Turchia, Erdogan come l’Isis cerca di distruggere il popolo curdo

Turchia, Erdogan come l’Isis cerca di distruggere il popolo curdo

di Paolo Ferrero -

Non essendoci riusciti i suoi amici tagliagole dell’Isis ora Erdogan ha scatenato il suo esercito contro l’eroica citta’ di Kobane e contro l’autogoverno curdo del Rojava.

Le donne e gli uomini che hanno resistito armi in pugno all’Isis pagando un enorme tributo di sangue e sofferenze ora subiscono l’attacco del secondo esercito della NATO.
Quando il governo turco annuncia che sterminerà i nostri compagni del PKK sta in realtà dicendo che vuole scatenare il massacro del popolo curdo che in Turchia e Siria si riconosce nel progetto di confederalismo democratico, pace e convivenza di Abdullah Ocalan come hanno dovuto ammettere tutti gli osservatori internazionali.
In realtà la guerra di Erdogan e’ in corso da tempo perché con il complice silenzio occidentale il boia turco ha bombardato le città curde della Turchia causando migliaia di morti già da mesi. Ora sposta le operazioni nei territori liberati della Siria che nonostante gli attacchi dell’Isis hanno costruito un’esperienza libertaria inedita in Medio Oriente.
L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti hanno coperto per anni i crimini dell’alleato turco contro i curdi. Hanno inserito e ancora mantengono il PKK nella lista delle organizzazioni terroriste salvo dover poi ammettere che quei combattenti sono un baluardo di civiltà di fronte al fondamentalismo armato che è accorso con tanto di sostegno occidentale in Siria per rovesciare Assad. L’Italia porta sulla coscienza di non aver dato asilo - come impone la nostra Costituzione – al leader riconosciuto del popolo curdo. Distruggere il PKK, distruggere l’esperienza di democrazia, autogoverno, liberazione delle donne, convivenza e tolleranza nel Rojava significherebbe spegnere la speranza in un futuro di pace in Medio Oriente.

L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti hanno il dovere morale di fermare Erdogan e di non pugnalare alle spalle chi la lotta al terrorismo l’ha fatta sul serio».


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