Rifondazione Comunista nella nuova fase politica

La crisi di agosto è nata con tratti eversivi (i “pieni poteri”) ed ha esposto il Paese al rischio che da elezioni immediate uscisse una schiacciante maggioranza parlamentare di estrema destra, in grado di scardinare la Costituzione, anche nei suoi principi fondamentali.

La riconduzione della crisi alla dialettica parlamentare prevista dalla Costituzione porta alla sconfitta di Salvini ed alla nascita del governo M5s-Pd-Leu, dotato peraltro di una maggioranza parlamentare più ampia di quello precedente, è bene ricordarlo, si è costituita dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018.

La stessa presenza di Leu nel governo non si spiega solo con la naturale attitudine governista dei suoi esponenti, ma anche con il riavvicinamento al Pd di settori che avevano rotto col renzismo fino alla scissione di “padri nobili” quali Bersani e D’ Alema, che oggi individuano nel programma di governo un profilo che giudicano più avanzato.

Per composizione politica, programma, collocazione internazionale si tratta di un governo nettamente europeista ed  euro-atlantico, con un profilo democratico e  riformatore (revisione del trattato di Dublino, fisco, investimenti, aumento del deficit) reso possibile anche dalla tendenza, non priva di resistenze, da parte della rinnovata tecnocrazia europea, a una revisione del patto di stabilità, per far fronte alla recessione economica tedesca e a un rallentamento complessivo dell’economia della Ue.

Simbolicamente e politicamente, non deve essere sottovalutato, nell’immediato, l’impatto positivo che il governo Conte-bis può avere nel vasto arcipelago della sinistra sociale, associativa e sindacale in termini di aspettative e di consenso. L’ interruzione del corso politico esplicitamente reazionario rappresentato dalla Lega e da Salvini, con la piena complicità del movimento 5stelle, produce un effetto “sospiro di sollievo” su questo stesso mondo dopo un anno e mezzo di progressivo imbarbarimento reazionario.

Non essendo un governo che rompe col liberismo, e i vincoli europei non può essere il “nostro” governo: sul medio periodo è necessario costruire un opposizione politica e sociale, che  non assuma, nell’ immediato un carattere pregiudiziale e frontale,  ma che si misuri su temi concreti e contenuti verificabili, attorno ai quali aggregare le forze necessarie alla costruzione dell’alternativa di sinistra; serve, in sostanza, un rilancio programmatico per poter ricostituire un efficace alternativa politica che sia in grado di misurarsi con la sfida di possibili provvedimenti “riformatori” del governo (le annunciate politiche di taglio del cuneo fiscale a favore del lavoro dipendente, il salario minimo, le misure di sostegno al reddito, il superamento della Bossi-Fini, il blocco dell’ aumento dell’ IVA, la proposta di legge elettorale proporzionale) e di contrastare le misure più organicamente liberiste.

Naturalmente, il governo può durare e riuscire a contrastare le forze reazionarie, ancora molto forti nel Paese , solo se nelle condizioni materiali di vita (casa, lavoro, reddito, salute  pensioni, ambiente e trasporti) sarà capace di produrre qualche passo in avanti, a differenza di quanto  accaduto negli ultimi anni, certamente grazie anche al centrosinistra: qui si colloca la possibilità, per tutta l’opposizione di sinistra, di svolgere un ruolo politico importante in termini di pressione , critica, rivendicazione  di politiche coerentemente antiliberiste; se questa dialettica tra intenti riformatori e spinta  antiliberista non si produrrà, la sinistra di alternativa verrà messa all’angolo ma  soprattutto riprenderà vigore l’ opposizione reazionaria, e il nastro sarà riavvolto all’ indietro, fino a ai giorni del massimo consenso alla destra.

Il metodo di governo illustrato dal Presidente del Consiglio che si configura come concertativo, che se, nelle intenzioni, sembra voler condividere con tutti gli attori scelte di rilievo, quali ad esempio quella sull’ immigrazione, rischia anche di spingere ancora più all’ angolo le forze di classe, sia attraverso una nuova legge sulla rappresentanza sindacale, sia grazie al recupero di forze associative, di base, cattoliche e civiche che hanno una manifestato una certa vivacità nell’opposizione al  governo gialloverde.

Il profilo tenuto dal nostro partito durante la crisi di agosto, sia pure debole quanto ad iniziativa autonoma e verso “LA Sinistra” è stato corretto: nel punto più alto del consenso a Salvini, abbiamo richiamato la politica al dovere di fermare la reazione.

Ora è necessario, a nostro parere, ritessere la trama della costruzione di una Sinistra Alternativa, a partire dall’ esperienza de “La Sinistra”, autonoma, non settaria né identitaria, aperta a tutte quelle forze sociali, reti associative locali e nazionali, sindacali, ambientaliste che in questi anni hanno mantenuto una visione antiliberista ed hanno animato gli ultimi mesi di lotta e disobbedienza al salvinismo, lasciando accesa la fiammella dell’umanità anche nei momenti più bui.

E una fase in cui diventa centrale la ripresa della mobilitazione sociale su contenuti radicali, antiliberisti e antifascisti, visti anche i tentativi di rimonta fasciosalvinista, che non mancheranno, a partire dalla preannunciata manifestazione del 19 ottobre a Roma.

La SINISTRA che vorremmo al governo del Paese, o perlomeno in grado di pesare sugli equilibri dati (come fanno ad esempio il PCP ed il Blocco portoghesi, o Unidos podemos in Spagna) non esiste, e non esiste neppure una sinistra che esprima una qualche visibile rappresentanza politica degli strati sociali subalterni.

Noi riteniamo che, per tutta la prossima fase, la scelta di costruire una soggettività politica nuova, larga, popolare, in grado di competere per la conquista del consenso e l’avvio di politiche realmente antiliberiste, sia una scelta giusta.

Per tale motivo riteniamo indispensabile un momento di confronto largo, di respiro nazionale, tra tutti coloro che hanno voglia di affrontare la sfida programmatica e politica che la nascita di questo governo c’impone (anche con giudizi differenziati su di esso) senza cedere né al settarismo inconcludente né all’opportunismo.

Parimenti è necessario che il nostro Partito sviluppi una autonoma interlocuzione a livello politico-istituzionale ed elabori, proponga e sostenga scelte normative di segno popolare, utilizzando anche gli istituti di partecipazione popolare previsti, come tutti gli spazi istituzionali, in una sorta di “negoziazione conflittuale” sui temi programmatici nostri e di movimento.

Vale a dire che in questa fase, di imprevedibile durata, di tiepida aspettativa verso il nuovo governo, è necessario che il PRC dimostri e comunichi efficacemente la propria utilità sociale impugnando alcuni temi -chiave, (dalla legge proporzionale al jobs act, dalle pensioni alla scuola, dalla salute all’ambiente), e su questi tenti di conquistare risultati “targati” Rifondazione Comunista.

 

Direttivo circolo PRC “ Karl MARX- 100Celle “ – Roma

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