Amministrative 2017 – sul risultato di Padova

Smaltita, abbastanza velocemente, la moderata euforia per quella che è pur sempre una vittoria, forse si può cominciare a fare qualche considerazione senza troppe pretese sul voto amministrativo a Padova.

A chi non vive qui immagino possa sembrare strano che, con tutte le sue contraddizioni, la pura e semplice sconfitta delle destre sia comunque da considerare in sé un successo.

Bisogna però tenere conto che questa non è una qualunque città dove la saldatura tra lega e destra ha governato il comune, per fortuna solo per meno di 3 anni, facendo danni paragonabili a tante altre amministrazioni di colore diverso. Questo è stato un autentico laboratorio avanzato per sperimentare le politiche di divisione, emarginazione, taglio dei servizi, chiusura degli spazi di democrazia, istigazione alla guerra tra poveri che sono alla base della strategia politica di Salvini&C.

L’amministrazione Bitonci non si è limitata a prendere i provvedimenti razzistico-folkloristici, come la limitazione degli orari di apertura dei kebab, che hanno avuto risonanza nazionale.

Ha tagliato dal bilancio dieci milioni destinati alla spesa sociale.

Ha cambiato il regolamento per l’assegnazione delle case popolari, escludendo nei fatti non solo i migranti “stranieri”, come sbandierava, ma anche quelli interni, proprio nel momento in cui la crisi portava sempre più persone a non poter più pagare l’affitto, ma anche i mutui, e praticamente azzerato le assegnazioni.

Ha chiuso ogni servizio di assistenza e accoglienza.

Ha ridotto il problema delle periferie ad una questione esclusivamente di ordine pubblico.

Ha sistematicamente soffiato sul fuoco del razzismo, della paura del diverso, delle divisioni tra “noi” e “loro”.

E come se non bastasse ha tentato in tutti i modi di eliminare ogni espressione di dissenso, vietando, per quanto le competeva, qualunque manifestazione di piazza, politica, culturale e persino ambientalista; ha cambiato il regolamento del consiglio comunale azzerando di fatto ogni dibattito; ha ignorato il crescente inquinamento (Padova è una delle città in cui limiti delle polveri sottili vengono sforati maggiore sistematicità), non prendendo alcun provvedimento ed al contrario incentivando il traffico privato e svilendo quello pubblico; ha tagliato alberi e spinto la cementificazione, affidato parchi pubblici a privati che ci fanno profitti e costruito rotonde, progettato stadi inutili e nuovi ospedali faraonici (in questo, bisogna dirlo, fortemente spronato dalla amministrazione regionale)… L’elenco di nefandezze più o meno eclatanti potrebbe continuare a lungo, ma per brevità si può riassumere il tutto dicendo che non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte, non ha migliorato nulla, ha peggiorato tutto.

D’altra parte non si può certo far finta di ignorare quanto il PD ha contribuito, a tutti i livelli, a creare le condizioni sulle quali la destra ha costruito il suo, per ora momentaneo successo. È stata la precedente amministrazione di “centro-sinistra” a cedere ai privati l’acqua, a mettere le basi per la privatizzazione del trasporto pubblico che poi la destra ha completato, a mettere in vendita parte degli appartamenti di proprietà del comune, ad aumentare il costo dei buoni pasto per gli alunni delle scuole,  e via così elencando. Bitonci e compagnia brutta, sicuramente più beceri negli atteggiamenti, nel razzismo, nella mancanza di rispetto per la democrazia formale e sostanziale, non hanno però fatto scelte poi tanto diverse dal centrosinistra per quanto riguarda le politiche sociali ed economiche.

E neppure si può trascurare quanto decisioni e indirizzi della politica nazionale, dal patto di stabilità ai tagli ai finanziamenti (per restare strettamente su esempi che hanno diretta attinenza con l’attività degli enti locali), abbiano contribuito a fornire alibi e coperture a cattivi amministratori ed agli interessi economici, più o meno leciti, più o meno occulti, che rappresentano, ma anche a fare perdere la fiducia nel concetto stesso di “sinistra”, spingendo molti elettori nelle braccia dei Bitonci e dei suoi simili. E l’insuccesso della lista del PD, che all’interno del suo cartello prende un misero 13%, dimostra come tutto ciò sia stato effettivamente percepito dagli elettori.

Però al di là delle enfatizzazioni giornalistiche, e delle strumentalizzazioni politiche, è nella volontà di reagire a questa situazione che l’esperienza di Coalizione Civica ha trovato le ragioni e la forza per mettere insieme, e far cooperare alla ricerca di una sintesi possibile, persone che non avevano mai fatto politica, persone che sono tornate a farla dopo molto tempo, associazioni, rappresentanze del lavoro, forze politiche e sociali organizzate. Componenti che pure hanno tra loro differenze anche rilevanti, dai cattolici ai centri sociali, da alcuni sindacati di base a parti significative dei sindacati confederali.

È stata unificante l’idea che non si potesse accettare per la città il futuro pianificato da Bitonci, ma che neppure si potesse avere come unica alternativa il PD, il suo progetto liberista e gli interessi che lo appoggiano.

Certo limiti, difficoltà, differenze esistono. E, certo, non si tratta, almeno per il momento, della concretizzazione dell’idea che molti di noi hanno di ciò che dovrebbe essere l’aggregazione della sinistra antiliberista ed alternativa al PD.

Ma altrettanto certamente si è trattato di un percorso, in larga misura autentico, di partecipazione, discussione e costruzione aperto e dal basso, che ha stimolato il coinvolgimento delle persone ed il confronto delle idee. Per questo anche Rifondazione non poteva non partecipare e dare il suo contributo.

Inevitabilmente il meccanismo a doppio turno delle elezioni comunali, ed anche l’eccezionale e forse inatteso risultato numerico ottenuto da Coalizione al primo turno hanno costretto a prendere una posizione netta per il ballottaggio. Una parte, maggioritaria, di Coalizione non ha avuto nessun dubbio o esitazione sull’apparentamento con il centrosinistra, una parte minoritaria avrebbe voluto marcare una differenza più netta tra le due diverse componenti dell’opposizione a Bitonci.

Ha prevalso alla fine, per quanto riguarda Rifondazione ma non solo, la volontà di non introdurre divisioni, non per considerazioni tattiche, ma perché ad insistere sulla priorità assoluta della necessità di cacciare Bitonci  c’era la maggior parte di coloro che pure nella idea di sinistra alternativa e nel rifiuto delle politiche del PD si riconoscono, quelli che le lotte e l’opposizione sociale praticano quotidianamente, ampie fette di elettorato popolare, a cominciare dai migranti, che hanno sperimentato sulla propria pelle gli effetti peggiori della weltanschauung leghista.

I risultati del ballottaggio, vinto per poco più di tremila voti, hanno confermato che, in una città pesantemente spaccata, qualunque divisione avrebbe potuto aprire le porte al ritorno delle destre. Il contributo di tutti, ciascuno per la parte che voleva e poteva rappresentare, ciascuno per le garanzie di credibilità che poteva offrire, è stato determinate.

E la folla festante che dopo la vittoria ha pacificamente rioccupato il municipio, cantando Bella Ciao e, molti, alzando il pugno, conferma che la sinistra dentro Coalizione c’è.

A questo punto si guarda al futuro. Fin dall’inizio Rifondazione, in accordo con una parte numerosa degli aderenti a Coalizione Civica, ha detto chiaramente di non essere disponibile ad accordi di governo, ed ha sostenuto la assoluta necessità di presentarsi con liste e programmi autonomi, come poi in effetti è avvenuto al primo turno.

Coerentemente con questo non chiederemo né accetteremo incarichi di governo di alcun tipo, perché riteniamo che sia il modo migliore per lavorare affinché il programma di CCP, elaborato da commissioni e approvato da assemblee cui hanno partecipato centinaia di persone, e contenente sostanziali elementi di rottura rispetto alle pratiche consolidate delle amministrazioni precedenti, abbia la più ampia applicazione possibile.

Però perché il progetto abbia un senso ed una possibilità di futuro, l’assemblea è, deve essere, sovrana: se deciderà per l’entrata nella giunta noi resteremo nel percorso e continueremo coerentemente a partecipare a tutte le sue articolazioni interne, in particolare a quelle che lavoreranno allo sviluppo ed all’approfondimento del programma, nel rispetto dello spirito con cui Coalizione è nata.

 

Giuseppe Palomba, segretario provinciale PRC Padova

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