Sicilia: una lista alternativa e di sinistra per l’eguaglianza e la democrazia

Sicilia: una lista alternativa e di sinistra per l’eguaglianza e la democrazia

Nella battaglia referendaria in difesa della Costituzione, prima e dopo il 4 dicembre 2016, nella vittoria di popolo contro le oligarchie e i potentati, si è materializzata una rete di relazioni e di percorsi politici e sociali in grado di bloccare l’offensiva autoritaria del governo Renzi. Sono venuti meno gli equilibri che si erano consolidati in una trama di potere complessa, forti del sostegno di Confindustria e del capitale finanziario: l’alleanza larga che va dal Pd  al centrosinistra,  dai centristi  al nuovo centrodestra di Alfano, è andata in crisi, anche se continua a produrre i suoi effetti nefasti.

In Sicilia si vanno consumando, nell’assenza di una opposizione vera  credibile ed efficace, gli ultimi mesi del governo della rivoluzione crocettiana, dopo quelli di Cuffaro e di Raffaele Lombardo, accomunati, mafiosi e antimafiosi, dal ruolo  devastante che vi hanno avuto i vertici di Sicindustria,  i loro affari e gli interessi della borghesia mafiosa, fino al commissariamento imposto dal Pd nazionale, e dalle forze del capitalismo tecnocratico, con la nomina di Baccei.

La mancanza di un’opposizione di sinistra nel parlamento siciliano, anche per colpa di una legge antidemocratica che con lo sbarramento del 5% non garantisce rappresentanza alle forze minori e ai soggetti sociali esclusi, ha portato al discredito delle nostre istituzioni, alla perdita dell’autonomia, alla drastica riduzione  dei trasferimenti statali, alla colpevole rinuncia alle entrate previste  dallo Statuto, alla marginalizzazione degli enti locali locali, con i comuni ridotti a strumenti di esazione delle tasse e a gestori delle misure di austerità. Il prezzo è stato fatto pagare ai poveri, alle classi lavoratrici, alle nuove generazioni, al mondo delle donne ricacciate tra le mura domestiche, ai disabili privati dei più elementari servizi di assistenza.

La Sicilia del ventunesimo secolo è impoverita, rapinata della sua natura e delle sue risorse, depredata anche delle sue intelligenze giovanili, costretta a subire dalle politiche liberiste processi  di deindustrializzazione e di ricostituzione di veri e propri latifondi che si espandono grazie al ritorno non adeguatamente contrastato del lavoro servile e schiavistico, che si accaparrano la totalità dei contributi economici, che delocalizzano grande parte della produzione agricola nei paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, per poi trasformarla e commercializzarla in un processo speculativo che sta cancellando il mondo contadino.

Questa nostra Sicilia militarizzata, trivellata e cementificata, per rompere con il passato delle mafie e delle clientele, di un modello economico  diseguale, ha bisogno di una riconversione ecologica dell’economia: ciò significa l’assunzione di scelte nette a favore della pubblicizzazione dei beni comuni, dell’acqua come dei rifiuti, della sanità come dei beni culturali, della scuola come dei trasporti, di una formazione professionale qualificata, non assistita e sottratta ai meccanismi clientelari, della ricerca,  del riassetto idrogeologico del territorio, della difesa e valorizzazione del patrimonio edilizio  e di un intervento non risibile per affrontare la questione abitativa nelle realtà metropolitane, della forestazione, della sicurezza antisismica, della prevenzione contro siccità  e incendi. In poche parole di un intervento pubblico dello Stato e della Regione nell’economia. Così da mettere fine ai disastri provocati dalla mitizzazione del mercato e delle magnifiche virtù del privato.

La condizione di isolamento, marginalità e  abbandono, voluta dal mondo della mafia, della speculazione finanziaria e imposta dalle politiche di austerità della Unione europea, ha acuito la separatezza tra  società e istituzioni : l’astensionismo, e la propensione a seguire il richiamo  del populismo e del qualunquismo da parte dell’elettorato, chiedono alle sinistre sociali e politiche, all’area dell’associazionismo progressista risposte chiare e nette, comportamenti coerenti. La proposta di una lista dei territori lanciata da Orlando, peraltro collocata nello spazio del centrosinistra, non corrisponde affatto a queste caratteristiche. Il modello Palermo non è proponibile a livello regionale.

Nei mesi passati, dai comitati per la democrazia costituzionale alle mobilitazioni contro la militarizzazione dell’isola, dalle lotte dei territori contro trivellazioni e discariche, dal mondo dell’associazionismo e del pacifismo, come è dato vedere dai cortei contro il Muos e il G7 di Taormina, dallo sciopero sociale dell’8 Marzo, come dalle esperienze di antimafia sociale delle periferie urbane, dalle esperienza di accoglienza e solidarietà ai migranti,  dalle realtà della Rete delle Città in comune, fino al Brancaccio con l’appello lanciato da Montanari e Falcone, si è manifestata una volontà di resistenza e di rottura con il passato delle sconfitte e delle politiche liberiste, e per un presente del coraggio e della speranza per ricostruire la sinistra del lavoro, dell’uguaglianza e della democrazia.

Con l’appello di Enna, motivato da principi inclusivi, firmato da centinaia di attivisti sociali e di militanti politici, dell’intellettualità democratica, si è già coagulato un largo fronte di adesioni e disponibilità per una lista della sinistra antiliberista e di alternativa al Pd alle elezioni regionali siciliane del 5 Novembre 2017. Si sono costituiti comitati territoriali, si è affermato un processo partecipativo con gruppi di lavoro per la formazione del programma, si è affermata una pratica politica che, muovendo dal basso, prevede l’applicazione del principio democratico “una testa un voto”, la formazione delle liste con Assemblee provinciali, la scelta del candidato alla carica di Governatore in una Assemblea regionale degli aderenti al percorso, piuttosto che sulla base di patti e/o imposizioni calate dall’alto. Il Prc siciliano vi ha partecipato, dando un significativo contributo, peraltro da più parti riconosciuto. Vogliamo rilanciare i contenuti dell’appello per allargarli e precisarli, vogliamo che quel che è stato prodotto sia messo a disposizione del confronto unitario in uno spazio condiviso, con tutte le esperienze orientate nella stessa direzione, con tutte le realtà politiche e sociali che aspirano al riscatto delle classi lavoratrici e alla ricostruzione della sinistra in Italia.

In questo quadro riteniamo importante che i contenuti politici e programmatici dell’appello vadano nella stessa direzione di quelli presenti in una nota della Assemblea di Sinistra Comune di Palermo, che ha ottenuto un importante successo elettorale e messo in campo una significativa pratica partecipativa. Contenuti che sono stati sottoscritti da altre esperienze di sinistra e civiche di diverse parti dell’isola.  Accogliamo positivamente la disponibilità di Sinistra Comune a partecipare al percorso di costruzione della lista unitaria di sinistra alternativa al Pd. Un ulteriore sforzo unitario di confronto sarà prodotto, soprattutto verso Sinistra italiana e MDP, in un percorso che deve portare alla realizzazione di una lista di sinistra e civica, alternativa al Pd e al centrosinistra, di segno antiliberista, e che assuma, nei due parlamenti e nella sua costituzione, nell’opposizione al governo Gentiloni e al governo Crocetta, l’impegno formale di tale collocazione di campo anche per il dopo 5 Novembre. A partire da questa precisa e inequivocabile collocazione di campo, non esiste margine alcuno di interlocuzione con l’iniziativa messa in campo da Leoluca Orlando.  Il PRC Siciliano si è battuta con convinzione da molti mesi per questo obiettivo, in piena convergenza con i deliberati congressuali, con lo spirito del Brancaccio e nella condivisione dei contenuti della relazione di Tomaso Montanari e della conclusione di Anna Falcone. Questo lavoro deve essere sostenuto e valorizzato da tutto il gruppo dirigente del Prc siciliano, per rafforzarlo. Questo lavoro, nell’impellenza degli obblighi anche e non solo temporali imposti dalla legge, avrà una prima verifica con l’appuntamento di fine mese con l’Assemblea promossa dai comitati che si sono costituiti in Sicilia, dopo l’adesione all’appello. Da tale confronto può essere valorizzato e rafforzato l’obiettivo per cui ci siamo battuti da mesi, e cioè la costruzione deal basso e partecipata della lista di sinistra e civica alternativa al Pd.

Vogliamo una sinistra che assieme a quelle della Francia, della Grecia, della Spagna, della Germania, nel conflitto sociale e nella battaglia istituzionale e costituzionale, concorra per liberarci dal cappio del monetarismo, della Europa della speculazione finanziaria, della guerra ai migranti, delle oligarchie.

Il comitato politico regionale del Prc Sicilia


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