Rete a Sinistra – Savona che vorrei

Rete a Sinistra – Savona che vorrei

Stefano Galieni

ravera-550x300«Lo dico sempre: Questa lista è infinitamente migliore del suo candidato sindaco».

Marco Ravera, giovane segretario regionale in Liguria del Prc è stato proposto dall’insieme delle forze schierate a sinistra, come il candidato migliore da proporre per le elezioni amministrative di Savona. La sua affermazione iniziale è in parte una battuta ma racconta molto delle potenzialità di una esperienza che risulta come una evoluzione da prendere a modello in chiave nazionale.

Come è nata la lista?

«Partivamo dall’esperienza delle regionali di Rete a Sinistra, ma ne abbiamo ampliato i confini. Infatti si chiama “Rete a Sinistra, – Savona che vorrei”. Ci siamo aperti ancora di più a quella che chiamano società civile, all’associazionismo, al volontariato. Qui ci sono uomini e donne che si sono conosciuti in anni di militanza politica, giovani esponenti dell’Anpi, persone come una compagna dell’Arci che si occupa di immigrazione. C’è stata una apertura dei partiti e delle persone impegnate nel sociale ma con una chiara collocazione a sinistra. Segnalo due elementi, in lista su 32 nomi (rigorosamente 16 uomini e 16 donne) ci sono solo in 7 iscritti ad un partito ma ci sono perché rappresentano un pezzo di storia della città. Uno dei nostri compagni del Prc è noto perché lavoratore del mondo delle cooperative abbandonato dal Pd».

Su quali temi avete centrato il vostro programma?

«Quelli fondamentali ma trascurati, per primo il lavoro. Sappiamo che il Comune non ha competenze limitate in materia ma se la città in cui si vive è una in cui è bello studiare, vivere e lavorare è più facile anche che arrivino finanziamenti esterni Vorremmo ad esempio fare aprire, come avviene ormai in molte città, uno sportello sui finanziamenti europei. I fondi ci sarebbero ma non sono stati mai ben utilizzati in Italia e le competenze per poterne usufruire ci sono. Poi vogliamo lavorare sull’ambiente. Vogliamo far diventare Savona una città verde a costo zero, chiudendo ad esempio il centro al traffico cittadino. Non siamo più un polo industriale e il Comune deve poter governare il cambiamento. Siamo contrari alle speculazioni, ad esempio ci siamo già opposti con ogni mezzo al porto turistico della Margonara, disegnato da Fuksas e che prevedeva una grande torre in mezzo al mare. Avevamo vinto poi il privato che intende realizzare quest’opera ha fatto ricorso al Tar ed ha avuto ragione. Ma il Tar si pronuncia su errori procedurali non sul merito. Noi abbiamo una diversa idea di sviluppo che non prevede le grandi opere. Sempre per quanto riguarda la questione ambientale stiamo cercando di impedire la realizzazione di un deposito di bitume. Vogliamo una città con più persone e meno auto, se ci riusciamo a che serve altro bitume? Poi poniamo al centro la cultura e il turismo per sviluppare posti di lavoro ma non stagionali. Molti non lo sanno ma Savona ha dato i natali a due papi e abbiamo la seconda Cappella Sistina. Pochi giorni fa sono stato ad una festa con i giovani a S. Giacomo una chiesa antichissima con affreschi splendidi. Ma tutto è lasciato andare e non è giusto. Si lascia andare S. Giacomo e si vogliono fare i porticcioli turistici che diventano solo parcheggi per le barche senza creare lavoro. Da ultimo ma non per importanza, questa città deve prestare attenzione ai servizi sociali tagliati e privatizzati dal governo Renzi. Beh i servizi sono per noi una priorità».

In quale quadro politico è oggi Savona

«Molto interessante. C’è stata una deriva a destra imbarazzante del Pd che candida nella propria lista anche un ex consigliere del centro destra. Il loro è un disegno politico che esclude. Col risultato che il mondo del lavoro, in particolare quello della Cgil non è rappresentato tanto è che molti lavoratori non considerano un problema essere rappresentati da uno del Prc. La destra qui è destra pura che porta a sostegno dei propri candidati anche La Russa, i grillini sembrano aver perso l’aura magica che li contraddistingueva. Noi abbiamo spazio perché come sinistra siamo più avanti che altrove. Proseguiamo il percorso dell’appello “Noi ci siamo” che qui non si è interrotto. Ma come dicevo all’inizio la lista è ricca, fra il più anziano dei candidati, nato nel 1937 e il più giovane del 1997 ci sono 60 anni e in mezzo c’è veramente la Savona migliore. Le persone che si sono incontrate sono note per l’ambito in cui lavorano, per l’attività professionale e consensi arrivano anche da settori insperati e  trasversali, persone giovani e per bene. Abbiamo fatto anche una scelta dolorosa ma che è stata recepita: in lista non ci sono persone che erano già state elette al Comune e parliamo di compagni capaci che hanno avuto un importante percorso istituzionale ma hanno scelto di farsi di lato. Ripeto fino alla noia ma credo che da noi la sinistra abbia realizzato un percorso molto più avanzato rispetto alle posizioni nazionali. Qui partiti e associazioni lavorano insieme in maniera trasparente, senza pretendere di dominare. Il percorso messo in piedi anni fa non è stato cancellato anzi, si è ampliato anche in altri Comuni, in 4 di questi, fra cui Cogoleto, le forze dei territori hanno scelto compagni del Prc come candidati. Abbiamo trovato persone che si avvicinano per la prima volta alla sinistra ma a cui stiamo dando anche un simbolo quasi uguale a quello con cui ci siamo presentati alla Regione lo scorso anno e questo offre credibilità e responsabilità. Si tratta di un processo vero e imperfetto ma su cui investire.

Rifondazione Comunista esprime un proprio dirigente come candidato unitario. Come è avvenuto?

«Qualche aneddoto. Sono stato, in quanto invitato, all’assemblea regionale di SI e in più di un intervento si richiamava alla Rete a Sinistra come a un esempio da seguire. Sono venuti a sostenerci anche Cofferati e Pastorino. Per me è stato semplice io non rinuncio ad essere di Rifondazione e non chiedo alla mia capolista Anna Traverso di rinunciare ad essere di Sel. Questo ti consente di confrontarti col mondo andando oltre le sigle. Gli altri sono affascinati dalle cose che facciamo e mi rendo conto che la nostra è una lista pazza, frutto di anni e anni di lavoro in cui abbiamo vissuto, insieme, le stesse difficoltà. E questo vale molto più di tante riunioni di ricomposizione. In fondo qui c’è anche la storia vera del Prc, quella di chi vuole lasciare segni. Io penso addirittura che anche con Rifondazione al 10% non saremmo sufficienti. Non lo sarebbe giusto numericamente ma non sarebbe neanche giusto politicamente, non cambierebbe nulla. Restiamo affezionati alla logica della contaminazione, del domandare camminando. Se lo dico parlando dei migranti lo debbo praticare anche in ogni altro impegno politico. Ovviamente con persone come Sergio Cofferati ho punti di disaccordo – ad esempio sulle grandi opere – ma questo non mi impedisce di fare molti passi con lui. Si tratta di costruire un progetto che vada oltre le sigle altrimenti ci sarà chi va a casa, chi pensa sia possibile modificare il Pd dall’interno e chi finisce nel M5S. Del resto poi ognuno di noi deve produrre cambiamenti anche al proprio interno e io non credo che Rifondazione sia perfetta».

Cosa pensate di fare ad un eventuale ballottaggio?

«Ammesso e non concesso che al ballottaggio non ci andiamo noi. Anche questo è possibile, non faremo alcun apparentamento. Se la sinistra la si vuole ricostruire deve essere netta, non può perdere credibilità. Spero che anche in altri territori abbiano la stessa spinta, così si possono cambiare realmente le cose. Di fronte abbiamo destra e Pd che tagliano col mondo scout, con la Cgil, con le esperienze civiche, possiamo offrire una opportunità ma ci dobbiamo credere e lavorare tutti. Insieme, superando ogni asprezza e ogni pretesa di governare il processo. Se tagli col mondo scout, con la Cgil, con le liste civiche questo è quello che succede. Se non andiamo al ballottaggio non faremo alcun apparentamento se la sinistra si vuole ricostruire deve essere netta, non può perdere credibilità, spero che spinta fatta anche da alcuni territori, è possibile ricostruire la sinistra, camminare domandandosi. Ma bisogna essere netti. Anche da noi stanno crescendo i movimenti di estrema destra e come lista abbiamo aderito all’appello del Comitato antifascista lombardo per chiedere la messa al bando delle organizzazioni neofasciste. Il Pd non c’era. Nel frattempo provvedevano a operare quei tagli sociali che favoriscono la guerra fra poveri e fanno crescere il consenso per queste organizzazioni. In un clima del genere o costruisci uno spazio comune o sparisci e diventi una associazione culturale. Comunque vada io non posso che pensare con gioia ad una cosa solo apparentemente minore. La lista ha scelto la sede del Prc come propria sede. I compagni di Sel, delle altre organizzazioni vengono e la chiamano “la sede”, ci portano i bambini se non sanno dove tenerli. Questo è un passo avanti che non può e non deve terminare con le elezioni, comunque vadano. Anche se io resto ottimista».

Per il risultato che vi aspettate?

«Non solo. Quello che si è fatto permette, se non commettiamo errori, di rendere ancora più stabile il percorso plurale. Bisogna provarci anche per le persone che pretendiamo di rappresentare. Ma noi abbiamo in più anche la passione. Io mi sono permesso di chiedere alla candidata del Pd se al ballottaggio mi vota. Lei, come il candidato del M5S sono anche competenti ma non trasmettono forza e impegno. Contiamo anche su questo per farci valere».


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