20 giugno, giornata mondiale del diritto d’asilo. L’Europa la ricorda rifiutando le persone

Una giornata che ogni anno porta a guardare con maggiore attenzione almeno il numero delle donne, degli uomini e dei minori costretti ad abbandonare il proprio paese per guerre, dittature, persecuzioni di ogni tipo, catastrofi ambientali, quest’anno impone una riflessione in più. Questo soprattutto in Europa, dove le normative applicate e quelle che si vanno disegnando potrebbero portare, in assenza di mobilitazioni, alla fine di ogni forma di protezione.

La cacciata dei richiedenti asilo avviene sotto forme diverse. Il gruppo dei paesi di Visegrad ha fatto da apripista per rendere, nei propri territori, impossibile ogni forma di protezione. Il parlamento danese ha recentemente approvato – con un governo socialdemocratico – una legge assurda per scoraggiare l’asilo al punto che coloro che ne faranno richiesta in Danimarca dovranno restare in centri di detenzione fuori dall’Europa (Tunisia, Marocco e Ruanda) in attesa dell’esame della domanda e, in caso di esito negativo, dovranno da quei paesi essere rimpatriati.

Il New pact on migration and asylum, presentato nel settembre scorso dalla Commissione europea, estende di fatto la detenzione in attesa di giudizio a chi chiede asilo in UE, non porta a superare il Regolamento Dublino, ripropone l’approccio degli hot spot, non vincola gli Stati membri UE ad un comune impegno, punta in maniera cinica a rimpatriare tutte e tutti coloro che non sono considerati “abbastanza perseguitati” al punto di poter essere accolti in Europa. Quanto accade nelle enclave spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla, quanto avviene sulla rotta balcanica, ai confini fra Grecia e Turchia ne sono un esempio.

Tante le responsabilità italiane dei governi passati e presenti in cui ha prevalso una concorrenza fra centro destra e centro sinistra fra chi più era bravo a negare l’applicazione dell’Art 10 della Costituzione. E se con la logica “dei porti chiusi” e dei decreti sicurezza, in tale oscena competizione sembrava aver vinto il centro destra, nei fatti sono i governi a trazione falsamente progressista ad aver dato il peggio. Nei prossimi giorni verranno rifinanziati i sostegni militari al governo libico voluti da Gentiloni e Minniti per fermare le fughe dai lager. A Bruxelles è sotto indagine la gestione criminale dell’agenzia Frontex, nata appunto per fermare quella che viene tradotta in “immigrazione illegale”. In 2 anni oltre 20 mila persone sono state, con modalità diverse, grazie al connubio fra governi dell’Europa Meridionale, Frontex e le sue missioni, rimandate illegalmente nei campi di detenzione in Libia finanziati ufficialmente dai governi italiani. Contemporaneamente, da quando a Salvini è succeduta la ministra Luciana Lamorgese è aumentato il numero dei morti in mare e sono divenuti norma i sequestri amministrativi delle navi umanitarie delle Ong, al solo scopo di limitare ogni azione di soccorso.

Il numero di persone che chiedono asilo in Europa e in Italia è sensibilmente diminuito a causa di questa serie di azione scellerate, alcune già in atto da anni e altre che si stanno per applicare ora che non c’è più, temporaneamente, l’alibi della pandemia incombente.

Scelte che hanno causato migliaia di vittime, scelte contro cui Rifondazione Comunista deve continuare o ricominciare a produrre forte iniziativa politica. Non solo per solidarietà internazionalista ma perché l’Europa Fortezza e l’Europa dei padroni sono due facce della stessa medaglia.

Tante le iniziative da costruire insieme al mondo vasto di coloro che si muovono su tali tematiche.

In Italia, contribuendo a dar vita ad iniziative locali e territoriali avendo come prima controparte il Ministero dell’Interno. Ad esempio perché all’insufficiente modifica dei dl Salvini si proceda ampliando la rete degli ex Sprar (oggi SAI), per rendere l’accoglienza, soprattutto delle persone più vulnerabili, patrimonio degli EE. LL.

Non basta ripristinare le condizioni precedenti alle gestioni Minniti / Salvini / Lamorgese, l’accoglienza deve divenire non azione emergenziale ma elemento costitutivo delle azioni istituzionali.

A livello locale, nazionale e continentale vanno organizzate mobilitazioni insieme alle/i richiedenti asilo e alle realtà solidali per impedire l’approvazione del New pact on migration and asylum, per abrogare il Regolamento Dublino, a realizzare strutture europee di soccorso in mare per sottrarre i richiedenti asilo ai trafficanti garantendo loro la libertà di decidere in quale paese europeo intendano stabilirsi.

Chiusura di Frontex e delle sue missioni di controllo e applicazione completa in Italia dell’articolo 10 della Costituzione, sono i due punti non teorici ma pratici su cui un mondo di persone oggi non rappresentate politicamente può trovare in Rifondazione Comunista un soggetto credibile con cui costruire vertenze comuni.

Approvato all’unanimità durante la riunione del CPN del 19/20 giugno

 

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