
Legge di bilancio, PRC: «Inaccettabile la propaganda di Renzi. Un altro Jobs Act? Ci vuole davvero lo sciopero generale»
Pubblicato il 17 ott 2017
COMUNICATO STAMPA
Legge di bilancio, PRC: «Inaccettabile la propaganda di Renzi. Un altro Jobs Act? Ci vuole davvero lo sciopero generale»
«Risulta davvero insopportabile la propaganda di Renzi sulla legge di bilancio e sull’operato del governo – dichiarano Maurizio Acerbo e Roberta Fantozzi, segretario nazionale e responsabile politiche economiche di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea – . Intanto i conti sul REI non tornano, perché con 300 milioni in più non si coprono affatto 160mila nuove famiglie ma al massimo la metà, continuano a restare fuori i due terzi delle famiglie in povertà assoluta e non si scalfisce neppure la condizione di povertà relativa che colpisce 8 milioni e mezzo di persone. E come non ricordare che si tratta di risorse limitatissime e che di certo 50 euro al mese in più per famiglie di 5 o più componenti non modificano nulla?
Ma è tutto l’impianto della manovra che non va: che continua con la politica degli incentivi e delle risorse a pioggia alle imprese, non investe sul welfare, a partire dalla sanità, dà il via libera al nuovo inaccettabile aumento dell’età pensionabile, continua con le privatizzazioni e la restrizione del ruolo pubblico.
Siamo infine sinceramente atterriti dalla possibilità di un “nuovo Jobs Act”: con quello che c’è già stato è stata sancita la piena “libertà” di licenziamento illegittimo per i nuovi assunti, la massima precarizzazione del lavoro tra acausalità del contratto a termine e voucher vecchi e nuovi, il demansionamento, la videosorveglianza…. Tutto mentre alle imprese si regalavano 18 miliardi solo di decontribuzione, per un totale di oltre 40 nel triennio, tra Irap, Ires e incentivi di ogni tipo.
Molti soldi per le imprese, mentre il lavoro è stato riportato alla condizione servile. Che altro vuole fare Renzi?
E’ decisivo che si determini la più ampia mobilitazione contro la legge di bilancio e che si vada davvero allo sciopero generale per riprendersi i diritti e la dignità del lavoro».
17 ottobre 2017
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