Regionalizzare differenziando avvelena anche te

Regionalizzare differenziando avvelena anche te

La “regionalizzazione differenziata” è un processo che sta assumendo sempre più chiaramente i suoi terribili contorni di attacco alla pari esigibilità dei diritti sociali tra tutte/i le/i cittadine/i ed al funzionamento dei servizi pubblici nel nostro Paese.

Non può che preoccupare questa vera e propria “secessione dei ricchi”, avviato dalle richieste del Veneto e della Lombardia, a cui si è accodata l’Emilia Romagna (solo queste tre regioni rappresentano il 40% del PIL nazionale!) ed a cui stanno tenendo dietro numerose altre Regioni.

La volontà di un maggior decentramento con l’assunzione di più ampie funzioni in merito a settori delicatissimi come la sanità e l’istruzione (per i quali si parla sempre di “costi standard” ma non si elaborano i LEP, Livelli Essenziali di Prestazione, che vanno indispensabilmente garantiti su tutto il territorio nazionale secondo l’art. 117 della Costituzione Italiana), il mercato del lavoro, i trasporti, la protezione ambientale e sociale, andrebbe ad ampliare le già significative prerogative assunte dalle Regioni con la revisione della Costituzione del 2001 che già determinano, di fatto, una situazione di diseguaglianza reale tra i cittadini dei diversi territori ,non usufruendo già oggi dei medesimi diritti e delle medesime condizioni.

Ma con l’ “autonomia differenziata” il quadro è destinato inevitabilmente a subire un drastico peggioramento. La pretesa di destinare a se stesso addirittura i 9 decimi del gettito fiscale di un territorio condannerebbe gli abitanti di intere aree del Paese ad un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro ed annullerebbe di fatto ogni legittima azione di uno Stato nazionale. Che tale è in quanto svolge il fondamentale ruolo di perequazione tra i propri cittadini e di soddisfacimento dei diritti civili e sociali in maniera eguale per tutte e tutti.

Perché un anziano lucano deve ricevere un’assistenza diversa da un anziano emiliano? Uno studente siciliano da uno veneto? Un ammalato campano da uno lombardo? Un pendolare calabrese da uno piemontese? Ben sappiamo che già ora è tristemente così, ma con il processo in corso non solo lo stato delle cose precipiterà ma sarà anche “istituzionalizzato”, reso normale, legittimo, persino considerato giusto.

E pensiamo a quanto potrà avvenire con la regionalizzazione del mercato del lavoro. Alle porte è la reintroduzione delle gabbie salariali, abolite grazie alle lotte del movimenti operaio dal ’69 in poi, e la sostanziale cancellazione dei contratti nazionali come da anni richiedono padroni e mercati.

Non ci stupisce più di tanto che questo processo venga portato avanti senza differenza alcuna da parte di Amministrazioni regionali a guida leghista con governi di centrodestra e da parte di Amministrazioni regionali a guida PD con governi di centrosinistra.

A conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, della sostanziale omogeneità di scelte di fondo in campo economico e sociale dei due schieramenti, niente altro che due articolazioni (tra l’altro non facilmente distinguibili) dell’ordine liberista, fedeli esecutori di quanto previsto nei trattati europei e nei diktat del capitale finanziario.

 

Come segretari regionali e provinciali del Partito della Rifondazione Comunista di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, riunitisi domenica 27 gennaio Cosenza insieme alla compagna Loredana Marino responsabile della Segreteria nazionale per il Mezzogiorno, riteniamo necessario e non più rinviabile, data l’accelerazione di questo processo e gli oramai prossimi momenti istituzionali che dovrebbero avviarne la realizzazione, costruire una relazione unitaria con tutte quelle realtà politiche, sindacali, sociali e personalità della cultura che vi si oppongono per dare vita ad un fronte ampio e unitario di lotta in grado di porre un argine a questo devastante progetto.

Sul modello di quanto il meglio di questo Paese ha saputo realizzare con la campagna di contrasto al disegno renziano di controriforma e manomissione della Costituzione che ha vinto nel referendum del dicembre 2016.

Un’occasione per rilanciare un nuovo meridionalismo che valorizzi le risorse  del Sud, un lavoro di analisi antropologica, sociale e politica, per un Mezzogiorno che non dovrà più essere luogo di smaltimento di rifiuti, di militarizzazione per il controllo dell’area del Mediterraneo, di produzioni nocive ed inquinanti. Ed un’occasione per rilanciare la questione meridionale come questione nazionale  solidarietà nazionale del Paese, l’universalità dei diritti,uguali per tutte/i, del mondo del lavoro e delle classi popolari: i bisogni, i diritti e gli interessi degli sfruttati ed oppressi del Mezzogiorno sono gli stessi di quelli degli sfruttati e degli oppressi del Centro-Nord.

Solidarietà ed unità della classe senza distinzioni di sorta sono le nostre stelle polari di sempre. Noi su questo abbiamo iniziato un lavoro di informazione di collaborazione con quanti come noi credono nei valori della Costituzione in difesa della Repubblica, dell’universalità dei diritti e della solidarietà nazionale contro il federalismo differenziale, diverse città, da Cosenza a Salerno  e poi Brindisi e Catanzaro abbiamo messo in campo iniziative politiche per tutto il mese di febbraio, per  mettere in campo la nostra opposizione politica e sociale contro questo governo che mira alla diseguaglianza sociale e ad acuire il divario tra Nord e Sud del paese

 

Contributo  del Partito della Rifondazione Comunista di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia in materia di Autonomia Differenziata

 


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