DIBATTITO / Lettera aperta ad Acerbo e Ferrero

Domenico Firmani

Cari Maurizio e Paolo, ci/mi avete detto che “ogni limite ha la sua pazienza”.

Sabato scorso non ho votato, mi sono dimesso da ogni ruolo provinciale in Pap ed ho dichiarato la mia fuoriuscita dal percorso di Potere al Popolo.

Per questa ragione mi astengo dal commentare ciò che è accaduto e sta accadendo ora in Pap, esito della votazione inclusa.
Non è più una cosa che mi riguarda, non mi interessa.

Quello che fa la mia comunità, invece, mi interessa e mi riguarda.

Non mi interessa dire “Lo avevo detto un anno fa”, “era agevolmente prevedibile”.
Non mi interessa fare processi (tra l’altro sui social).
Per me il dissenso è una pratica seria e va manifestato con toni, tempi e modalità analogamente serie (come dire, è una roba un po’ diversa da ciò che è stato fatto in nome del dissenso ai tempi del Brancaccio).

Ciò che mi sta a cuore è che non si perseveri con errori che, seppur in buona fede, oggi sarebbero oggettivamente ingiustificabili perfino per uno degli ultimi esponenti del club del “rispetto pur non condividendo”.

Mi spiego.

Leggo post, contributi, messaggi privati da parte di persone serie, di compagni che stimo profondamente, al netto di posizioni talvolta differenti, e che conosco da una vita.

Leggo e sento parlare di inviti alla riflessione, di richieste di azzeramento, di ultima possibilità per recuperare, per “democratizzare”, per non gettare il bambino con l’acqua sporca ecc.ecc.

Credo sia del tutto evidente che questa fase sia stata abbondantemente superata dagli eventi.

Provando a sintetizzare brutalmente, i casi sono due (tertium non datur).

IPOTESI n.1) “L’assenza di agibilità democratica” è una frase un po’ calcata, frutto di un clima esasperato, da intendersi come reazione impulsiva ad una delle tante fisiologiche scaramucce tra esperienze e percorsi diversi.
Sì, qualche uscita un pò sgradevole, qualche eccesso di ingratitudine, un po’ di lavoro da fare sul senso stesso del rispetto reciproco ma – tutto sommato – cose risolvibili.
Intemperanze, incidenti di percorso tipici della fase di rodaggio.

Bene, in questa ipotesi, a mio modestissimo avviso, SI PARTECIPA AL VOTO, perché se le cose sono – tutto sommato – conciliabili, non può certo essere il singolo emendamento, la scorrettezza in più o in meno nella gestione della Pagina nazionale, la mancata pubblicazione del preambolo del secondo Statuto a generare un CONTRORDINE a meno di 20 ore dalla votazione.

IPOTESI n.2) L’espressione “assenza di agibilità democratica” rappresenta, invece, la certificazione finale dell’inconciliabilità di culture politiche di fondo, della concezione dei ruoli di garanzia, di visioni dei modelli organizzativi, dei princìpi di fondo della rispettosa coesistenza in una comunità politica democraticamente organizzata, e/o di impostazioni analitiche che un tempo chiamavamo “prepolitiche”.

Bene, in questo caso, sempre a mio modestissimo avviso, tutto si può fare con queste persone: si può discutere, si può concordare su alcuni temi, si può litigare, si possono fare accordi, si può far parte di un Movimento politico sociale PLURALE, ma NON SI PUÒ FAR PARTE DELLO STESSO SOGGETTO POLITICO.

L’ultimo tentativo?
È già stato fatto con la richiesta di ritirare le due bozze di Statuto (entrambe perché, per inciso, se è vero che un coordinamento provvisorio non ha alcuna legittimazione democratica, Nel momento in cui non c’è accordo sulla regola delle regole, si traggono le conclusioni, non si presenta uno statuto alternativo).

Salvare Il “bambino”?
Quando almeno una persona su tre considera irrilevante, secondario o addirittura un modello da seguire l’insieme delle forzature che vi hanno indotto a parlare di “assenza di agibilità democratica”, mi dite esattamente dove lo vedete questo bambino?
Ha senso essere maggioranza o minoranza in siffatte condizioni?

Quando una persona di cultura, uno dei migliori, uno storico, una persona pacata, uno dei capolista, ritiene che l’essere parte integrante del Gue da parte di alcuni cofondatori del progetto da egli capeggiato sia secondario rispetto ad una firma apposta (senza mandato e senza discussione da chi rivestiva ruoli provvisori) ad un percorso europeo rivelatosi alternativo, di cosa e come si vuol discutere?

La mia collocazione europea deve dipendere dal voto altrui, magari online?
Mi collocherei così, ma hanno scelto diversamente, quindi la mia collocazione diventa quest’altra?
Se stiamo scherzando, non fa ridere.

Pertanto, cari Maurizio e Paolo, io direi che anziché invitare altri a fermarsi, forse è il caso di fermarci un attimo noi, di dare un senso alle parole (magari evitando di scomodare riferimenti alla “legge truffa” o alla “disobbedienza civile”), di augurare in bocca al lupo a chi farà altro e di trarre le logiche ed inevitabili conseguenze.

Chi fa sbaglia.
Non sarà il primo, nè l’ultimo degli errori in buona fede che commettiamo.
Perseverare, tuttavia, sarebbe incomprensibile.

Parafrasando qualcuno, “ogni pazienza ha il suo limite”.

Grazie per l’eventuale attenzione.

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