Così non va: Recovery fund ignora la drammatica emergenza abitativa. È un’occasione che non possiamo perdere, pena la catastrofe sociale

Così non va: Recovery fund ignora la drammatica emergenza abitativa. È un’occasione che non possiamo perdere, pena la catastrofe sociale

Monica Sgherri*

La bozza in discussione – almeno l ultima che è dato conoscere – di utilizzo dei fondi del ricovery fund è
dolosamente carente sull’emergenza abitativa
Quanto è previsto è assolutamente insufficiente. Quanto e cosa è scritto, poteva essere scritto 15 o 10 anni
fa. Era insufficiente allora, è gravemente insufficiente oggi.
Non è inutile ricordare che ormai dall’abolizione dei Fondi Gescal (prelievo sulle buste paga dei lavoratori
dipendenti) non vi è stata più nessuna fonte di finanziamento dell’edilizia pubblica, ridotta al solo il 4%
dello stock residenziale, un piccolo lumicino rispetto a percentuali da 5 a 10 volte superiori nei restanti
paesi “ricchi” dell’Europa.
Con il recovery fund si fa riferimento alle linee guida relative ai circa 200 miliardi di euro che saranno messi
a disposizione per attuare il programma “Next Generation EU”.
Una occasione più unica che rara – anche se meno consistente di quanto viene sbandierato, se si tiene
conto della contribuzione italiana ai fondi – alla quale il grave bisogno casa non può rinunciare: per questo è
necessaria una forte azione per pretenderne la correzione.
Siamo davanti a uno scenario di blocco delle esecuzioni di sfratti, rinnovato di volta in volta (e sempre più
malvolentieri) suscitando sempre maggiori malcontenti (certo di parte e strumentali come dimostra la
lettera aperta di Salvini) e alla contestuale ripresa, in costante aumento, di nuove procedure per la
concessione dello sfratto, ormai quasi sempre per morosità incolpevole; uno scenario che ci prefigura un
numero allarmante di sfratti da eseguire quando cesseranno le proroghe, e di centinaia di famiglie senza
casa che andranno a sommarsi alle oltre 650.000 da anni in graduatoria dei Comuni per l’assegnazione di
un alloggio.
Questo è il quadro di riferimento drammatico, della tragedia sociale che può avverarsi. Non ci sono ipotesi
di miglioramento nei prossimi anni visto che gli effetti della crisi economica determinatasi con la pandemia
covid sono destinati a protrarsi: perdita di posti di lavoro, ulteriore sua precarizzazione (lavoro a giornata,
stagionale o a partita IVA), riduzione drastica di reddito non permetteranno a troppe famiglie di sostenere
un canone locatorio nel mercato privato.
Cosa fa il recovery fund per come si legge nella bozza governativa ? Il fondo principale in tema edilizio /
casa è sull’efficientamento energetico, ma gran parte di esso verrà assorbito dagli effetti della proroga del
superbonus 110% per interventi di efficienza energetica, che riguarderà edifici privati (anche residenziali) e
pubblici, si pensa a ospedali, scuole, tribunali. Noi chiediamo che parte importante di queste risorse siano
invece destinate a ATer, ex Iacp (per il recupero di immobili in pessimo stato chiusi da anni) e al recupero
del patrimonio pubblico dismesso per un suo utilizzo a fini di edilizia residenziale pubblica. Si evince invece
che le risorse, se ci saranno, saranno veramente residuali!
“Del resto, sarebbe illusorio pensare di poter conseguire una crescita economica al di fuori di un modello di
sviluppo sostenibile e senza affrontare le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali, che sono i
principali fattori di esclusione sociale nel nostro Paese” A queste belle parole, ivi contenute, certamente
condivisibili, si registra invece la totale sottovalutazione (se non totale incomprensione) della tragedia che
avanza nel settore abitativo: ci spaventa che il dramma che avanza possa essere ricompreso, senza meglio
definire come e quanto, in “ situazioni più complesse (nuclei familiari in difficoltà temporanea, senza
dimora) e potenziando le iniziative di housing sociale.” Altro che situazioni più complesse – e quindi
residuali -, siamo davanti a una tragedia che avanza!

Non meglio definito e quantificato forse l’unico spiraglio: “In questa componente, sono integrati gli
interventi previsti dal Family Act coerenti con le priorità strategiche e trasversali del PNRR. Un’attenzione
particolare è riconosciuta ad interventi di rigenerazione urbana, anche come strumento di supporto
all'inclusione soprattutto giovanile, e al recupero del degrado sociale e ambientale”.
Tutto questo oltre che generico e fumoso, anche andasse alla fine nella giusta direzione e c è da dubitarne
fortemente viste le suddette premesse, certo non basta. Il rischio è di perdere un’occasione importante
mentre l’avere uno tsunami alle porte è possibile e vicino.
Per questo insistiamo sulla necessità di correggere la destinazione del recovery fund, o comunque di
orientarne l’applicazione per finanziare di un piano straordinario casa, da realizzare in tempi certi e legare
alla sua realizzazione la proroga del blocco degli sfratti, che si basi sul recupero del patrimonio pubblico
dismesso compatibile con la residenza.
E’ necessaria una forte campagna di mobilitazione a sostegno della centralità del finanziamento dell’edilizia
pubblica economica e popolare: rompere l’inerzia che ha caratterizzato tutti gli anni seguenti la
cancellazione dei fondi Gescal.
Il recupero di immobili pubblici di comuni, regioni, forze armate, demanio, asl, ecc.) sarebbe un indiscutibile
volano di ripresa economica con l’apertura di tanti e piccoli cantieri di edilizia, baypassando i tempi morti -
di più anni – che richiederebbe l’edificazione di suolo non edificato.
Una grande operazione di rigenerazione urbana a consumo di suolo zero, che porterebbe indubbi benefici
per il bisogno casa, nonché sociali con l’apertura di spazi pubblici finalizzati alla riqualificazione dell’area . E.
non certo ultimi, economici.
Un punto deve rimanere fermo, accogliendo anche l’appello di sindacati dell’inquilinato, associazioni e
sportelli casa: prorogare il blocco dell’esecuzioni degli sfratti per il tempo necessario alla realizzazione di un
numero consistente di alloggi di edilizi popolare
Sulla base iniziale di un ordine del giorno preparato dal compagno Salvatore Allocca, ex Assessore alla casa
della Regione Toscana, completato anche con il contributo del compagno Leonardo Becheri della segreteria
regionale della Toscana, con il compagno Raffaele Tecce abbiamo inviato a tutte le Federazione un ordine
del giorno da presentare nei vari consigli comunali proprio per sollecitare una profonda revisione del piano
governativo sul recovery fund per quanto riguarda il comparto dell’edilizia residenziale pubblica.
Invitiamo le Federazioni a promuoverne la più ampia diffusione, nonché mobilitazioni e presidi davanti a
Regioni e Comuni per sollecitarne l’approvazione e costruire ulteriore mobilitazione.
Le risorse messe in campo sono notevoli, non possiamo permetterci di perdere questa occasione. Bisogna,
riportare al centro il diritto alla casa, pena la degenerazione definitiva di quella che già da anni era una
grave emergenza abitativa colpevolmente ignorata e sottovalutata. Si è parlato di momento storico: per
questa emergenza o sarà una svolta storica positiva o passerà alla storia, questo, come il momento della
crudeltà sociale.

*Responsabile casa diritto abitare


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