Un nuovo inizio?

Loredana Fraleone*

Prevista e prevedibile la cancellazione della chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici, che si è realizzata con l’accordo del 26 giugno tra il Ministero e i sindacati, impegnati dall’approvazione della “buona scuola” a contrastare uno dei provvedimenti più odiati dagli insegnanti. Un provvedimento talmente lesivo della dignità di lavoratori sottoposti a richieste di tutti i tipi, per poter essere “scelti” (presentarsi con dei video ad esempio), che moltissimi dirigenti non se la sono sentita di applicarlo, lasciando agli Uffici regionali il compito di assegnare gli insegnanti alle scuole, sulla base dei punteggi posseduti.

C’è anche da dire che molti dirigenti, oltre i pochi avversi alla “buona scuola”, si sono anche sentiti esposti a possibili ricorsi, che di questi tempi nelle scuole non mancano, stanti anche le ambiguità e i pasticci della riforma renziana.

Non possiamo non essere soddisfatti di questo provvedimento, ricordiamo a costo zero per il governo, che in base al suo programma però si limiterà, prevedibilmente, a qualche aggiustamento sulla “buona scuola”, senza toccarne l’impianto normativo, cioè la sostanza. Lo stesso strapotere dei dirigenti, assegnato loro dalla legge 107, non passa soltanto attraverso la chiamata diretta, ma più pesantemente per le prerogative decisionali che precedentemente appartenevano al collegio docenti.

I sindacati incassano certamente un risultato, rispetto ad una battaglia che ha sventato anche l’ingresso, in un settore che finora ne era immune, di fenomeni di clientelismo, stante il potere decisionale che i dirigenti potevano esercitare nella scelta dei docenti. Sarebbe necessario però che i sindacati e in particolare la FLCGIL, alla quale va quasi tutto il merito dell’accordo, approfittassero del punto portato a casa, per portare un affondo deciso alla sostanza della 107, chiedendone l’abrogazione a un governo, che bisogna smascherare rispetto alle sue vere intenzioni. Certamente anche il neo ministro Bussetti ha segnato un punto, grazie all’accordo, con un “buon avvio” che potrebbe per un po’ mettere la sordina agli innumerevoli problemi vissuti dalla scuola, compresi quelli salariali, per i quali si rischia persino una retrocessione rispetto a ciò che era stato acquisito per la vacanza contrattuale. Anche una vittoria piccola può ridare speranza e voglia di mobilitazione ad un settore, che per qualche decennio ormai ha cercato, in totale isolamento, di contrastare le controriforme del centrodestra e del centrosinistra.

Responsabile Scuola Università Ricerca del PRC/SE

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