Brasile: Senato approva disegno di legge che permette saltare i brevetti sui vaccini contro il Covid-19

di Alessandro Vigilante –

Nel giorno in cui in Brasile si è superato il numero di 400mila morti per Covid, il Senato ha approvato, con 55 voti contro 19, un disegno di legge che consente la violazione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il covid-19, oltre a test diagnostici e farmaci come il Remdesivir.

Secondo il testo, le licenze obbligatorie possono essere concesse quando il titolare del brevetto “non soddisfa le esigenze di un’emergenza nazionale o di interesse pubblico” o di uno stato di calamità pubblica nazionale. Potranno usarle solo se avranno “un effettivo interesse e capacità economica per realizzare la produzione”. A cambio, le imprese titolari riceveranno una remunerazione, il cui valore varierà a seconda della licenza, della sua durata, degli investimenti necessari al suo sfruttamento, dei costi di produzione e della vendita del prodotto sul mercato.

Da sempre il governo di Bolsonaro ha insistito contro questa approvazione. All’inizio, la proposta del senatore Paim era quella di esentare il Brasile dal conformarsi a determinati requisiti adottati dall’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nell’accordo TRIPS, che regola i diritti di proprietà intellettuale nel mondo. Questo era uno dei problemi segnalati dal governo per cercare di impedire l’approvazione: l’argomento era che in questo caso si sarebbe dovuto denunciare l’intero accordo, il che avrebbe portato incertezza giuridica per altri titolari di brevetti, anche al di fuori dell’area sanitaria. Il senatore Trad, quindi, aveva ritirato tale disposizione, ritenendo che non fosse possibile sospendere con leggi nazionali parti di un trattato internazionale ratificato dal Brasile, anche se parzialmente.

Il progetto di legge ora adottato invece modifica la Legge sui Brevetti, aggiungendo un articolo che già prevedeva la possibilità di licenza obbligatoria in caso di emergenza nazionale, pur nel rispetto dei TRIPS. Per attingere l’obiettivo è stata utilizzata la prerogativa obbligatoria della licenza prevista dalla Legge sui Brevetti, la stessa usata dal governo Lula per cancellare il brevetto per l’Efavirenz, utilizzato nel trattamento dell’AIDS.

È stato ora stabilito che ci dovranno essere due fasi per il processo. In primo luogo, il governo ha 30 giorni di tempo per pubblicare l’elenco dei brevetti che possono essere violati – per preparare questo elenco, che deve essere costantemente aggiornato, dovranno essere consultati istituti di istruzione e ricerca, oltre agli enti della società civile. In un primo momento, tale elenco dovrà necessariamente contenere i brevetti o le domande di brevetto associati ai vaccini covid-19, i principi attivi e gli agenti necessari alla loro produzione, oltre al farmaco Remdesivir, ma la decisione finale spetta all’Esecutivo.

Anche adesso che il progetto di legge è stato modificato per non interferire con l’accordo TRIPS, il governo federale ha continuato a opporsi. “La violazione dei brevetti metterà il Brasile nella stessa situazione in cui vivevamo negli anni ’80, in cui l’America Latina, il Brasile, erano Paesi considerati non conformi agli accordi, alle moratorie. E questo ha seriamente danneggiato la nostra storia e il nostro sviluppo, l’arricchimento del nostro popolo”, ha detto il senatore governista Carlos Viana, affermando che la proposta può portare alla “distruzione” e insistendo che essa “ignora gli accordi internazionali”.

Il discorso è in linea con quello del settore industriale. La Confindustria brasiliana (CNI) ha classificato come positiva la non violazione del TRIPS, ma ha valutato che il progetto è “inefficace” e non contribuirà ad aumentare l’offerta di vaccini nel Paese. “Finora nessuno dei sostenitori del progetto spiega quali sono le difficoltà di utilizzo della normativa vigente, che ha già consentito la licenza obbligatoria in altre occasioni. I sostenitori del progetto inoltre non indicano quali siano i brevetti che ostacolano l’industria locale a produrre le dosi. Quali sono i vaccini che intendiamo produrre con questo progetto? L’approvazione del Progetto di Legge può danneggiare gli accordi di collaborazione esistenti? Abbiamo la tecnologia, il know-how, gli input, per produrre questi vaccini immediatamente e in modo indipendente? Chi li produrrà?”, domanda la CNI in una intervista al quotidiano Estadão.

Ebbene, la proposta prevede la concessione di brevetti solo quando ci sono “condizioni di mercato oggettive, formazione tecnologica e investimenti per la loro produzione in Brasile”, che dovrebbero minimizzare questa preoccupazione. Il testo del Progetto di Legge va ora alla Camera.

Vittoria anche nella Corte Suprema

E ieri è stata una giornata importante per chi combatte affinché siano demolite le barriere che la proprietà intellettuale impone al diritto alla salute perché, oltre al Senato, anche la Corte Suprema (STF) si è pronunciata in direzione della razionalizzazione dei brevetti.

In questo caso si è discusso sulla costituzionalità di una disposizione della Legge sulla Proprietà Industriale, che finisce per estendere il monopolio del prodotto oltre il termine di 20 anni. In una lunga relazione di 77 pagine, che dovrebbe terminare di essere letta solo la prossima settimana, il giudice Dias Toffoli ha affermato di essere contrario all’articolo 40 della suddetta legge.

Il ministro della Corte Suprema si è detto favorevole alla modulazione degli effetti della decisione, che eviterebbe il cancellamento dei brevetti già concessi con la proroga del termine. Ma la grande notizia è che egli sostiene che questo non può essere vero per la salute: prodotti, processi farmaceutici, attrezzature o materiali per uso sanitario avrebbero quindi un periodo limitato improrogabile di 20 anni dalla richiesta di registrazione.

L’ufficio del procuratore generale, che ha proposto la causa, indica che la decisione potrebbe influire sui brevetti relativi alla gestione del covid-19. I dati forniti dall’Istituto Nazionale di Proprietà Industriale (INPI) indicano che sono nove i brevetti in vigore da più di 20 anni con l’indicazione di un possibile utilizzo nella cura della malattia.

L’esito finale del processo dipenderà dalla posizione della maggioranza della Corte Suprema, che voterà la prossima settimana.

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