Panama Papers: il Consiglio d’Europa mette i bastoni tra le ruote alla commissione d’inchiesta

Panama Papers: il Consiglio d’Europa mette i bastoni tra le ruote alla commissione d’inchiesta

di Patrick Le Hyaric* 

Appena iniziati, i lavori della Commissione d’inchiesta speciale sull’evasione fiscale detta «Panama Papers» sono già minacciati dall’esecutivo europeo.

Fino ad ora, in generale era la Commissione che faceva pressione quando doveva fornirci dei documenti confidenziali. È vero che il suo presidente, Jean-Claude Juncker era indirettamente interessato nell’affare Luxleaks, visto che era Primo ministro del Lussemburgo al momento dei fatti. Ormai, è il Consiglio, che rappresenta i governi europei, che vuole impedirci d’indagare. 

Un documento interno confidenziale del suo servizio giuridico cerca tutti i mezzi per delegittimare  il nostro lavoro d’inchiesta e giustifica i futuri rifiuti di rispondere alle nostre domande e richieste di trasmissioni di informazioni. Tenuto conto dell’ampiezza della frode fiscale e della probabile partecipazione di alcune amministrazioni fiscali europee, se ne comprendono le motivazioni profonde.

Così, piuttosto che rimettersi in discussione, il Consiglio vuole seminare il dubbio sulla nostra Commissione d’inchiesta attraverso una serie di arguzie giuridiche: la creazione della commissione d’inchiesta non rispetterebbe i prerequisiti legali, il mandato che ci è stato dato dal Parlamento sarebbe troppo vago, e gli Stati non potrebbero dunque prepararsi alle domande della nostra commissione.

Peggio, la nota ci chiede di rimanere «misurati» nelle nostre richieste (probabilmente per non disturbare troppo le amministrazioni fiscali dei paradisi fiscali europei) e ricorda agli Stati che essi non sono obbligati a rispondere a tutte le  nostre richieste, considerando che la fiscalità fa parte delle loro competenze esclusive. Propone anche a questi ultimi di adottare un «approccio coordinato» nei confronti della nostra commissione d’inchiesta, un altro modo per il mantenimento della legge del silenzio.

Noi avremo un anno per tentare di fare luce sugli ammanchi, le frodi e le responsabilità delle amministrazioni fiscali nello scandalo dei « Panama Papers », così come sulla loro dimensione sistemica.

Questa prima reazione delle classi dirigenti europee mostra che il nostro lavoro d’inchiesta sarà ostacolato. Noi dovremo tirare tutti i fili di questo sistema predatore. Io me ne occuperò.

 * deputato europeo GUE/NGL (Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica)

fonte: L’Humanitè

panamapapers

traduzione di Laura Nanni


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