Evitare la grave crisi sociale: contrastare l’automatismo perdi il lavoro perdi la casa

Evitare la grave crisi sociale: contrastare l’automatismo perdi il lavoro perdi la casa


Monica Sgherri*

 

Nessuno perda la casa: aumentare i fondi per le misure tampone. Essenziali per interventi strategici per l’ampliamento del patrimonio di case popolari, a partire dall’immediato recupero del patrimonio pubblico dismesso compatibile

 

Mozione da presentare in tutti i consigli elettivi

Individuare un edificio pubblico compatibile alla residenza e aprire una vertenza con il Comune per la sua immediata assegnazione ad alloggio popolare

 

 

Non era ancora pubblicato l’intero decreto cosiddetto “Rilancio” che già si evidenziava pesantemente la sua insufficienza, il letterale “sbriciolamento” delle risorse, un po’ a tutti e per troppi, specularmente troppo pochi.

Alcuni sottofinanziamenti sono infatti paradigmatici della grave incomprensione (per non dire peggio) della voragine sociale che rischia di qui a pochi mesi di aprirsi per gli strati sociali più deboli.

La crisi economica post covid 19 sarà lunga e ben più lunga degli effetti delle progressive riaperture. La disoccupazione, inoccupazione, il lavoro precario, l’interruzione o riduzione del lavoro autonomo comporteranno un fenomeno crescente e diffuso di drastica riduzione di reddito, se non azzeramento, che si prolungherà per tutto il 2020 e anche 2021. A essere ottimisti.

Al dramma della perdita del reddito rischia di sommarsi però, decuplicando gli effetti devastanti sulle famiglie, quello della perdita della casa per morosità incolpevole. È l’automatismo che va assolutamente evitato. È questo automatismo che avrebbe effetti negativamente moltiplicatori sugli strati sociali più colpiti dalla crisi economica. Per questo deve proseguire con forza la richiesta di prolungare oltre il 1 settembre il blocco degli sfratti esecutivi

Il Governo su questo fronte è dolosamente insufficiente, la totale inadeguatezza dello stanziamento per il fondo per il contributo affitto, misura certo tampone ma essenziale per contrastare la morosità prima che insorga, va assolutamente corretta.

L’inadeguato finanziamento del fondo contributo all’affitto rafforza il pericolo concreto di  vanificare la misura stessa e aprire la strada alla morosità incolpevole: a fronte di un aumento prevedibile di domande (e laddove i bandi sono già stati fatti e conclusi, si è già verificato la triplicazione o quadruplicamento delle domande presentate rispetto all’anno precedente), e un fondo contributo all’affitto sottodimensionato alla bisogna  comporterebbe un’erogazione economica alle singole famiglie quasi irrisoria  dato  il numero totale delle famiglie a cui rispondere!

L’appello lanciato da Unione Inquilini stessa e Link Coordinamento Universitario per un finanziamento adeguato del fondo affitti era stato colto sia dalla conferenza delle Regioni che da una odg passato al Senato. Ma poi – tanto più in una post democrazia decidente come la nostra – al momento dei fatti il risultato non c’è.

Per cui oltre all’aumento delle risorse, visto il consistente aumento di domande già verificatosi diventa strategica la velocizzazione dell’erogazione del contributo medesimo e questo può avvenire solo con un iter burocratico improntato all’efficienza dove l’assegnazione del contributo alla famiglia avviene sulla base della domanda presentata spostando i controlli nella fase successiva.

Il livello dal quale meglio si coglie gli effetti della insufficienza del fondo contributi affitti e del consistente aumento di domande di cittadini per ottenerlo è ovviamente il Comune.

In questa direzione a Pisa, Francesco Auletta, gruppo Diritti in comune (Una città in comune – Rifondazione Comunista – Possibile) ha presentato diverse mozioni dove viene richiesto un forte impegno al Comune per la ricontrattazione dei canoni, sia per il mercato privato ma anche per le famiglie negli alloggi popolari. Perché anche in questo comparto la crisi impedirà a molte famiglie (si pensi alla perdita del lavoro) di sostenere l’affitto e i vari costi accessori. E per quanto riguarda il mercato degli alloggi privati la vi si chiede al Come di “attivarsi, di concerto con la Prefettura, presso le rappresentanze dei proprietari di immobili e i sindacati degli inquilini affinché si istituisca un tavolo per ricontrattare i canoni in essere e per calmierare i futuri canoni sul territorio comunale per singoli e famiglie che dimostrino perdita di reddito causata dall’emergenza sanitaria” E l’atto di Auletta, essendo Pisa una città universitaria, interviene anche nello specifico degli studenti fuori sede per i quali la crisi economica ha fatto crescere le criticità  a sostenere il caro affitti. La mozione impegna infatti il Comune “a convocare con urgenza la Conferenza Università Territorio per definire azioni comuni per quanto concerne gli affitti studenteschi a partire da una valutazione del protocollo approvato dal Comune di Bologna”.

Sempre in questa direzione la mozione presentata a Firenze da Dmitrij Palagi (segretario provinciale PRC) e Antonella Bundu consiglieri del gruppo Sinistra progetto Comune (Firenze città aperta – Potere al popolo- Sinistra Italiana). “La crisi economica ha già travolto le parti più fragili della società e ora si allunga su sempre maggiori nuclei familiari della classe lavoratrici. Per questo è stata depositata una mozione in queste ore, con proposte concrete- sottolineano Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – Chiediamo al Parlamento e al Governo nazionale di prorogare almeno fino a giungo 2021 il blocco degli sfratti per morosità incolpevole”.

“Chiediamo – proseguono – al Governo e alla Regione di aumentare le risorse e semplificare le procedure per i bandi di sostegno all’affitto, visto il triplicarsi e quadruplicarsi del bisogno abitativo rispetto agli anni passati. Chiediamo agli enti locali un primo elenco di patrimonio immobiliare dismesso e riutilizzabile a fine abitativo, per rilanciare l’edilizia residenziale senza ulteriore consumo di suolo.

Chiediamo al Comune di Firenze di raccogliere tutte le informazioni necessarie per un costante monitoraggio dell’esigenza abitativa del nostro territorio, con puntuali momenti di informazione rivolti alle commissioni consiliare e al Consiglio comunale.”

Insomma, una consapevolezza e conseguenti impegni. Da moltiplicare. Va infatti costruita in Italia una forte mobilitazione per evitare il disastro sociale: che nessuno perda la casa.

Da qui la richiesta di presentare la mozione che Rifondazione Comunista avanza a tutti gli eletti , che è stata generalizzata, assunta e diffusa anche dalla Rete città in Comune – anche con la collaborazione tecnica, fra gli altri, del compagno Leonardo Becheri, componente del coordinamento della Reteove si avanzano – proprio su questa falsariga – richieste precise che consideriamo misure tampone essenziali per dare il tempo di programmare e realizzare interventi strutturali sul  bisogno casa, misure che si centrano sulla scelta essenziale di aumento del patrimonio Erp a partire dal recupero immediato di tutto il patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato compatibile con la residenza.

Si apre uno spazio grande che dobbiamo riempire e agire, dove i protagonisti devono diventare gli sportelli sociali, le organizzazioni sindacali, comitati di cittadini i quali si assumano l’onere essi stessi di individuare il patrimonio pubblico dismesso compatibile alla residenza e aprire una vertenza con il Comune per ottenerne l’immediato recupero e assegnazione ad alloggi popolari.

Una priorità economica oltre che sociale assunta dal nostro partito e richiamata anche nel documento conclusivo approvato dal Cpn lo scorso 19 maggio “finanziamento adeguato del fondo per contributo all’affitto, blocco degli sfratti per morosità incolpevole fino a giugno 2021, piano straordinario casa con recupero del patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato compatibile con la residenza e sua assegnazione all’edilizia popolare”

Un nuovo protagonismo sociale diretto e partecipato potrà contribuire in maniera determinante alla soluzione del problema casa visto che la sordità dei governi, da quello nazionale a quelli locali, non può certo essere rassicurante.

Rovesciare la politica in essere fino ad oggi che ha visto vendere, svendere e diminuire gli alloggi popolari per puntare a un deciso rilancio di questo comparto strategico: aumentare gli alloggi popolari e, per la prima volta dopo anni, senza consumo o cementificazione di suolo ma contrastando la desertificazione o la speculazione immobiliare e finanziaria al quale i centri urbani erano stati abbandonati. Questo un obbiettivo sempre più chiaro e sempre più non procrastinabile.

 

*Responsabile casa, diritto all’abitare PRC-S.E.


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