Aboliamo Frontex

Stefano Galieni*

“Mai con Frontex”, un appello, che nasce da alcuni docenti universitari italiani dopo la notizia che l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) e il consorzio italiano composto da Associazione Ithaca, Dist (Dipartimento Inter-ateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio) del Politecnico di Torino e Ithaca Srl (società controllata dall’omonima associazione) hanno siglato, nel luglio 2021, “un importante contratto per la produzione di cartografia” a supporto delle attività di sorveglianza delle frontiere europee. Il contratto ha una durata di 24 mesi, rinnovabile sino a un massimo di altri 24, con un budget totale di 4 milioni di euro. Il consorzio tiene insieme l’associazione no-profit Ithaca, un centro di ricerca applicata in collaborazione con il Wfp, dell’Onu, dovrebbe servire a distribuire prodotti e servizi legati alla tecnologia dell’informazione o, più esattamente “per migliorare la capacità della comunità umanitaria internazionale nel preallarme, nella valutazione dell’impatto precoce e in altre aree correlate alla gestione del rischio”. In queste parole riprese alla lettera c’è la chiave per capire come Ithaca, che ha già un’omonima srl siano passate dal supporto ad azioni umanitarie al sostegno delle operazioni di controllo dei confini. La notizia della collaborazione di un’università pubblica per la “produzione di cartografia digitale, mappe di infografica e map book utili all’attività di Frontex”, è apparsa a luglio sul portale PoliFlash. Altraeconomia ne ha fatto oggetto di un’inchiesta, pubblicata il 20 ottobre scorso. Secondo quanto affermato dal direttore del Dist, “il progetto si inquadra perfettamente nell’obiettivo strategico del Dipartimento” dell’università torinese. Peccato che, alle domande poste in merito ai servizi offerti a Frontex e al loro utilizzo, dal Politecnico fanno sapere di non esserne a conoscenza e di non essere autorizzati a rilasciare dichiarazioni in merito né interviste sull’oggetto del contratto. Dal Dist è giunta la presa di posizione di Michele Lancione, docente che ha dichiarato espressamente: “A livello intellettuale e umano, non mi sento rappresentato dalla posizione dell’istituzione per cui lavoro. La questione non è solo personale, ma politica”. E, sostenuto da altri colleghi, ha aggiunto: “Non si può lavorare con chi come Frontex respinge, fomenta xenofobia, uccide”. Una presa di posizione pubblica che rompe il silenzio interno al Politecnico di Torino dopo l’accordo con l’agenzia Frontex per la produzione di mappe e cartografie. C’è un altro modo di pensare e vivere l’accademia.

L’inchiesta sul rapporto col Politecnico torinese e le reazioni emerse hanno avuto anche l’effetto di far emergere le variegate forme di protesta che si vanno dispiegando contro l’Agenzia Frontex in quanto gendarme d’Europa. La richiesta di alcune forze ne criticano il ruolo è quella di trasformare la sua missione in strumento di protezione delle vite umane. Ma c’è anche chi, con maggiore realismo, chiede direttamente lo smantellamento tanto dell’Agenzia che “del complesso militare-industriale delle frontiere e per la costruzione di una società nella quale le persone possano spostarsi e vivere liberamente”.

Le ragioni di chi vorrebbe abolire Frontex, partendo anche da una Campagna, Abolish Frontex, nata a giugno a livello europeo e che produrrà azioni in molti paesi europei per il prossimo 18 dicembre (Giornata internazionale per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie), attengono a numerose ragioni: etiche, politiche e giuridiche. L’Agenzia, con sede a Varsavia, in uno dei buchi neri dell’UE, continua ad essere al centro di accuse da parte di associazioni, ong, attivisti, forze politiche e sociali e di inchieste giornalistiche per essersi di fatto resa compartecipe (direttamente o indirettamente) di respingimenti collettivi attuati in forma violenta, nelle zone di frontiera tanto marittima che terrestre dell’Unione. La Corte di Giustizia europea dovrà a breve discutere di una di queste accuse specifiche riguardante le violazioni dei diritti umani a danno di richiedenti asilo e vittime di respingimenti nel mar Egeo, avvenute con la partecipazione di Frontex. Episodi di vittimizzazione per aggressione, furto, detenzione non autorizzata, trasferimento in mare forzato e senza mezzi di navigazione ed espulsione collettiva. Il 25 maggio, era stata intrapresa l’azione legale contro l’Agenzia da parte della ong Front-lex con le organizzazioni Progress Lawyers Network e Greek Helsinki Monitor. La causa è stata presentata per conto di due richiedenti asilo (un minore non accompagnato e una donna) mentre cercavano asilo in territorio UE sull’isola di Lesbo, in Grecia. Si tratta della prima volta che tale questione si pone dopo 17 anni di attività di Frontex. Il 14 luglio, è iniziata la discussione del caso presso la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo. Sono poi note le accuse rivolte all’Agenzia europea in merito ai violenti respingimenti operati nella rotta balcanica e nel Mediterraneo centrale, i cui assetti aerei sono utilizzati per la sorveglianza utile all’intercettazione e al respingimento dei migranti partiti dalle coste nordafricane attuati dalla cosiddetta guardia costiera libica che, sistematicamente, li deporta nei centri di tortura e di detenzione dai quali fuggono. Nel 2021 Frontex è finita al centro di indagini, insieme al suo direttore Fabrice Leggeri, da parte di diverse istituzioni europee. Al Parlamento europeo, LIBE, la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ha dovuto creare un “Frontex securitnly working group” per via della scarsa trasparenza delle sue attività amministrative, e “per le attività di contrasto dell’immigrazione irregolare svolta alle frontiere esterne dell’Unione Europea che non rispetta i diritti umani delle persone intercettate”. Poi sta emergendo la questione della mancata trasparenza dei bilanci dell’Agenzia. L’Ufficio europeo anti-frode (Olaf) ha aperto un’indagine in materia. Alla fine del 2020 erano state rese note le spese “folli” per eventi di lusso e autocelebrativi, che tra il 2015 e il 2019 hanno ammontato a 2,1 milioni di euro. “Il budget per gli eventi di gala di una sola annata è molto più di quanto stanziato dall’agenzia per l’Ufficio dei diritti fondamentali per tutto il 2020”. A dimostrazione di quanto l’Agenzia sia “attenzionata” anche dal punto di vista amministrativo c’è stato anche gesto della commissione di controllo del bilancio del Parlamento che ha votato per il rinvio dell’approvazione del bilancio finanziario di Frontex del 2019. Va ricordato che nel 2019 Frontex ha avuto in affidamento un nuovo e più ampio mandato ma, nel giugno 2021, la Corte dei conti europea ha pubblicato una relazione in cui si afferma in pratica che l’Agenzia non è pronta per tale mandato, non avendo attuato pienamente quello ricevuto nel 2016. Il Parlamento europeo sembra volerci vedere più chiaro e ha chiesto un congelamento dei fondi all’Agenzia. Il collettivo giornalistico Lighthouse Reports recentemente ha pubblicato i risultati di un’inchiesta durata otto mesi sui respingimenti illegali dei migranti che tentano di entrare in Europa. Nell’inchiesta ci sono anche immagini di violenze ai confini della Croazia, operate dalle guardie pagate anche con i soldi comunitari. Durante l’adozione della posizione sul bilancio UE per il 2022 – negli stessi giorni in cui 12 Stati membri chiedevano fondi europei per la costruzione di muri per “fermare l’invasione” – i deputati hanno fissato, in una votazione separata con 470 voti favorevoli, 96 contrari e 125 astensioni, l’importo del bilancio di Frontex da porre in riserva per il prossimo anno a 90 milioni di euro, ovvero circa il 12 per cento del progetto di bilancio proposto per il 2022 (757.793.708 euro). Tra le cose chieste dai deputati per concedere lo sblocco: l’assunzione dei restanti 20 osservatori dei diritti fondamentali, la creazione di un meccanismo per la segnalazione di incidenti gravi alle frontiere esterne dell’Ue e un sistema di monitoraggio dei diritti fondamentali pienamente funzionante, nonché l’assunzione di tre vicedirettori esecutivi. Un vero e proprio atto di sfiducia nei confronti di Fabrice Leggeri. Per l’agenzia è il secondo colpo in pochi giorni. Con una mossa senza precedenti, uno studio olandese di avvocati per i diritti umani aveva  annunciato di aver intentato una causa alla Corte di giustizia europea contro Frontex, per aver deportato una famiglia di richiedenti asilo siriani in Turchia. Come racconta il Guardian il caso risale a cinque anni fa, quando la famiglia era in Grecia in attesa di una risposta alla loro domanda di protezione internazionale. Frontex è stata accusata di “distruggere attivamente” i principi fondamentali su cui è stata costruita l’UE, partecipando ai respingimenti. L’agenzia, che ha 660 ufficiali che lavorano al fianco delle controparti greche alle frontiere marittime, terrestri e aeree della Grecia, ha ammesso che la coppia siriana e i loro quattro figli erano tra i 18 passeggeri a bordo del volo da Kos alla città turca meridionale di Adana il 20 ottobre 2016. Lisa-Marie Komp, fra gli avvocati dello studio Prakken d’Oliveira che rappresenta la famiglia, ha dichiarato, senza nascondere soddisfazione che “Frontex ha riconosciuto che ci sono state violazioni dei diritti umani e ha accettato che i rifugiati non abbiano mai avuto la possibilità di far processare la loro richiesta di asilo”. Secondo l’avvocato è fondamentale che Frontex risponda per ogni violazione delle regole. “Se deve essere conferito un mandato di così vasta portata, allora dovrebbero esserci possibilità effettive perché si possa rendere conto del suo operato. E se ciò non fosse possibile questo minerebbe il principio fondamentale dello Stato di diritto”.

Ma la minaccia di un ulteriore potenziamento dell’Agenzia per placare le ire dei sovranisti europei non è certamente sparita dall’orizzonte. Se nel 2005 (anno della fondazione) Frontex aveva un bilancio di 6,3 milioni di euro, nel 2021, è lievitato a 543 milioni di euro, ma non basta. Si prevede un aumento esponenziale dal 2021 al 2027 perché, grazie al nuovo regolamento del 2019, non solo Frontex dovrebbe divenire una “super agenzia” con una capacità di forza permanente incrementata fino a raggiungere le 10 mila unità armate di polizia di frontiera, da impiegare sia dentro che al di fuori dei confini UE. Il coinvolgimento, non solo in Italia, di istituti universitari, sembra fortemente connesso all’intenzione di coinvolgere Frontex in operazioni di intelligence e in programmi che impongano la disponibilità di strumenti altamente tecnologici per la sorveglianza delle frontiere. Strumenti con cui condividere i dati delle persone intercettati con paesi terzi peer favorire rimpatri e respingimenti, secondo quanto poi previsto nei fatti dal New pact on migration and asylum. I docenti di Torino che hanno redatto l’appello contro il rapporto con Frontex, le altre e gli altri che lo hanno condiviso, chiedono di sapere “Quanti altri accordi di questo tipo sono stati siglati da università e centri di ricerca in collaborazione con questo violento sistema europeo di controllo, repressione ed espulsione dell’altro” e hanno invitato le università e i centri di ricerca italiani ed europei a “non legittimare l’apparato violento, repressivo, espulsivo e razzializzante dell’Unione Europea, le cui politiche sono incentrate sull’ossessivo controllo delle frontiere a qualsiasi costo, attraverso l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate, sulla costruzione di muri sempre più alti, tutto a dispetto del rispetto dei diritti delle persone in movimento e della dignità umana”.

La campagna Abolish Frontex, nella lettera aperta indirizzata alla Commissione, al Consiglio, al Parlamento Europeo e alla leadership di Frontex, ha sottolineato le pratiche inumane e illegali della “Fortezza Europa”, le quali dal 1993 hanno causato 44.764 morti (dati accertati per difetto al giugno 2021) tra chi ha tentato di attraversare i confini comunitari. “Lasciati morire nel Mediterraneo, nell’Atlantico e nel deserto, fermati e uccisi al confine, morti per suicidio nei centri di detenzione, torturati e uccisi dopo essere stati deportati – l’Unione Europea ha le mani sporche di sangue” si legge nella lettera. Se non si ferma la sua espansione e non si superano gli ostacoli frapposti da chi chiede giustizia, l’Agenzia dovrebbe ottenere fino al 2027 circa 5,6 mld di euro, con un aumento di budget rispetto all’anno della sua fondazione del 7.560%. L’implemento ha permesso l’acquisto non solo di navi ma anche di droni, elicotteri e aerei, questo mentre crescevano a dismisura le barriere europee di filo spinato e la militarizzazione operata dagli Stati membri. Secondo le portavoci italiane della Campagna, Elena Giacomelli e Anna Delaini, va smantellato il sistema che tiene in piedi la diseguaglianza.

“Frontex è parte del complesso legame fra confini, industria e profitto – hanno affermato – non ha posto nella nostra visione di una società europea indirizzata verso la giustizia e impegnata a rimediare ai danni inflitti al Sud globale dalla mentalità suprematista bianca”. Abolish Frontex coglie un aspetto fondamentale del problema. La “sicurezza interna” il controllo dei confini e la limitazione della libertà di circolazione sono soprattutto un immenso business che, con il pretesto di un’inesistente pericolo di invasione o di messa a rischio di una non meglio definita “identità europea”, ottiene, a livello nazionale e UE, fondi, risorse, strumenti di controllo. Un sistema di controllo delle persone che va ben oltre la “necessità” di controllare chi entra o di contrasto al terrorismo. In attesa di presentare a Bruxelles l’enorme materiale che attesta la quantità impressionante di violazioni di cui Frontex si è resa responsabile nelle aree di confine, il 18 dicembre si terranno manifestazioni in numerose città europee. La giornata per i diritti dei migranti diventerà una giornata per la difesa della libertà di circolazione e contro la violazione delle convenzioni internazionali. In Italia sono già certe mobilitazioni a Torino, insieme ai sostenitori dei profughi di Moria, e a Catania, sede italiana di Frontex. Ma altre città europee stanno programmando mobilitazioni su cui aggiorneremo e altri tentativi di fare giustizia, anche rivolgendosi alle Corti preposte, si stanno preparando. Frontex deve chiudere e deve essere nel contempo messo in campo un progetto altrettanto sostanzioso per garantire i diritti di chi è costretto a fuggire.

Resp.immigrazione. Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

da https://transform-italia.it/

 

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