Il ceffone a Orban e i nostri compiti

Il ceffone a Orban e i nostri compiti

di Paolo Ferrero
  
Viktor Orban viene sconfitto nel Parlamento ungherese sulla proposta di modificare la Costituzione per mettere nella legge fondamentale il no alle quote delle ripartizione dei migranti tra i Paesi dell’Unione Europea. Sullo stesso tema era già stato sconfitto dal mancato raggiungimento del quorum nel referendum popolare. Si tratta di una buona notizia perché ogni ceffone che si prende la destra è una buona cosa ma bisogna aver ben chiaro che non solo la maggioranza del parlamento ungherese è sulle posizioni di Orban ma che la proposta non è passata perchè i nazisti dell’opposizione di destra hanno votato contro. La divisione nella destra ha quindi determinato il fallimento di Orban. 
Le divisioni nella destra sono un importante ed utilissimo fattore di contraddizione ma la costruzione di una ipotesi alternativa che sconfigga la guerra tra i poveri attraverso la ripresa di un sano conflitto di classe è tutto da fare, nei paesi dell’est come a casa nostra. Padroneggiare questa situazione contraddittoria, usare il tempo che ci regalano le contraddizioni in campo avversario per costruire l’alternativa da sinistra è il punto decisivo. Vale sui migranti ma anche sui trattati internazionali. Non sfugge a nessuno che il TTIP è stato per ora fermato grazie all’opposizione di sinistra ma anche di destra (Sanders ma anche Trump, la sinistra e i movimenti europei ma anche la Le Pen). 
Anche in Italia il referendum può essere vinto con il prevalere dei NO solo grazie alla divisione tra destra tecnocratica e destra populista. Non dobbiamo avere alcun imbarazzo ma usare queste contraddizioni per rafforzare il nostro progetto politico antiliberista di sinistra. 
Evitare di leggere in questa contraddittorietà solo la forza delle destre senza vedere il nostro ruolo oppure pensare che la situazione sia già risolta e la strada per l’alternativa già aperta sono i due errori che una sinistra comunista non deve fare in questo frangente. Usare bene il tempo che le contraddizioni dell’avversario ci consegnano è il punto decisivo. Per questo la campagna sul fatto che i soldi ci sono e devono essere presi a chi li ha deve essere fortemente intrecciata con quella al No nel referendum.
Ricostruire il conflitto di classe è la condizione per evitare la guerra tra i poveri!

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