Secessione dei  ricchi

Secessione dei ricchi

Giovanni Russo Spena*

Questo governo neofascista, nel suo furore contro la democrazia costituzionale, va avanti come una pericolosa ruspa ( per usare una pessima metafora salviniana). Stiamo giungendo ad un passaggio che costituisce, se non lo blocchiamo, una mutazione definitiva della nostra architettura istituzionale. Il tema è quello dell’”autonomia regionale  differenziata”. La scadenza è stata fissata dal Consiglio dei Ministri il 15 febbraio. La retorica che circonda la ” secessione dei ricchi” è inaccettabile e pericolosa. Finora il tema è stato tenuto sotto traccia , evitando una necessaria discussione politica diffusa , una consultazione di massa, una decisionalità di popolo, l’espressione di una “sovranità popolare” prevista dall’art. 1 della Costituzione. Alla maggioranza di governo, che porta avanti la linea della secessione, si aggiunge ,in larga parte , il PD , sempre più opposizione finta , liberista quanto è liberista il governo. La vicenda parte con i referendum svolti in Veneto e Lombardia nel 2017 che, nonostante le sentenze contrarie della Corte Costituzionale , rischiano di incidere sull’ordine costituzionale e politico. I referendum, appoggiati dalla Lega, condizionano pesantemente le scelte di organi costituzionali dello Stato. Vogliono destrutturare lo Stato nazionale unitario non attuando una corretta autonomia regionale costituzionale , ma allo scopo, esplicitato ripetutamente anche in queste ore da Zaia,di trattenere la massima quota di proventi tributari del territorio. Si incide, in tal modo, sulla concezione costituzionale della solidarietà nazionale, sulla coesione e solidarietà che garantiscono l’unità giuridica ed economica della nazione. In forme solo parzialmente dissimili, lo stesso tema secessionistico è stato posto dal referendum lombardo e dalla iniziativa della giunta piddina dell’Emilia. Chi ha di più, insomma, deve, secondo i secessionisti, avere di più. In termini di servizi. In questa direzione è gravissimo ciò che rischia di accadere per quanto riguarda la sanità e l’istruzione, servizi che sono il paradigma dell’unità repubblicana. Abbattere, infatti, l’unità del sapere e della formazione della scuola repubblicana segna la fine della Repubblica democratica nata dalla Resistenza. E il Sud? Non dovremo ridiscutere e rilanciare la nuova ” questione meridionale”? Anche sul tema costituzionale matura il tradimento del M5S, che, tra l’altro, al Sud ha fatto in ” pieno dei voti”. Dovremo fare un ” corpo a corpo “  quotidiano: indignarci, ribellarci, disobbedire. Non c’è tempo da perdere.

*Responsabile Area democrazia, diritti, istituzioni, PRC-S.E.


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