Catalogna, l’opinione della Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà

La Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà (WILPF nella sua sigla inglese) è l’organizzazione di donne per la pace più longeva del mondo. Fu fondata nel 1915, nel pieno della prima guerra mondiale, quando più di mille donne, provenienti sia da paesi in guerra che da paesi neutrali, si riunirono a L’Aja per cercare di fermare la guerra in corso. Mentre gli uomini dei loro paesi si ammazzavano tra loro, approvarono venti risoluzioni che stabilirono le basi di una legislazione internazionale capace di regolare i conflitti per mezzo della negoziazione e dell’arbitrato, e le portarono in delegazione sia ai capi di stato in guerra che a quelli neutrali, compresi il Papa e il presidente degli Stati Uniti. In senso profondo, furono le madri delle Nazioni Unite, giacché la loro filosofia nutrì i quattordici punti di Woodrow Wilson che posero fine alla prima guerra mondiale e diedero alla luce la Società delle Nazioni, che precorse le Nazioni Unite.

Noi donne della Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà, riunite a Saragozza il 23 settembre 2017, ci siamo interrogate sui fatti accaduti in Catalogna negli ultimi tempi.

Siamo donne di origini geografiche e percorsi di vita diversi, unite da relazioni senza fine che configurano uno spazio di attenzione a ciò che succede, di scambio per comprendere e fare, intendendo la politica, come ci ha insegnato Simone Weil, come l’amore e la cura per il bene comune e l’arte di stare insieme. Un modo di intendere la politica che la unisce inseparabilmente alla pace come la intendiamo noi.

Da qui la nostra preoccupazione per la deriva degli avvenimenti nel conflitto politico catalano. Avvenimenti che mostrano ignoranza della politica e minacciano di privarla di qualsiasi opportunità.

Ci preoccupa che parole riferite alla cura del bene comune come dialogo, democrazia, legge, smettano di corrispondere alle cose, alla vita e al fare di donne e uomini e si usino nei discorsi per alimentare l’idea di un Altro visto come un nemico da sconfiggere.

Ci preoccupa che si agisca per fedeltà alle patrie invece di farlo con fedeltà alle relazioni incarnate nelle persone.

Ci preoccupa che si invochi la legge per giustificare atti di forza che hanno l’obiettivo di mettere a tacere voci e impedire espressioni collettive.

Ci preoccupa che si intenda la legge come una cornice inamovibile invece che come un accordo collettivo che è espressione di realtà e volontà che la precedono, e per tanto è soggetta a cambiamenti.

Ci preoccupa che si dilapidino il sapere della convivenza e l’arte di stare insieme che sostengono tutta la vita sociale.

Molte donne hanno espresso preoccupazioni simili in conflitti che non si sono saputi risolvere politicamente e hanno generato violenza. Sono state le donne ad offrire uscite creative a conflitti incancreniti. Qui due donne, leader di città che rappresentano le parti del conflitto e non condividono la stessa posizione, sono state le prime a farsi vedere insieme, dissolvendo i fantasmi del rancore con il loro linguaggio corporale e verbale e restituendo la possibilità della politica allo scenario del conflitto.

Restituire la possibilità della politica allo scenario del conflitto significa poter delimitare il campo del disaccordo, poter ascoltare con attenzione il desiderio e l’interesse dell’altro, intendere l’accordo non come cessione o imposizione, ma come modifica delle parti che permetta la creazione di nuovi scenari condivisi.

Noi donne di WILPF, raccogliendo fili di pensiero e di pratica che ci hanno lasciato in eredità donne del passato e del presente, vi interpelliamo perché vogliamo che scommettiate urgentemente sul ritorno della politica. Politica che è, ripetendo Luisa Muraro,
ciò che interrompe il meccanismo delle relazioni basate sulla forza sia nel mondo che dentro di noi.

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