Considerazioni su un articolo del Fatto

Considerazioni su un articolo del Fatto

di Maurizio Acerbo 
Leggo su Il Fatto Quotidiano un “vecchio” compagno come Salvatore Cannavò motivare il suo Si al referendum con un’esigenza di rinnovamento ricordando la proposta avanzata dai costituzionalisti Stefano Rodotà e Gianni Ferrara che erano parlamentari della Sinistra Indipendente eletta nelle liste del Pci.
Si trattava di una proposta di monocameralismo con legge elettorale proporzionale. Una proposta che veniva dall’elaborazione del Centro per la riforma della stato fondato da Pietro Ingrao. Fu anche riproposta negli anni ’90 da Rifondazione Comunista.
A mio parere si tratta di una proposta (che ovviamente condivido) che non ha nulla a che fare con questa sgangherata modifica costituzionale oggetto del referendum.
Mentre quella era un’ipotesi di ridisegno organico volto a ridare centralità al parlamento e alla rappresentanza noi oggi ci troviamo di fronte a un taglio lineare motivato da argomentazioni qualunquiste contro le “poltrone”.
Il risultato di questa “riforma”, nata nel tavolo delle trattative Di Maio – Salvini, è un parlamento indebolito e ancor meno rappresentativo con soglie di sbarramento implicite altissime, un bicameralismo reso più farraginoso e una perdita degli equilibri democratici. Tra l’altro in assenza di un accordo per una legge proporzionale pura la destra – come già fa – tornerà all’attacco per il presidenzialismo. Altro veleno che i sostenitori del maggioritario (tra cui tante persone in buona fede come i Santoro e Travaglio) ci hanno lasciato in eredità sponsorizzando l’elezione diretta dei sindaci e dei “governatori” delle regioni.
Ricordo che lo scomparso Stefano Rodotà e il compagno Gianni Ferrara, che recentemente mi ha fatto dono di una raccolta di scritti molto interessante, NON hanno mai sostenuto il taglio del numero dei parlamentari a prescindere.
Infatti si opposero e votarono NO alle proposte di modifica di Berlusconi e Renzi che pure prevedevano un taglio drastico del numero dei parlamentari.
Sono sicuro che Gianni Ferrara avrà modo di esprimere pubblicamente il suo giudizio di grande costituzionalista e consiglierei a Salvatore di intervistarlo (conosco Ferrara e so che è convintamente schierato per il NO). 
Non mi convince invece la tesi con cui Salvatore ha motivato il suo Si che riassumo nella necessità di un cambiamento. 
Si tratta di un’attitudine con cui dagli anni ’80 si è troppo spesso auto-disarmata la sinistra in Italia e in tutto il mondo.
È accaduto in economia (mica possiamo continuare a difendere l’industria pubblica!), nel diritto del lavoro (mica possiamo difendere lo Statuto conquistato negli anni del fordismo e del taylorismo!), sul piano democratico (mica possiamo difendere la legge proporzionale e la Costituzione nata dalla Resistenza!). Giusto per fare degli esempi che rendono l’idea di come questo leit motiv si sia ripetuto in mille occasioni con la ex-sinistra moderata spesso aiutata da settori di quella più radicale. Il tema richiederebbe un’approfondimento che spero avremo occasione di fare anche con Salvatore.
Non sono mai stato un conservatore ma penso come Rodotà che la Costituzione rappresenti la via maestra e che se le modifiche sono fatte male vanno respinte. Come abbiamo fatto con quelle di Berlusconi e Renzi.
E se M5S e Pd vogliono dare un segnale di svolta possono benissimo dimezzare le indennità dei parlamentari e regolamentare in maniera seria i rimborsi restituendo autorevolezza ai rappresentanti della Repubblica. Avendolo proposto nella mia brevissima esperienza parlamentare (che condivisi con Salvatore Cannavò) sono a disposizione per consulenze gratuite.

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