Sciopero generale in Francia: gilet gialli con le bandiere rosse della CGT

Sciopero generale in Francia: gilet gialli con le bandiere rosse della CGT

Secondo Le Monde 300.000 persone avrebbero partecipato alle manifestazioni per lo sciopero generale di 24 ore in Francia indetto da CGT, Solidaire. FSU. Uno sciopero sociale che ha visto la saldatura tra parte del movimento dei gilet gialli e il sindacato comunista. Secondo il segretario generale della CGT Philippe Martinez in più di 30 dipartimenti le mobilitazioni sono state comuni. 

La mappa della Francia sul sito della CGT è punteggiata di bandiere rosse che indicano le città dove si sono tenute manifestazioni. Eloquente la sintetica nota di presentazione che suona come un riconoscimento del movimento dei gilet gialli: “Per molti mesi, salariati, pensionati, persone in cerca di lavoro e giovani si sono mobilitati nel nostro paese. Dalla fine del 2018, il movimento chiamato Gilet Gialli attira l’attenzione e rivela una rinnovata fiducia nell’azione collettiva. La moltiplicazione delle mobilitazioni si oppone alla profonda ingiustizia sociale e richiede un’altra distribuzione della ricchezza creata dal lavoro”. Il sindacato non si accoda alla demonizzazione del movimento da parte dell’establishment neoliberista macroniano e conservatore. Rispetto alle contraddizioni di un movimento sociale senza leader riconosciuti e una direzione politica centralizzata, il sindacato ha scelto dopo lo choc e la sorpresa immediati la lotta per l’egemonia rispetto all’estrema destra di Marie Le Pen nelle strade, nella partecipazione. Sporcandosi le mani nelle mobilitazioni e indicando degli obiettivi rivendicativi unificanti diversi dalla xenofobia: aumento del salario minimo intercategoriale (Smic) a 1.800 euro e l’aumentare di tutti i salari e le pensioni, la rivalutazione dei punti per il calcolo della retribuzione del pubblico impiego fermi dal 2008 per tutti i dipendenti pubblici, la riforma del sistema fiscale con un’imposta sul reddito più progressiva e il ripristino dell’imposta sui grandi patrimoni, il controllo e il condizionamento degli aiuti pubblici alle grandi aziende, lo sviluppo dei servizi pubblici in tutti i territori. In sintesi ha dichiarato Martinez queste sono rivendicazioni per distribuire meglio la ricchezza “con parole d’ordine molto precise”. L’Humanitè, lo storico quotidiano del Partito comunista francese fondato da Jean Jaures, ha definito quella tra gilet gialli e sindacato “l’indispensabile convergenza”.
Pochi minuti dopo la mezzanotte la giornata di lotta è cominciata con il blocco di Rungis, uno dei luoghi dove già si era costruita la convergenza tra settori di base i In lotta delle Cgt e i Gilets, il più grande mercato di smistamento di prodotti freschi a livello mondiale che rifornisce Parigi e tanta parte della Francia. Con i militanti della Cgt e i gilet gialli in strada i collettivi delle banlieus.
La lotta di classe non fa notizia in Italia. Sulle homepage dei principali quotidiani italiani dello sciopero francese nessuna traccia. Solo la foto di Di Battista e Di Maio che vanno a Parigi a incontrare dei presunti leader dei gilet gialli che ovviamente non erano nei cortei. Forse saremo malevoli ma l’oscuramento mediatico deriva dal fatto che non era in atto una generica protesta “né di destra né di sinistra”, ma un momento di ricomposizione di classe su scala di massa. Ai padroni non piace la comunicazione e la generalizzazione delle lotte. Amazon in Francia sta licenziando dipendenti che hanno scritto commenti positivi sui gilet gialli. Evidentemente sa bene il management che quando la forza lavoro riscopre l’azione collettiva dentro le aziende si incrina la disciplina fondata sulla paura, la solitudine, la rassegnazione.

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