NO ai diktat della UE, ma la manovra non va bene

NO ai diktat della UE, ma la manovra non va bene

di Roberta Fantozzi -

Noi non contestiamo la manovra del governo perché non rispetta i diktat della UE, come fanno FI o il PD: alle politiche di austerità ci siamo sempre opposti, per cambiare radicalmente l’Europa.

Abbiamo detto NO subito al Fiscal Compact di cui oggi la UE chiede l’attuazione: perché era facile prevedere che quelle politiche avrebbero aumentato povertà e disoccupazione, senza migliorare ed anzi peggiorando i conti pubblici. E’ quello che è avvenuto dal 2011 con l’intensificarsi delle politiche di austerità: la povertà assoluta che nel 2011 colpiva 2 milioni e 600mila persone, oggi ne colpisce oltre 5 milioni, l’occupazione è solo precaria, si sono tagliate pensioni, sanità, scuola, diritti del lavoro.

Le politiche di austerità hanno fallito anche l’obiettivo di migliorare i conti pubblici, perché il taglio degli investimenti e della spesa sociale ha ridotto la crescita del Pil ed  ha così aumentato il peso del debito: era il 116% del Pil nel 2011, ora è il 132%.

Da sempre diciamo che è giusto non rispettare i vincoli del Fiscal Compact: su questo il governo non sbaglia,  sbaglia la UE.

Ma la manovra non va bene.

1. Sono inaccettabili le politiche fiscali.

Diciamo NO al condono in un paese che ha 110 miliardi di evasione annua: solo recuperandone 1/3 cambierebbe davvero il paese! Diciamo NO alla Flat Tax. NO a nuove riduzioni delle tasse sui profitti delle imprese: l’ha già fatto Renzi e non è vero che aumentano gli investimenti privati! Ci vuole invece una patrimoniale sulle grandi ricchezze: per reperire risorse per investimenti pubblici.

2. Non c’è nulla per creare lavoro, con diritti e salari dignitosi!

Non è vero che si è recuperato il lavoro perso con la crisi: sono solo aumentati i lavori brevissimi, precari e sfruttati.

Ci vuole un piano per la riconversione ecologica dell’economia: per il rischio idrogeologico e sismico, l’efficienza energetica e le rinnovabili, la mobilità sostenibile e il diritto all’abitare. Ci vogliono nuove assunzioni in tutto il settore pubblico: sanità, scuola, cultura, trasporti. Ci vuole la riduzione d’orario, perché l’automazione non produca nuova disoccupazione.

3. Quota 100 è meglio della legge Fornero, ma penalizza precari e donne.

E’ giusto che si intervenga sulle pensioni cambiando una delle leggi peggiori che ci siano mai state. Ma quota 100 non è la promessa abolizione della legge Fornero: nessun precario raggiugerà mai 38 anni di contributi, come non li raggiungono le donne su cui si scarica gran parte del lavoro di cura. E sarebbe gravissimo se si penalizzassero i lavoratori colpiti dalla crisi che hanno usufruito di ammortizzatori sociali. La legge Fornero va abolita sul serio!

4. E’ giusto che ci sia un reddito garantito, ma che reddito è?

Tante persone in difficoltà aspettano il “reddito di cittadinanza” che è una misura giusta. Ma il modo in cui il governo pensa di realizzarlo lo trasforma in un nuovo strumento di ricatto: per obbligare ad accettare qualsiasi lavoro, anche povero e senza diritti, e magari per dare altri soldi alle imprese!

5. Il governo non ha ripristinato l’articolo 18. Invece ha potenziato i voucher.  

 

Lottiamo per un vero cambiamento!


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