Le modifiche del voto estero del PD e le nostre proposte.

Con gran clamore qualche settimana fa é stata presentata la proposta di legge del Partito Democratico (PD) per modificare la legge n.459 del 27 Dicembre 2001, che istituì’ le circoscrizioni elettorali estere e il voto degli emigrati italiani.

Analizzando la proposta depositata, possiamo affermare che tanto rumore mediatico, corrispondono giusto un paio di modifiche di buon senso e tanti dubbi, se non inutili e dannose modifiche.
Ma prima ragionare sulla proposta del PD, facciamo un sunto della proposta in merito di Rifondazione Comunista:
1) Modalità di voto differenziate:
A) Seggi fisici per il voto nei luoghi a più alta densità di iscritti AIRE, in collaborazione con le autorità locali, in modo da limitare a 30 km la distanza per l’elettore.
B) Mantenere il voto per corrispondenza, con consegna tracciata e tracciabile, per comunità più disperse e dove gli accordi con i paesi esteri non siano praticabili.
C) Sperimentazione del voto elettronico, previa identificazione attraverso bando pubblico, delle migliori tecnologie che ne garantiscano la sicurezza e la facilità del voto.
2) Mantenimento nel registro dei votanti per i primi 10 anni dall’iscrizione al registro apposito.
Dopo 10 anni proponiamo l’inversione dell’opzione.

3) Possibilità di elettorato passivo anche per i temporaneamente all’estero.
4) Stampa centralizzata delle schede elettorali
5) Operazioni di spoglio da realizzarsi a livello locale, o presso i seggi appositamente disposti o presso le ambasciate di competenza.
6) Dimezzamento del numero delle firme necessarie alla presentazione delle liste elettorali o in alternativa la possibilità di sottoscrivere la lista in modalità elettronica.
7) Aggiunta nel plico elettorale che arriva per posta, una descrizione sintetica di max 1 cartella, in lingua locale, per ogni lista che si presenta alle elezioni.

La proposta del PD
Leggiamo di un’autocritica (lacrime di coccodrillo potremmo anche dire), rispetto alla platea dei votanti e all’inversione dell’opzione, voluta con forza dallo stesso PD per l’elezione dei comites.
Ci si rende conto oggi dell’ovvietà, già sollevata dal nostro Partito. Con gli attuali metodi di comunicazione tra istituzioni italiane ed elettori esteri totalmente inadeguati, si riduce in maniera inaccettabile la platea dei votanti.

Introduce delle modifiche di buon senso, come la parità uomo/donna nelle candidature, la tracciabilità tramite raccomandata dei plichi elettorali e la stampa centralizzata dei plichi elettorali.

E le dolenti note:
Introduce un tempo di 3 anni dall’ iscrizione AIRE per accedere all’elettorato passivo e potersi candidare. Cosa che taglia fuori la possibilità da parte dei nuovi emigrati di partecipare alla vita politica della propria comunità in maniera piena.
Noi siamo del parere che la modifica introdotta alle precedenti elezioni, che permette ai non iscritti AIRE di candidarsi, vada mantenuta, perché permette alla nuova emigrazione, che notoriamente non si iscrive all’aire nei primi anni di migrazione, di potere essere coinvolti nelle dinamiche elettorali in maniera completa.
Va inoltre estesa la possibilità per gli iscritti AIRE di candidarsi nelle liste delle circoscrizioni italiane.Chi ne fa un uso improprio, candidando persone che nulla hanno a che fare con il mondo dell’emigrazione, verrà giudicato nell’urna elettorale dagli elettori.

Ci stupisce, ma non troppo, il fatto che il PD presenta questa proposta di legge a 6 mesi dall’insediamento del nuovo Parlamento, quando poteva benissimo approvare questo provvedimento quanto era al governo, appena prima del governo giallo verde. Ma si sa, quando non si hanno più’ le leve del governo, tutto diventa immediatamente più fattibile.

 

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