Pap non è più Pap

di Paolo Ferrero – I blog del Fatto quotidiano -

Dopo le palesi violazioni delle regole democratiche avvenute nel percorso di votazione dello Statuto di Potere al Popolo, ho sottoscritto un appello che vi voglio far conoscere. Ritengo necessario, di fronte all’arroganza che ha decretato il fallimento del progetto politico di Potere al Popolo, riaprire la discussione sulla necessaria costruzione di un polo della sinistra antiliberista e anticapitalista.

Qui di seguito la sintesi dell’appello che potete leggere integralmente nel suo testo integrale, con i nomi dei firmatari qui: https://www.facebook.com/compagneecompagni 

Compagne e compagni,

Il tempo sta passando e ci sembra che il termometro della politica nazionale ed internazionale segni temperature allarmanti: chiamiamo ad un semplice principio di responsabilità e di impegno concreto, sostenibile e democratico, tutte le donne e gli uomini, movimenti, partiti, gruppi, coordinamenti, che avevano avvertito nel processo di Potere al Popolo un passo diverso ma che, dallo sviluppo di quel processo, sono rimasti deluse/i.

Le pratiche di una comunità sono indicative del modello di società cui si tende: il richiamo al rispetto delle regole democratiche non è nato da una linea politica alternativa ma dall’esigenza di tener dentro in maniera limpida i presupposti su cui Pap è nato.

Il nostro non è stato il tentativo di arenarci su una questione formale ma il frutto della convinzione che fretta, modalità sbrigative, omissioni – quando non alterazione della realtà -, assenza di trasparenza e rispetto per storie e persone, hanno segnatoun passo falso, destinato a riproporre quelle stesse caratteristiche nella gestione dell’intero percorso. Affermiamo questo convinti che l’idea e il bisogno che hanno portato a Pap siano ancora e più che mai vivi.

Abbiamo una proposta, che fin da ora dichiariamo di non essere proprietà di nessuno, ma di tutte/i coloro che si erano sentite/i rappresentate/i da un manifesto che diceva no ad un processo verticistico. Sì all’unione delle forze, alla connessione delle vertenze, a partecipazione attiva, condivisione di percorsi differenti in un soggetto plurale. Ci impegniamo a fare in modo che le parole del manifesto di Pap, quelle alle quali ci siamo aggrappati nell’estremo tentativo di rimanere coese/i, possano avere vita e respiro: facciamo tutte/i un passo indietro per farne insieme uno, più lungo, in avanti.

Siamo deluse/i, ma non vinte/i. Vogliamo, invece, continuare ad esserci. Non sopravvivere, ma vivere insieme. Ci rivolgiamo a quante/i, come noi, hanno creduto che insieme è possibile raccogliere il variegato “popolo della sinistra dal basso”. Per questo ci impegneremo a tenere tenacemente aperti spazi praticabili di confronto democratico. Affinché la lotta al razzismo, l’antifascismo, la dignità del lavoro, la solidarietà, la partecipazione, l’antiliberismo, l’uguaglianza orientino la nostra quotidiana militanza politica.

E non considereremo mai nostri interlocutori coloro che per anni hanno cercato di dissimulare la propria collusione con il liberismo e l’austerità.

Facciamoci forti della socializzazione di idee e conflitti che sono stati in campo e lo sono tuttora. Delle centinaia di migliaia di donne e uomini scese/i in piazza contro le guerre o per la difesa dell’articolo 18. Delle tante voci che hanno invocato un’altra Europa. Di chi ha continuato a difendere la dignità del lavoro e l’equità sociale e si è opposta/o al Jobs Act e alle leggi precarizzanti. Di chi ha presentato una legge di iniziativa popolare per un vero reddito di cittadinanza. Desideriamo parlare con chi si batte contro i trattati commerciali liberisti, i paradisi fiscali, l’onnipotenza della finanza e per una patrimoniale sulle ricchezze e la progressività fiscale. Con chi difende il pubblico e a volte vince, come nel referendum sull’acqua bene comune. Con chi difende la Scuola della Costituzione. Con chi ripudia davvero la guerra. Coi comuni ribelli. Con le donne che lottano per l’autodeterminazione. Con chi lotta contro grandi opere che devastano territori e vita. Con chi avversa l’omofobia.

Un patrimonio immenso, che però da troppo tempo non riesce a dialogare, fare massa, costituirsi come alternativa. Per questo (vi) scriviamo.

I tentativi fatti sono stati tanti, tanti gli errori: proviamo a mettere in comune ciò che abbiamo imparato. Guardiamo a ciò che si muove in Europa, dalla confluenza spagnola alla iazza di Berlino, senza indulgere in impossibili imitazioni.

Partiamo da due parole semplici per confrontarci: “compagne e compagni”.

Per chi vuole aderire a questo appello può scrivere a: compagneecompagni@gmail.com

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