La casa non si tocchi

La casa non si tocchi

Monica Sgherri*

In questi giorni l’Unione Inquilini ha lanciato un appello al governo, l’emergenza è l’affitto: un contributo straordinario per tutti e tutte che Rifondazione Comunista ha sottoscritto con convinzione.

L’appello mette a fuoco una questione centrale: resta a casa colpisce soprattutto le fasce più deboli, quelle del lavoro precario, giornaliero, a partita Iva, dei lavoratori a chiamata e al nero, che permetteva di realizzare piccoli proventi per sbarcare il lunario che oggi invece vengono cancellati. La drammaticità delle conseguenze lo abbiamo già visto in televisione e sui social dove uomini e donne, padri e madri disperati ed arrabbiati assaltano i supermercati nel sud, o disperate richieste di soldi alle banche. Mangiare bisogna!

Un altro dramma sta nascendo, anche se ancora non abbiamo visto scene raccapriccianti sui mass media, e dobbiamo impedire che cresca ed è, per le stesse ragioni di chi non ha soldi, o non ne ha abbastanza, per comprarsi il mangiare, la mancanza di risorse per pagare l’affitto. Spesso oltretutto un affitto esoso imposto ai tempi d’oro della rendita immobiliare e speculativa.

È strategico per questo paese evitare che cresca una nuova ondata di sfratti per morosità. E non è sufficiente per questo sospendere o posticipare il pagamento dell’affitto.  La crisi economica determinata dal Covid 19 sarà lunga, l’impoverimento di larghi strati di popolazione consistente, dobbiamo permettere a queste persone di uscire dalla crisi e ci vorranno mesi, senza che accumulino un debito che diventerà per forza inestinguibile. È impellente l’istituzione di un fondo straordinario di sostegno all’affitto, come ribadito nell’appello, al fine non solo di evitare la morosità a chi si è impoverito ma anche di ledere il piccolo proprietario che semmai proprio dalla riscossione dell’affitto riesce a integrare la pensione minima e sopravvivere.

In tutti questi anni l’edilizia residenziale pubblica è stata abbandonata, nessuna risorsa ha sostituito la cancellazione dei fondi Gescal.  Non un piano straordinario casa è stato varato per contrastare una “emergenza stabile” quella del bisogno casa. E così in tutti questi anni chi perdeva il lavoro perdeva la casa fosse essa in affitto o in proprietà, (ossia sottoposta a un pesante mutuo). Non dobbiamo permettere che gli anni della crisi economica post Covid 19 siano segnati dall’indifferenza verso chi perde la casa o rischia di perderla!

Fondo straordinario per il sostegno all’affitto e piano straordinario per l’edilizia residenziale pubblica per dare casa a chi da anni è in graduatoria senza speranza.

La crisi economica apre uno scenario nuovo, cancella i sogni immobiliari-speculativi dei Comuni che in tutti questi anni hanno avvallato politiche di desertificazione sociale e perdita di identità dei propri centri storici, tanto più se pregiati. Le amministrazioni locali sono chiamate a prendere atto velocemente che la crisi colpirà anche i loro velleitarismi: per diversi anni mancherà l’investitore speculatore privato perché anche il turismo subirà un forte ridimensionamento. Non sarà più tempo per l’apertura di un ennesimo nuovo albergo.  Contribuire all’uscita dalla crisi approvando, e soprattutto realizzando, un piano casa straordinario, tra l’altro evitando di consumare nuovo suolo. Un piano straordinario per l’edilizia residenziale pubblica che recuperi tutto il patrimonio pubblico compatibile con la residenza dismesso da anni, per dare casa a chi non l’ha e per ripopolare i centri storici socialmente desertificati.

Dobbiamo uscire dalla crisi cambiando il segno delle politiche La crisi aperta dal Covid 19 deve chiudere il lungo periodo caratterizzato dallo spreco economico, dal degrado ambientale e territoriale, dell’abbandono dei centri minori, del consumo di suolo e della cementificazione: l’attività edilizia in tutti questi anni è stata subordinata alla finanza e alla rendita immobiliare. SI è costruito molto ma non per il bisogno casa: seconde case, case vacanze, centri commerciali ecc. Il patrimonio storico è stato riconvertito per alberghi e B&B e tutto questo a discapito della residenza e del bisogno casa. Sono stati svuotati piccoli comuni montani, i centri storici di città e borghi turistici, si sono riempite periferie anonime e troppo spesso non qualificate dove vive la stragrande maggioranza della popolazione.

L’attività edilizia nel dopo guerra fino e fino agi anni ’80 è stato il volano per politiche sociale di massa, per la conquista di diritti fondamentali e per il soddisfacimento di bisogni (sanità, istruzioni..) come quello della casa, per la classe operaia e lavoratrice.

Colmiamo il vuoto che determinerà la crisi post covid 19 per tornare alla funzione originaria dell’attività edilizia, e poniamo al centro il diritto all’abitare e il diritto alla casa.

Diritto all’abitare significa spazi per attività sociali, di autoorganizzazione, di avviamento al lavoro, di sostengo agli studenti universitari o ai lavoratori fuori sede, agli immigrati. Diritto alla casa significa arrestare la desertificazione delle nostre città e, finalmente, azzerare quelle liste costantemente in crescita di famiglie che hanno risposto ai bandi comunali ERP per l’assegnazione di un alloggio.

Per un piano straordinario casa le risorse ci sono e sono nel patrimonio pubblico abbandonato da anni e nei fondi Gescal ancora non spesi e fermi da decenni presso la cassa depositi e prestiti. Le risorse ci sono con una giusta tassazione del patrimonio immobiliare sfitto!

Ma intanto rispondiamo all’emergenza immediata: L’impoverimento di un’ampia fascia di popolazione già in atto, dobbiamo impedire subito che nasca e cresca l’onda degli sfratti per morosità incolpevole. Sottoscriviamo e facciamo sottoscrivere l’appello per un fondo straordinario di sostegno all’affitto.

*Responsabile casa – diritto all’abitare


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