Per il compagno Vittorio Moioli

In questi giorni drammatici per la nostra provincia è venuto a mancare, tra tante persone che in questi giorni stanno morendo, il compagno VITTORIO MOIOLI, figura di grande spicco nella storia della sinistra comunista della bergamasca e della Lombardia.

Nato a Ponte San Pietro nel 1938, è stato operaio tessile alla Legler e poi impiegato, dopo essersi diplomato ragioniere come studente lavoratore; iscritto al Pci dal 1962 fece parte della segreteria provinciale.

Fu tra i protagonisti – insieme a Lucio Magri ad Eliseo Milani e tanti altri/altre compagni/e – della esperienza de “Il Manifesto”, che a Bergamo fu particolarmente intensa.

Dopo la radiazione dal Pci, Vittorio svolse uno straordinario lavoro politico, organizzativo nei territori e nei luoghi di lavoro, grazie al quale prima “Il Manifesto”, e poi il Pdup, raggiunsero una consistenza particolarmente significativa.

Consigliere comunale a Ponte San Pietro e consigliere provinciale dal 1970 al 1975 ricoprì il ruolo di segretario prima provinciale e poi regionale de “Il Manifesto”, quindi di  segretario regionale del Pdup fino alla sua confluenza nel PCI (1984).

In questi anni Vittorio era impegnato su temi quali l’emigrazione italiana in Svizzera (vedi il suo libro “Made in Italy. Il mercato svizzero del lavoro italiano”, 1976 – con prefazione di Valentino Parlato) e sui temi della salute (erano gli anni della riforma sanitaria della Legge 883) anche come membro – dal 1980 al 1985 – dell’assemblea dell’Assl.

Rientrato con il Pdup nel PCI nel 1985, fece parte fino al 1993 del Comitato regionale lombardo del Pci (poi Pds); responsabile dell’ufficio segreteria regionale fino al del 1987 al 1989, si occupò della formazione quadri fino al 1993, anno in cui abbandonò il Pds per aderire, ma solo fino all’anno succesivo, a Rifondazione Comunista.

A partire dagli anni Settanta, oltre che alla militanza politica, Moioli svolse un’intensa attività di promozone culturale, ricerca e inchiesta con pubblicazioni dedicate alla zona dell’Isola (come “Isola. Ricostruzione, sviluppo, crisi”, 1982) o al suo paese ( come “Cronache e immagini storiche di Ponte San Pietro”, 1981), o periodici di interesse locale (tra cui “Progetto alternativa”) e regionale, tra cui “Il Ponte della Lombardia”, a cui negli anni ’90 faceva capo tanta parte della sinistra militante della regione.

Fu tra i primi ad occuparsi della Lega dopo i sui primissimi exploit, cogliendone il carattere reazionario, razzista e thacheriano, come ebbe modo di analizzare e documentare attraverso un ampio lavoro di inchiesta sul campo in libri quali “I nuovi razzismi. Miserie e fortune della Lega Lombarda” (1990), il primo saggio in assoluto sulla Lega, “Il tarlo delle leghe” (1991), “Sinistra e Lega: processo a un flirt impossibile. Dalle intese di Monza e Varese alle prove di secessione” (1997).

In qualità di ricercatore sociale (aveva studiato alla facoltà di sociologia a Trento), ha svolto lavori di ricerca su diversi territori e realtà sociali per conto di associazioni e organizzazioni sindacali.

Persona di grande serietà, coerenza e intransigenza nella sua militanza politica, ha dedicato l’ultima parte della sua vita alla riflessione sulla crisi della sinistra, producendo lavori particolarmente impegnativi quali , “Incoerenze e ‘buchi neri’ della sinistra. Annotazioni e riflessioni sulla storia del movimento operaio”, “Sinistra e sovranismo. Storie di stelle cadenti e si meteore divenuti astri polari”, “Oltre la delega e la politica. Ricordi e aneddoti di un’esperienza politica e riflessioni sulla sinistra”, tutte reperibili on line.

Nell’estate del 2018 Vittorio Moioli venne alla nostra Festa in Rosso a Torre Boldone a presentare uno dei suoi ultimi lavori, una ricerca sulla condizione degli anziani scaturita dalle proprie vicende personali e familiari “Considerazioni sulla vecchiaia”, anch’essa reperibile on line.

 

Di seguito i ricordi che nella giornata di oggi ci hanno trasmesso i compagni Ezio Locatelli, della Direzione nazionale Prc/Se, e Marco Sironi, della segretaria provinciale Prc/Se di Bergamo.

* Una triste notizia. E’ morto il compagno #VittorioMoioli uno dei fondatori de #ilManifesto di #Bergamo dopo aver militato nel #Pci. Vittorio è stato segretario del Pdup in Lombardia e consigliere comunale per diversi anni a Ponte San Pietro. Per un breve periodo ha militato in #RifondazioneComunista con un incarico legato alla formazione politica. Un infaticabile compagno. La prima volta che lo conobbi fu nel ’73 – allora ero un giovane studente – in occasione di una riunione alla biblioteca Caversazzi di Bergamo. Ero appena uscito dal carcere di S. Agata dopo aver subito un arresto per blocco ferroviario in relazione alla lotta dei pendolari contro il disservizio del trasporto sulla linea Bergamo-Brescia, una lotta che durava da diversi mesi animata da migliaia di operai, studenti, donne a servizio delle ricche famiglie della città. Fu uno dei primi esponenti politici che espresse solidarietà ed appoggio politico a quella lotta. Vittorio è stato uno dei primi e più attenti studiosi del fenomeno della Lega al Nord. Un intellettuale organico alla classe lavoratrice. Un infaticabile militante comunista, sprezzante nei confronti dei non pochi pentiti e voltagabbana politici. Ciò che rammarica in questi giorni difficili di coprifuoco da virus è l’impossibilità di accompagnarti nel tuo ultimo viaggio. Sicuramente ci sarà modo di ricordarti in altra degna occasione. Ciao Vittorio, che la terra ti sia lieve. (e.l.)

* Vittorio Moioli era un intellettuale vero, una volta si diceva organico, che faceva ricerca direttamente sul campo. Io lavoro al Comune di Dalmine e a distanza di circa 10 anni lo incontrai due volte in Comune che andava ad intervistare i sindaci leghisti di allora. Il primo che capì, essendo bergamasco, che il fenomeno Lega non era un fenomeno da baraccone ma una triste realtà destinata a durare negli anni. Mi ricordo che proprio leggendo Vittorio noi giovani compagni (io ai tempi, metà anni 90, ero alla mia prima esperienza di consigliere comunale a Seriate in opposizione alla prima giunta leghista) capimmo che la Lega, con i suoi disvalori, si era sostituita da destra alla Dc. Parlando con molti compagni di Milano, anche intellettuali, capivi che loro non comprendevano il fenomeno Lega e lo derubricavano a fenomeno da baraccone destinato a finire come l’Uomo Qualunque. Vittorio ammoniva che la Lega aveva costruito un partito pesante, radicato sul territorio, capace di costruire senso comune. Le pagliacciate alla miss Padania, il pratone di Pontida, il dio Po e altre iniziative del genere erano iniziative per creare un senso comune, un popolo leghista, per occupare il territorio che colpevolmente gli eredi diessini del PCI lasciavano sguarnito in nome del partito leggero e dei sindaci. Se lo avessimo ascoltato di più, forse… O meglio noi a Bergamo, specialmente noi di Rifondazione Comunista, lo ascoltammo e cercammo di contrastare la Lega sul territorio e nelle istituzioni (mentre qualcuno riteneva la Lega una costola della sinistra). Ricordo nel 1997 le nostre carovane antileghiste che percorsero tutta la provincia orobica (grande intuizione del Segretario provinciale Prc di allora Ezio Locatelli) che ottennero anche grossa attenzione mediatica. La lega per prima lo capì e apri’ contro di noi una forte lotta. Una lotta contro il nostro tentativo di contrastarla proprio sul territorio. Se l’altra sinistra, quella moderata, ci avesse seguito al posto di lisciare le posizioni leghiste, forse oggi… Ma la storia non si fa con i se…

(m.s.)

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