La guida ai Pride per militanti – livello base

La guida ai Pride per militanti – livello base

di Silvia Conca  (Resp. Naz. politiche Lgbtqi e intersezionalità) ed Elisa Corridoni (Segreteria nazionale)

Si apre la stagione dei “Pride” e diversi compagn@ ci hanno contattato per avere dritte per organizzare momenti di riflessione, dibattito e per invitare a partecipare alle iniziative organizzate dal movimento LGBTQI.

Abbiamo pensato di partire dal “livello base” non inviando una riflessione di pura teoria, ma un piccolo vademecum per muovervi in questi giorni “di festa e di lotta” e di dare alcuni elementi utili alla discussione, anche nostra interna.

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Da dove nascono i Pride?

Nascono dai moti di Stonewall del 1969.

Ma Stonewall non nasce dal nulla, dovete considerare che le retate da parte della polizia nei “bar gay” erano all’ordine del giorno in quegli anni, come pure un approccio fortemente repressivo della giustizia e delle forze dell’ordine che cercavano in ogni modo di procedere con arresti per “indecenza”, facendo rientrare in questa definizione anche il tenersi per mano, l’indossare abiti del sesso opposto o anche semplicemente il farsi trovare dentro il bar al momento della retata.

La rivolta di Stonewall (come viene ricordata) fu caratterizzata da una serie di violenti scontri fra gruppi di omosessuali/transgender e la polizia a New York. La prima notte degli scontri fu quella di venerdì 27 giugno 1969 poco dopo l’1:20 di notte, quando la polizia nel bar chiamato “Stonewall Inn” del Greenwich Village. “Stonewall” (così è di solito definito in breve l’episodio) è generalmente considerato simbolicamente il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno in tutto il mondo. Per questo motivo il 28 giugno è stato scelto dal movimento come data della “giornata mondiale dell’orgoglio LGBT”.

Simbolo dei moti di Stonewall è diventata la donna transessuale Sylvia Rivera, che si vuole abbia cominciato la protesta gettando una bottiglia contro un poliziotto.

 

Pride: orgoglio di che?

Qualcuno dirà “che bisogno c’è di essere orgogliosi? io mica devo essere orgoglioso se sono etero”.

Già, perché nessuno ti ha mai fatto vergognare in passato!

Il Pride è l’orgoglio di non doversi vergognare, di non doversi nascondere, di potersi mostrare e urlare “io amo lui/lei”.

In effetti non è un sentimento paragonabile ad altri, forse solo all’orgoglio ed alla liberazione di definirsi pubblicamente comunisti finito il fascismo.

Dobbiamo inoltre tener presente che in molte parti del mondo tuttora essere gay, lesbica, queer o transessuale è ragione di repressione di Stato, talvolta punita con il carcere.

In molti paesi non viene punita la violenza contro persone LGBTQI; in altri le persone LGBTQI non sono difese sufficientemente dalle discriminazioni che subiscono sui luoghi di lavoro, in famiglia, nella società.

 

È una carnevalata?

Molti oppositori dei Gay Pride tendono a ridurre il tutto agli aspetti più folcloristici (e maggiormente apprezzati dalle telecamere). E a giudicare pertanto i Pride momenti “indegni”, “non adatti ai bambini”, ecc.

I Pride sono manifestazioni che parlano della visibilità di persone storicamente viste come devianti e dei loro amori in tutte le loro mille forme. Un “leather” va vestito da “leather” perché proprio per il suo essere così che viene discriminato e sottoposto a uno stigma, così la drag queen e via dicendo: non è folclore o esibizionismo ma il motivo stesso della manifestazione.

 

Ma se sono etero cosa ci vado a fare?

In effetti alle manifestazioni dei metalmeccanici ci vanno solo i metalmeccanici ed ai presidi contro le condizioni della logistica ci vanno solo i facchini!

A parte il sarcasmo, se sei etero hai un ulteriore obbligo: solidarietà e sostegno per dar forza a chi non lo è di potersi “liberare”.

 

Quali sono i nostri contenuti politici?

Da marxisti e da comunisti la nostra lotta per la liberazione dei corpi e per l’autodeterminazione non si basa semplicemente su un generic concetto di libertà.
La nostra lettura della società ci porta a rivendicare l’equità di trattamento, e così, noi di Rifondazione Comunista , andiamo ai Pride con il nostro pezzo di programma e lavoro politico, che abbiamo ben riassunto anche nel programma elettorale di Potere al Popolo, legando questo tema al femminismo, perché entrambi si basano sulle diseguaglianze culturali e materiali legate ai ruoli di genere:

  • la parità di diritti, di salari, di accesso al mondo del lavoro a tutti i livelli e mansioni a prescindere dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale;
  • la radicale rimessa in discussione dei ruoli maschile e femminile nella riproduzione sociale ed un sistema di welfare che liberi tempo di vita per tutte e tutti;
  • la rottura del carattere monosessuato dello spazio pubblico e della politica;
  • soluzioni che inibiscano ogni forma di violenza (fisica, ma anche sociale, culturale, normativa) e discriminazione delle donne e delle persone LGBTI (attraverso una legge contro l’omotransfobia);
  • una formazione che fornisca strumenti per decostruire il sessismo e educhi al riconoscimento della molteplicità delle differenze;
  • la piena e reale libertà di scelta sulle proprie vite e i propri corpi, il pieno diritto alla salute sessuale e riproduttiva, negata in tante strutture pubbliche dalla presenza di medici obiettori. Va garantito a tutte l’accesso alla fecondazione assistita, anche eterologa, a prescindere dallo stato di famiglia. Va combattuta la diffusione dell’HIV attraverso la promozione della contraccezione rendendo disponibili a tutte e tutti le nuove tecniche di prevenzione. Vanno vietate le mutilazioni genitali su* bambin* intersessuali prima che possano capire e sviluppare la loro identità di genere;
  • la cancellazione di ogni pacchetto sicurezza. La sicurezza delle donne è nella loro autodeterminazione;
  • i diritti e le aspirazioni di gay, lesbiche e trans, sia come individui che nella loro vita di coppia, con l’introduzione del matrimonio egualitario, del riconoscimento pieno dell’omogenitorialità a tutela dei genitori, dei figli e delle famiglie e con la ridefinizione dei criteri relativi all’adozione, consentendola anche a single e persone omosessuali, per riconoscere il desiderio di maternità e paternità di tutte e tutti.

 

Dove saranno i Pride nel 2018?

Cliccando qui verrete rimandati al sito dell’Onda Pride.

da sapere…

In molti casi i Pride verranno accolti da contestazioni delle forze neofasciste o da “processioni di riparazione” guidate dai settori più reazionari della Chiesa cattolica, mentre diverse regioni e amministrazioni comunali hanno negato il loro patrocinio, attuando un meccanismo di esclusione nei confronti di una comunità politica e sociale che chiede riconoscimento.
La nostra presenza al Pride, quindi, rientra nelle lotte più ampie che conduciamo nei confronti della deriva autoritaria,violenta,  conservatrice che sta attraversando il paese.

 

 

Piccolo glossario.

 

Cosa significa LGBTQI e perché non basta dire omosessuale?

LGBTQI = Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali e Transgender, Queer e Intersex.

È evidente che stiamo parlando di un mondo molto più complesso dei soli omosessuali.

 

Lesbiche: donne che sono attratte sessualmente e/o affettivamente da altre donne. Non è un’offesa, anche se molti la interpretano così.

 

Gay: uomini che sono attratti da altri uomini.

 

Bisessuali: coloro che sono attratti sia da persone di sesso opposto che dello stesso sesso.

 

Transessuali/Transgender: persone fisicamente nate di un genere e che si sentono però appartenere al genere opposto.

caso 1: MtF (= Male to Female)
sesso di nascita maschile ma ci si riconosce nel genere femminile, per cui si decide di intraprendere un percorso di carattere medico verso il cambiamento di sesso; se ne parla al femminile quindi non direte “il transessuale” ma “LA transessuale”

caso 2: FtM (=Female to Male)
caso opposto –> se ne parlerà al maschile: “IL transessuale”

In entrami i casi sicuramente sarà molto più gradito chiamare la persona con il proprio nome. A meno che anche voi non preferiate essere semplicemente definiti “uomo” o “donna”.

 

 Queer: è un termine inglese che tradizionalmente significava “eccentrico”, “insolito”. “Queer” è un termine politico, spesso usato da coloro che sono politicamente attivi, da chi rifiuta con forza le tradizionali identità di genere, da chi rifiuta le categorie dell’orientamento sessuale come gay, lesbica, bisessuale ed eterosessuale; insomma, va oltre le rigide limitazioni della tradizionale interpretazione binaria dell’orientamento sessuale (omo/etero/bi-sessuale) e dell’identità di genere (maschio/femmina).

 

Intersessuali: persone che sono nate con caratteri sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie del corpo maschile o femminile.

 

Orientamento sessuale: si indica l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale di una persona verso individui di sesso opposto, dello stesso sesso o entrambi.

 

Orientamento di genere (o identità di genere): indica il genere in cui una persona   si identifica (cioè, se si percepisce uomo, donna, o in qualcosa di diverso da queste due polarità). L’identità di genere non deriva necessariamente da quella biologica della persona e non riguarda l’orientamento sessuale.

 

 

 


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