Bogotà 12 Marzo 2018

di Anna Camposampiero (Resp. Esteri PRC Milano)

 

Domenica 11 marzo si sono svolte le elezioni per il nuovo Congresso (Camera e Senato) in Colombia. Contemporaneamente si sono svolte le primarie per scegliere i futuri candidati, dei diversi schieramenti, alle presidenziali che si terranno il prossimo 27 maggio.

IL CONTESTO

In America Latina si assiste a un progressivo avanzamento della destra, in forma diretta attraverso le elezioni come accaduto in Argentina, Perú e Cile o con la rimozione dei presidenti legittimamente eletti come accaduto in Honduras, Paraguay e recentemente in Brasile. E non vanno sottovalutate le contraddizioni in Ecuador dopo la vittoria di Lenin Moreno.

Anche in Centro America la destra avanza: con frode elettorale come accaduto in Honduras 1l 27 novembre 2017 con cui è stato rieletto Juan Orlando Hernandez, o per via “democratica” come domenica 4 marzo 2018 in Salvador, dove il Frente Farabundo Martí ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni amministrative che fa presagire una difficile battaglia per le prossime elezioni presidenziali.

Nello stesso giorno, domenica 11 marzo, anche a Cuba si sono tenute le elezioni legislative, con 605 deputati, tra i quali uscirá anche il nuovo futuro presidente, il cui nome si saprà il 19 aprile, dopo le presidenze Di Fidel e Raul Castro.

La crisi venezuelana poi ha inciso direttamente sulla confinante Colombia, visto che per tutta la campagna elettorale la destra accusava la sinistra di voler fare della Colombia un nuovo Venezuela.

Queste elezioni colombiane si svolgono nell’ambito del processo di pace, con tutte le difficoltà, i rallentamenti a cui questo è sottoposto, mentre continuano gli omicidi selettivi di leader sociali e difensori dei diritti umani, i negoziati con l’ELN continuano a fasi alterne, e la protesta sociale si fa sentire.

Inoltre le FARC hanno dichiarato di ritirarsi dalla competizione per le presidenziali, sia per la mancanza di garanzie di sicurezza, sia per problemi di salute del candidato Timochenko. Per quanto riguarda il Congresso, gli accordi di pace garantiscono 10 parlamentari (5 deputati e 5 senatori) assicurati al nuovo partito FARC, indipendentemente dai risultati delle urne.

Per concludere il contesto, va segnalato che in Colombia esiste una forte polarizzazione tra destra e sinistra e alcuni partiti cosiddetti “intermedi” o di “frontiera”.

QUALCHE NUMERO

Gli aventi diritto al voto erano 36.493.318 (18.605.726 donne e 17.418.741 uomini).

Il tasso di astensione, sebbene alto, è sceso leggermente, fermandosi a una media del 53%.

Vi erano poi i colombiani all’estero che hanno diritto di voto, circa 719.000 abilitati.

Non possono votare i membri della Forza Pubblica, cioè i militari e la polizia in servizio attivo, né far parte di partiti e movimenti politici.

Con queste elezioni sono stati rinnovati 163 deputati alla Camera e 102 senatori (A PARTE I 10 ? tenendo sempre conto dei 10 garantiti al partito FARC).

I voti nulli per il Congresso sono stati 2.750.301 e le schede bianche 1.392.274.

Alle primarie hanno partecipato 9.627.903 di cui 6,1 milioni per la destra e 3,5 milioni per la sinistra: in totale solo il 26,37% dei votanti hanno chiesto anche la scheda per le primarie.

IL NUOVO CONGRESSO E FUTURE (AUSPICABILI) ALLEANZE A SINISTRA

La legge elettorale colombiana prevede una soglia del 3% per poter eleggere. Va segnalato che la Camera elegge su base dipartimentale, e che quindi si può superare il 3 anche in un solo dipartimento ed eleggere deputati. Il Senato elegge su base nazionale.

Da queste elezioni risulta comunque che le forze di sinistra e di centro-sinistra sono più forti nelle città, e che il partito FARC non ha raggiunto il risultato sperato, e che porre negli accordi un numero minimo di membri del Congresso è stata una garanzia di rappresentanza.

La sinistra dopo 18 anni, torna al Congresso, e questa è la buona notizia. La Coalizione Lista de la Decencia (ASI- Alianza Social Indipendente, MAIS -Movimiento Alternativo Indigena y Social, UP -Union Patriottica) ha superato il 3% nel dipartimento di Bogotá, eleggendo 2 deputati, e nella giornata di lunedì contavano di poter recuperare durante il riconteggio i 1.500 voti mancanti per eleggere il terzo deputato. Allo stesso tempo ha eletto 4 senatori con il 3,41%.

Inoltre, il Polo Democratico (centro-sinistra) conferma 5 senatori (tra cui il rieletto Ivan Cepeda, figlio dell’ultimo deputato della Union Patriottica assassinato nel 1994), e 2 deputati. Il Partito Alleanza Verde (di composizione eterogenea) raddoppia i suoi senatori arrivando a 10 e ottiene 9 deputati.

Vanno aggiunti i 5 senatori e 5 deputati garantiti al partito FARC dagli accordi di pace. Va segnalato che il loro risultato elettorale è stato al di sotto delle aspettative, con meno dell’1% dei voti.

Si compone un gruppo di centro-sinistra e di sinistra nel Congresso che assume una dimensione interessante: 24 senatori e 18 deputati che possono mettere in atto azioni politiche trovando obiettivi comuni.

Anche la somma dei voti dei vari settori che potrebbero fare fronte comune ed appoggiare il candidato presidenziale Gustavo Petro in un eventuale ballottaggio assume rilevanza, anche se sappiamo che non sempre gli elettori si sommano come si vorrebbe.

Rimane una destra forte, sicuramente, anche se a ben guardare il partito di Vargas Lleras (Cambio Radical) cresce rispetto al Centro Democratico e pare non sia intenzionato per ora a fare alleanze.

In ultimo, la OEA ha dichiarato che queste elezioni sono state le più tranquille in assoluto, anche se vi sono state diverse irregolarità: nel dipartimento di Nariño ci sono stati disordini che hanno ritardato considerevolmente l’installazione dei seggi, ed in rete circolano molti video che dimostrano la compravendita di voti, sparizioni di schede elettorali, etc., elementi che non permettono di parlare di elezioni limpide. Si attendono i report degli osservatori internazionali indipendenti dalla OEA, tra cui molti europei presenti a cui sono stati posti ostacoli dovuti a “ragioni di sicurezza” che hanno impedito in molti casi di essere presenti fuori dalla capitale.

Una segnalazione invece rispetto ai risultati nelle circoscrizioni “indigene”, dove le schede bianche hanno raggiunto un tale numero (68%) che sarà probabilmente necessario ripetere le votazioni per potere eleggere i titolari di questi seggi, sia alla Camera che al Senato.

LE PRIMARIE E LE PROSSIME PRESIDENZIALI

Contestualmente alle elezioni per il Congresso, si sono svolte le primarie dei diversi schieramenti.

A contendersi la candidatura a sinistra, con la “Consulta Inclusion Social por la Paz”, Gustavo Petro (ex sindaco di Bogotá, appoggiato dal Movimento Alternativo Indigeno e Sociale e dalla coalizione Colombia Humana) e Carlos Caicedo (ex sindaco di Santa Marta ed ex rettore della Universitá del Magdalena). Petro ha stravinto con un totale di  2.849.498 voti contro i 514.978 di Caicedo.

Va segnalato anche che la destra ha detto per tutta la campagna che la sinistra non sarebbe riuscita a superare il suo bacino di voti storico di 2.500.000 di voti. Già con queste primarie si è vinta la prima sfida, a cui andrebbero poi aggiunti i voti delle altre forze progressiste e di sinistra.

Vi sono state irregolarità denunciate per la mancanza di schede per le primarie (in particolare quelle per la Consulta Inclusion Social por la Paz), in particolare a Bogotá, Bucaramanga, Cali, Cúcuta e Medellín, e soluzioni quantomeno originali messe in atto d’urgenza, come il fotocopiare le schede esistenti (soluzione messa in atto direttamente dall’organismo preposto al controllo, la Registraduria). Le autorità hanno promesso di avviare un’inchiesta nel merito.

In realtà il prossimo 27 maggio sul versante del progressismo e della sinistra ci saranno ben 3 proposte di candidatura, segno che nonostante le urgenze, le divisioni incidono anche da questa parte del mondo, precisamente: Gustavo Petro, Piedad Cordoba e Sergio Fajardo (anche se c’è difficoltà a collocarlo a sinistra).

Per la destra la competizione definita “Gran Consulta por Colombia” era tra Iván Duque, delfino dell’ex presidente Álvaro Uribe, che ha stravinto con 4.038.101 voti, contro i 1.537.790 di Martha Lucía Ramírez e in coda i 384.721 dell’ultra conservatore Alejandro Ordoñez.

Anche a destra in realtà ci saranno più candidature: il vincitore delle primarie Iván Duque del Centro Democratico (che di centro non ha nulla, e di democratico ancora meno), e l’ex vicepresidente di Santos, German Vargas Lleras di Cambio Radical.

Alcune considerazioni su Iván Duque: 41 anni, con master ad Harvard. Sembra uscito da un miscuglio tra Renzi e Macron. L’establishment europeo si innamorerebbe di lui, se dovesse vincere. Viene venduto come il rinnovamento del Paese mentre tutti sanno che è manovrato direttamente da Uribe. Pericoloso miscuglio in un paese che guarda costantemente a destra. Ricordiamo che Uribe ha dichiarato che farebbe coriandoli dell’accordo di pace.

Risulta evidente però che la contesa è tra Gustavo Petro e Iván Duque, usciti rispettivamente vincitori della contesa delle primarie, ed è altrettanto evidente che quel milione e passa di voti che li separano segnano l’andamento della prossima campagna elettorale che è già iniziata all’indomani delle elezioni. Anche se guardando bene i numeri risulta che il partito di Duque, il Centro Democratico, ha preso meno voti di quelli presi da Petro alle primarie.

CONCLUSIONI E AUSPICI

Conclusasi le elezioni legislative, di fatto inizia la campagna elettorale per le presidenziali e il “peso” avuto in queste elezioni sarà quello che ne determinerà anche l’andamento.

La presenza di più candidati a sinistra non aiuta, anche se in molti dicono che solo Petro ha la possibilità concreta di contendere un ballottaggio con Duque. In quel caso si auspica una convergenza delle forze progressiste e di sinistra. Non vi sono ancora dichiarazioni di sostegno ai candidati rimasti da parte del partito FARC, ritiratosi dalla competizione.

Se invece il ballottaggio dovesse essere tra Duque e Vargas Lleras, lo scenario per il Paese sarebbe dei peggiori, ricordando che il neoeletto senatore Uribe ha preso piú di ottocentomila preferenze.

Va segnalato che già la campagna si preannuncia difficile, con minacce e rischi seri nei confronti del candidato Petro, vittima recentemente di un attentato con la “sottovalutazione” da parte delle autorità preposte che parlano di pietre contro la sua macchina, mentre vi sono prove evidente che sono stati colpi di armi da fuoco.

La stessa OEA ha dovuto ammettere preoccupazione per le minacce e gli attacchi di cui sono stati vittime alcuni candidati.

L’auspicio è che davvero la presenza di forze di sinistra nel Congresso aiuti sia il processo di pace (di fatto ancora in stallo rispetto ai tempi stabiliti dagli accordi de La Avana, come se fosse necessario capire i nuovi equilibri politici per capirne il destino) sia il Paese Colombia che ha bisogno di una nuova visione. E chissà che un cambiamento in Colombia possa servire anche ad invertire la tendenza nel continente e frenare l’avanzata delle destre.

 

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