Portogallo. Il governo agonizzante non chiude l’accordo sui tagli

Portogallo. Il governo agonizzante non chiude l’accordo sui tagli

di Goffredo Adinolfi -
Sembrava che finalmente il governo di centro destra guidato da Josè Passos Coelho fosse riuscito a ottenere una sponda nel maggiore partito di opposizione: il partito socialista. Infatti, in termini numerici la maggioranza è solida, ma non è sufficiente per riscrivere la costituzione, e come si è visto, il muro contro cui il governo sta sbattendo da un paio di anni è proprio la costituzione.
Non solo, perché la giornata di mercoledì 17 sembrava dovesse porre un punto definitivo anche sulla questione del bilancio rettificativo dopo che, in seguito alla bocciatura da parte della corte costituzionale di parte della legge finanziaria, si era aperto un buco nei conti pubblici di un miliardo e mezzo di euro circa.
E invece, come ormai sembra stia diventando un’abitudine, le grandi aspettative, la drammatizzazione degli snodi politici, si traduce in roboanti dichiarazioni a cui segue un nulla di fatto.
Che ci sarebbe stata una svolta in realtà ci scommettevano in tanti. Dopo mesi di ritrosia, António José Seguro, leader del Ps, aveva accettato di incontrarsi con il primo ministro e a stretto giro con gli economisti della Troika.
Insomma era convinzione diffusa che la grande coalizione fosse oramai una cosa già fatta e che l’obiettivo del succedersi delle riunioni fosse solo quello di stabilire quale dovesse essere il quadro in cui si sarebbe espressa questa collaborazione.
In nome dell’interesse nazionale, ci si aspettava un’abdicazione del Ps a cui Passos Coelho offriva una forte, ma indefinita, apertura su non meglio identificati punti relativi alla crescita economica.
A chiudere il cerchio anche l’appoggio del presidente della repubblica Anibal Cavaco Silva che, dalla Colombia, ricordava come fosse stato proprio lui a promuovere il dialogo tra le due grandi formazioni di centrodestra e centrosinistra.
Ma le previsioni si sono rivelate infondate, perché a sorpresa Antonio José Seguro dichiara apertamente di non avere nessuna intenzione di fare da stampella al governo, ma non solo e, spingendosi ben più in là di quanto ci si sarebbe aspettati dal pacato leader socialista, non si mostra inflessibile solo nei confronti del governo ma anche rispetto all’intransigenza mostrata fino ad ora dalla Troika.
Usa parole dure, Seguro, e sostiene che ci sono due modi per relazionarsi con la Troika: la prima, è quella di sottomettersi disciplinatamente alla sua volontà, la seconda è quella di puntare i piedi e ottenere condizioni più in linea con gli interessi portoghesi. Il governo ha scelto la prima strada, e noi – il Ps – la seconda.
In sostanza l’impasse continua, il governo propone tutta una serie di tagli, risparmi, blocchi e quant’altro, spara cifre a cui nessuno oramai sembra più dare peso, organizza consigli di ministri interminabili e, poi, si limita ad annunciare che ogni decisione sarà tradotta in norme solo dopo un percorso di concertazione e dopo un’ampia discussione in parlamento. Tutto bene, è la democrazia chiaro, ma sotto sotto sembra esserci un governo che ha perso totalmente ogni capacità di gestione.
Di fronte a un governo inerme le varie lotte che più o meno silenziosamente dilagano per il paese, prendono forma e riescono a segnare qualche punto. Anche in un contesto drammatico e difficile, come ricorda Armenio Carlos, segretario generale della Confederação Geral dos Trabalhadores Portugueses, lottare paga. E così, dopo mesi di occupazione e scioperi, la privatizzazione degli storici cantieri navali di Viana do Castelo è stata temporaneamente abbandonata e rimandata a data da destinarsi.

Il Manifesto – 19.04.13


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