Si parla (male) di Renzi

Si parla (male) di Renzi

Maria R. Calderoni

 

Chi era l’ebetino di Firenze, ve lo ricordate? Il termine, creato ad hoc (imprinting Grillo), è datato 2009, giusto per Matteo Renzi in occasione della sua corsa (vinta) alla poltrona di sindaco nel capoluogo toscano e destinato ad avere grande successo. L’ebetino di Firenze è diventato infatti un modo di dire, un significato preciso, dici ebetino di Firenze e sai quel che dici. Dici Matteo Renzi.

Ebete deriva dal latino hebes, che significa smussato, ottuso di mente, confuso. Ebetino, insomma cretinetto Scemo. Un insulto a chiare lettere. Ed è solo uno di una lunga serie a nome Matteo Renzi.

L’ultimo in ordine di tempo, elegante colto e spietato, è precisamente di qualche giorno fa, elargitogli da Luciano Canfora, politologo e storico; il quale, in una intervista a “Il Fatto Quotidiano”, lo paragona a Paflagone, il servo diventato tiranno appunto via arroganza, personaggio di una commedia di Aristofane, 424 avanti Cristo.

Di “buffone” ha fatto incetta (l’ultimo a Treviso, il 26 febbraio, corredato da lancio di arance). Così come di bullo e bulletto; chi frequenta i corridoi di Camera e Senato narra di un’era di epiteti mai vista come questa renziana. Qualcuno, come “Lettera 43″, ne ha fatto un piccolo, ed eloquente, dizionario.

Figlio di Troika, Vanna Marchi, creatura di Berlusconi, Mr Bean (il comico anglosassone), Giorgio Mastrota (il venditore di pentole), uomo delle banche, Peppa Pig (la famosa maialina che diverte i bambini), sono solo alcune delle “suggestioni” dal suo nome evocate. Quisquilie.

Arrogante, indecente, qualunquista (Bersani dixit); lavativo, assenteista, in preda a invidia penis, fascistoide, nullafacente (mai fatto un solo giorno di lavoro di un qualsiasi lavoro,), “rampantista senza radici e senza principi” (Massimo D’Alema), inciuciatore, «incarna l’inciucio sublime. Quello tra sinistra e liberismo. È il propugnatore di tutte le ricette che hanno sfinito e sfibrato la sinistra in tutta Europa. È molto ambiguo sui nodi della pace e della guerra nel mondo» (Vendola).

È ancora ancora. “Carta straccia”, “Caudillo”, “ducetto di Rignano”, “sodale di Verdini”, “affossatore del Pd”, “distruttore della Costituzione Antifascista”, “Berluschino”, rottamato, vecchio, baro, bugiardo, pifferaio, e comunque quel tipo che é “meglio un ladro in casa che un Renzi alla porta”.

Tra tanti epiteti, gli mancava quello di “senatore”. Ora ce l’ha.


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