Le destre contro la solidarietà. Da che parte stiamo?

Le destre contro la solidarietà. Da che parte stiamo?

Daniela Padoan*

Gentile direttore,

il dibattito da Lei aperto su L’Avvenire a proposito dell’attacco concentrico alla solidarietà, a chi ne è destinatario e a chi la pratica, tocca un punto nevralgico per la tenuta della democrazia nel nostro paese e per questo credo importante non limitarlo all’offensiva attualmente sferrata al terzo settore. Le scelte politiche e le complicità mediatiche che hanno condotto a una guerra ai cittadini solidali e, in un progressivo passaggio di soglie, alla solidarietà in quanto tale, non nascono con il governo giallo-verde. La costruzione dell’odio e dell’indifferenza dapprima nei confronti dei profughi e di chi li sostiene, poi delle stesse leggi e convenzioni internazionali che sanciscono il diritto di asilo e il dovere di solidarietà e di soccorso in mare, è un percorso iniziato da anni e da altri governi. Il momento simbolicamente più significativo – a guardarlo oggi, con le porte ormai spalancate all’estrema destra anche nelle istituzioni – è stato forse il luglio 2017, quando si sono imbrigliate le Ong in un codice di condotta che imponeva la presenza a bordo di funzionari di polizia giudiziaria nelle operazioni di salvataggio, mentre si tollerava l’entrata in scena nel Mediterraneo di una “nave nera” armata da Defend Europe, un network dell’estrema destra europea, allo scopo dichiarato di colpire le «Ong criminose che raccolgono i migranti presso le coste libiche». Un rovesciamento destinato a rimanere tra i punti abissali del racconto di come l’Europa ha programmaticamente tradito i suoi principi fondativi per costituirsi come frontiera contro l’umanità sofferente.

Non dobbiamo dimenticare che tutto questo avveniva mentre i profughi continuavano a morire di confine a Chiasso, a Ventimiglia e in tutti i luoghi dove tentavano di passare la gabbia imposta dal Regolamento di Dublino, e mentre le amministrazioni locali, spesso rette da giunte di cento sinistra o sinistra, vietavano di dar loro cibo, sostegno e persino informazioni, comminando provvedimenti di allontanamento e Daspo ad attivisti e cittadini solidali.

L’attacco alla solidarietà ha via via investito le figure più deboli, i poveri, i mendicanti, trattati come problema di decoro urbano, soggetti anch’essi a provvedimenti di allontanamento e Daspo, respinti con panchine puntute e altri espedienti che hanno reso l’odio una parte del nostro arredo urbano. Dire che tutto questo avveniva prima del governo gialloverde non ha funzione polemica ma di chiarezza sul processo indicato da Giuliano Pisapia, nella lettera in cui cita il famoso scritto apocrifo di Brecht «prima vennero a prendere gli zingari». Dobbiamo domandarci quale veleno abbia attraversato la nostra società e le nostre istituzioni, per capire come tentare insieme una reazione. Senza dimenticare la lezione dell’Argentina del golpe del 1976, quando i desaparecidos eliminati dal regime – più che i guerriglieri montoneros  e dell’ERP – furono i giovani alfabetizzatori, gli avvocati, i medici, i volontari che andavano nelle “villas miserias” ad aiutare gli ultimi. Chi pratica la solidarietà è un nemico per i regimi, anche per quelli democratici. Credo che papa Francesco lo sappia meglio di tutti e che il suo continuo sostegno alla società civile, ribadito nell’enciclica Laudato si’ e negli incontri con i movimenti del mondo, sia un’indicazione chiarissima, che deve muoverci anche nella costituzione di un Civil compact europeo.

*(scrittrice, candidata al Parlamento europeo con la lista La Sinistra) lettera pubblicata su “L’Avvenire” del 7/5/2019


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