meno di fronte a questo esigenza inderogabile, ed anzi essa contribuisce a rendere opaco il nostro messaggio e a suscitare equivoci.

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