Nicoletta Dosio finalmente fuori dal carcere ma il governo si dia una mossa

Nicoletta Dosio finalmente fuori dal carcere ma il governo si dia una mossa

Ieri la compagna Nicoletta Dosio è uscita dal carcere ma le misure restrittive a cui è stata comunque sottoposta rimangono in ogni caso assurde e ingiuste. Tuttavia, nella situazione di emergenza sanitaria in cui si trovano le carceri, siamo molto contenti che Nicoletta dopo tre mesi di reclusione alle Vallette sia potuta tornare a casa, seppure agli arresti domiciliari. Arresti sottoposti a restrizioni  che non hanno ragion d’essere – tra queste il divieto di comunicare all’esterno –   come se ci si trovasse in presenza  di un pericolo pubblico e non di una compagna che si è battuta pacificamente, a testa alta, contro un’opera speculativa e la distruzione di un territorio. Nello stringerci a Nicoletta e al suo compagno Silvano ribadiamo l’impegno nostro per l’amnistia sociale e la fine della persecuzione nei confronti degli attivisti Notav. 

Soprattutto torniamo a chiedere che il governo immediatamente disponga le misure per far fronte al contagio e al sovraffollamento della carceri. 

Maurizio Acerbo, segretario nazionale 

Ezio Locatelli, segretario federazione di Torino

 La lettera di Nicoletta Dosio inviata da Silvano:

“Nessuno può conoscere davvero il carcere, se non chi lo vive. Nessuno può immaginare le storie degli ultimi, la desolazione delle esistenze recluse, le violenze subite nel tempo, che diventano colpa per chi si ribella, e prigione. Nessuno immagina le vite senza nome costrette in questi momenti ad aspettare in catene l’epidemia che, nel silenzio e nell’indifferenza generale, si è già insinuata oltre le mura e tra poco farà strage.
In carcere tanti continuano ad entrare (anche malati, ai quali non vengono praticati controlli sanitari), e pochissimi escono. Il sovraffollamento delle prigioni – anche a Torino- è insostenibile, vergognosa violazione di qualsiasi diritto, di ogni principio minimamente umano.
Nelle sezioni c’è angoscia e richiesta di aiuto, volutamente ignorata da una classe politica cieca e sorda. Il recente decreto, che di per sé è pochissima cosa, non trova alcuna applicazione e si rivela per quello che è: uno specchietto per le allodole, la foglia di fico di un potere inetto e vendicativo.
I detenuti chiedono aiuto, giustizia, umanità, possibilità di mettersi in salvo, respirare aria libera, rivedere le persone care, prima che sia troppo tardi: è questo il messaggio che lasciano a chi esce.”


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