Referendum: solo una truffa il ritornello sul cambiamento

Referendum: solo una truffa il ritornello sul cambiamento

di Maurizio Acerbo

La “deforma” della Costituzione è come la Fornero: un cambiamento negativo. Sentire usare argomenti anticasta da parte del Pd è offensivo. Tagliassero i privilegi, non il nostro diritto di eleggere i parlamentari

Siete mai stati in Germania, Norvegia, Danimarca o Olanda? Lì «la sera delle elezioni» nessuno sa chi ha vinto perché si vota con sistema proporzionale. Avete presente l’Ungheria di Orban e la Grecia che ha ereditato Tsipras? Si vota con un premio di maggioranza assai simile (ma assai meno consistente) a quello previsto dal Porcellum e imposto di nuovo con voto di fiducia da Renzi con Italicum dopo che la Corte Costituzionale l’aveva cancellato. Secondo voi in quali dei Paesi citati lo stato funziona meglio? Meglio non dare per scontate quelle che De Andrè definiva «le verità della televisione», mai come in questo periodo occupata dal governo. E non facciamoci incantare dal ritornello sul cambiamento a sostegno del Sì. Come accaduto per «riforma», parole che avevano un valore positivo si sono trasformate da tempo nel loro contrario. Il cambiamento  non è un valore in sé, bisogna sempre verificare se si tratta davvero di un miglioramento. La Restaurazione o la conquista del potere da parte di Hitler o dei talebani rappresentarono certamente dei cambiamenti, ma difficilmente qualcuno li considera come dei progressi. Sono almeno venticinque anni che in Italia in nome del cambiamento si torna indietro. Prendiamo la riforma Fornero: sicuramente un cambiamento per milioni di persone, ma credo che la maggior parte di loro la vivano giustamente come una disgrazia. Napolitano minaccia: «Se vince il No, niente più riforme». Vien da esclamare «magari!» viste quelle che ha sponsorizzato. Accusare di conservatorismo chi è contrario a questa riforma è un vecchio trucco. Proporre in un sol colpo la modifica di 47 articoli è un modo per non consentire ai cittadini di esaminare e decidere. Ma «c’è la globalizzazione», intimano. Appunto! Abbiamo bisogno di esecutivi forti che eseguono velocemente i diktat della troika e della finanza o di istituzioni rappresentative che debbano tener conto degli interessi popolari e dei territori? 

Tre esempi. Gli abruzzesi che hanno condotto grandi mobilitazioni in questi anni contro petrolizzazione selvaggia, impianti inquinanti e/o pericolosi, infrastrutture energetiche in zone ad alto rischio sismico dovrebbero bocciare una modifica del titolo V che raccoglie proprio la richiesta di petrolieri e multinazionali di centralizzare decisioni in materia energetica per aggirare proteste delle popolazioni. Dopo il commissariamento della sanità, è facile intuire che centralizzare serve per continuare a tagliare e per far pagare sempre più prestazioni prima gratuite. Noi che abbiamo assistito a tanti scandali dovremmo diffidare di una “deforma” che consente a sindaci e politici regionali diventati senatori di non essere più oggetto di indagini giudiziarie senza previa autorizzazione del Senato. Sentire usare argomenti anticasta da parte del Pd è poi offensivo. Tagliassero i privilegi non il nostro diritto di eleggere i parlamentari. D’Alfonso aveva preso l’impegno di tagliarsi lo stipendio e parla di riforme? Renzi può tagliare emolumenti senza toccare Costituzione. 

Se voti No fai il gioco di Berlusconi? Singolare argomento in bocca a chi ha cancellato l’articolo 18. Se vince il No, come accadde nel 2006, manterremo una Costituzione perfettibile ma che se non piace a J.P.Morgan e Goldman&Sachs è bene tenerci stretta. Dopotutto ci ha garantito alcuni decenni di progresso economico e sociale ed è stata scritta da politici assai diversi da Verdini.

* segreteria nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

pubblicato sul quotidiano abruzzese Il Centro, 30 novembre 2016

 no chiara santroni


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