“Buona scuola”: lo scempio continua

di Loredana Fraleone -

In perfetta continuità con il governo Renzi, quello di Gentiloni prosegue sulla strada della destrutturazione della scuola della Repubblica. Arrivano i decreti delegati, che mettono mano su materie importanti e delicate come il sostegno, gli esami di maturità, l’istruzione professionale, il diritto allo sudio e altro.

Si tratta di ben otto deleghe che, in ottemperanza alla legge n. 107, detta “Buona scuola”, cadono ancora una volta dall’alto su un mondo stremato da tagli, precarizzazioni di vario tipo, umiliazioni di ogni genere nei confronti del personale che ci lavora, confusioni e contraddizioni normative e quant’altro.

Non interessa a questa classe politica il caos creato dall’applicazione di alcuni punti della legge e la messa in mora del buon funzionamento di quello che fu il lavoro cooperativo, con esperienze straordinarie gettate alle ortiche; non interessa il confronto democratico con chi quotidianamente puntella una situazione sempre più difficile da sostenere e neanche quello con un Parlamento sempre più espropriato della sua funzione di confronto ed elaborazione. L’esecutivo (parola ormai priva di significato istituzionale) procede sul solco tracciato da una “modernizzazione” liberista, che concede sempre meno spazio ai diritti fondamentali.

La classe dirigente ha  bisogno di una catena di comando, per fare a meno del consenso, del quale non intende e non può avvalersi, espelle quindi la cooperazione da un sistema che semmai ne aveva maggiore bisogno per garantire il diritto allo studio, riduce la funzione dei dirigenti a meri esecutori delle volontà governative, mettendoli oggettivamente contro gli organi collegiali ancora esistenti.

Prima ancora di entrare nel merito delle deleghe, è necessario denunciare il metodo, con cui anche queste vengono affrontate, a tempo quasi scaduto ( 18 mesi previsti  per vararle, pena la decadenza ) e furbescamente ridotto dal governo a due giorni prima della scadenza, provocando così un’accelerazione su materie delicate, che richiederebbero coinvolgimento di esperti, come nel caso degli interventi sul segmento da zero a sei anni o dei soggetti interessati come le associazioni a tutela dei disabili per quanto riguarda il sostegno, ad esempio.

Il contrasto alla “Buona scuola” vive attualmente un momento di scarsa mobilitazione e nelle scuole ci si difende come si può, spesso individualmente; l’occasione della discussione sulle deleghe, anche se in tempi brevi, ha già messo in campo iniziative di lotta, come lo sciopero dei sindacati di base in febbraio. Riprendere una mobilitazione diffusa può incidere su un percorso che si può tentare di intralciare, trovando sassi per gli ingranaggi però e non granelli di sabbia.

 

 

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