Dopo “aiutiamoli a casa loro”, il “dipartimento mamme”…

di Roberta Fantozzi -

DOPO “AIUTIAMOLI A CASA LORO”, IL “DIPARTIMENTO MAMME”.
Se la ricerca del consenso imbarbarisce un altro po’ la nostra società.

Decenni di lotte per conquistare l’autodeterminazione rispetto alle scelte riproduttive, rompere l’identificazione delle donne con il ruolo di madri, con la concezione sessista per cui una donna non esiste in sé ma “in funzione di”: di un ruolo, di un immaginario, di un potere nella mani altrui.
Altre lotte per rivendicare conseguentemente la genitorialità condivisa e più in generale la responsabilità pubblica rispetto al lavoro di cura, attraverso l’espansione del welfare e la ridefinizione del rapporto tra produzione e riproduzione sociale.
Altre lotte ancora per rivendicare una concezione plurale delle famiglie, per le persone omosessuali, ma anche oltre, per un’idea della convivenza come libera scelta, fino in fondo.
Poi arriva il “dipartimento mamme”, e spiace che ci siano donne che si rendono disponibili per un’operazione di questa natura arrampicandosi sugli specchi per giustificarla.
Renzi e il PD sono alla ricerca di nuovi modi per raccattare consensi, costi quel che costi. Se il populismo dall’alto di Matteo Renzi non funziona più, vanno trovate altre vie. Non resta che adattarsi al senso comune più retrivo e combattere su quel terreno con le destre e il M5S.
E allora via con “aiutiamoli a casa loro”, il “dipartimento mamme”, la “flat tax”…
Cosa distingue ormai non solo la proposta politica, ma i messaggi culturali del PD da quelli della destra, dalla regressione incentivata della nostra società? Nulla.

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