Elezioni amministrative. Grosseto, insieme  a Sinistra

Elezioni amministrative. Grosseto, insieme a Sinistra

A Grosseto, quella che si potrebbe definire la “capitale” della Maremma, le elezioni amministrative del prossimo 5 giugno vedono un Partito Democratico alle prese con 10 anni di malgoverno, una destra unita in 8 liste che convergono su un unico candidato e un M5S che malgrado i tanti problemi interni e gli effetti vicini del “caso Livorno”, mira a raccogliere il voto di scontenti, delusi e arrabbiati. Ma un mese e mezzo fa si è realizzato il progetto di “Insieme a Sinistra” che ha individuato come proprio candidato Massimo Ceciarini, 64 anni, avvocato, indipendente ma da sempre schierato a sinistra. Attorno a lui si sono unite le forze politiche a sinistra del Pd (Prc, Sel-SI, Possibile) e molte associazioni ed esponenti della società civile.

Come avete deciso di formare questa lista?

«Siamo persone che abbiamo militato fianco a fianco nelle lotte per il lavoro, per la scuola pubblica, per la difesa della costituzione. Io non ho mai avuto tessere di partito ma rispetto quelli che sono qui con una propria precisa connotazione. Ci siamo ritrovati anche perché qui non si può votare un Pd che già ha fatto accordi con gli amici di Verdini. Loro hanno fatto primarie in cui era favorito il Vice sindaco uscente invece ha prevalso un ex consigliere, legato al mondo cattolico. Noi abbiamo ritenuto opportuno dare una opportunità a chi è rimasto fedele ad una idea di sinistra, siamo persone non vogliono rassegnarsi al M5S e abbiamo anche intercettato ex del Pd che non vuole naufragare verso destra. Sono venuti da noi e non per avere spazi, persino una ex consigliera che ha lasciato quel partito in cui non si riconosceva più».

Un soggetto plurale di sinistra che nasce dalle città?

«Si vogliamo costruire partendo dal basso e per questo anche dai Comuni e costruendo un ampio processo unitario. Purtroppo il PCdI non ha accettato di farne parte ma, a mio avviso, loro si presentano da soli, col proprio simbolo ma anche con uno sguardo anacronistico. Noi difendiamo i valori che appartengono alla sinistra ampia e nella nostra sede si possono trovare i ritratti di Gramsci, Berlinguer, Pertini Gobetti, Matteotti, i fratelli Rosselli, Bobbio, molte anime insomma che rappresentano dei valori che vogliamo difendere. La città è molto scollata dopo 10 anni di amministrazione incolore, di lotte intestine tanto è che il Pd non è neanche certo di giungere al ballottaggio. Il rischio è che si finisca ad uno scontro fra destra e M5S. Dei primi è inutile dire che tipo di città prospettano, il M5S arriva a dire, in nome di parole giuste come “trasparenza” e “partecipazione” che anche le delibere le debbono scrivere direttamente i cittadini. Io penso che la partecipazione sia fondamentale ma l’assemblearismo no, porta ad una apparente anarchia che determina poi l’imporsi di un uomo forte. Il contrario di qualsiasi processo democratico. E poi il M5S qui si sente il solo depositario di una buona amministrazione, denigrando a prescindere chiunque».

Come avete composto la lista?

«Ci sono compagni e compagne di diverse forze politiche ma molti senza alcuna tessera. Ma intanto si tratta di studenti, precari, dipendenti pubblici, agricoltori, tutte persone degne e impegnatissime da prima dell’inizio di questa avventura. C’è una sensazione di fiducia, Grosseto rischia di tornare a destra, grillini e esponenti del Pd dicono di non votare per noi richiamandosi al “voto utile”. Noi siamo convinti che il valore di una sinistra si possa esprimere anche partendo dall’opposizione. Ci stiamo presentando dicendo che vogliamo far ritrovare a questa città il senso di comunità con tutto quello che poi ne consegue. Potremmo fare un buon lavoro ma dobbiamo fare i conti con la realtà. C’è il rischio che a votare vada meno del 50% degli aventi diritto e pensare che qui una volta si superava abbondantemente il 90% e il PCI ne prendeva il 60. La nostra lista parte dalla centralità dei beni comuni, e ad esempio proponiamo un piano di avvenimenti per tutto l’anno in cui della Maremma non si valorizzi sol l’ambiente ma anche la storia, il folklore nel senso nobile del termine, che sia visitata tutto l’anno».

Quale è stato in questo quadro il ruolo di Rifondazione Comunista?

«Il vostro segretario nazionale, Paolo Ferrero è stato il primo a venire ad appoggiarci presentando il suo libro sul TTIP e non immagini cosa accade quando adesso, parlando ad esempio con gli agricoltori, racconto loro cosa sta per cadere sulla testa. Il Prc ha portato poi i suoi temi fondamentali, la tuteli di chi è in cerca di lavoro, della casa, dei diritti sociali, chi lotta contro la povertà. Con Rifondazione abbiamo elaborato una proposta di fideiussione locale per garantire casa alle giovani coppie, definito alcune battaglie per il diritto alla parità salariale e contrattuale per le donne, un comune ragionamento sugli anziani che non vanno esclusi dalla vita economica e sociale. Qui Rifondazione si è aperta, non è rimasta rigida sulle proprie peculiarità ma si è aperta alla collaborazione con altre forze della sinistra egualmente necessarie. Può avere un ruolo importante, aiutando a superare le ruggini che esistono in tante parti, ma con l’esperienza che stiamo facendo ci si dimostra ogni giorno che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. Il nostro territorio è piccolo ma in questi 45 giorni non mi sono mai trovato di fronte ad insormontabili differenze di vedute. Il nostro è un esperimento vissuto con forza che deve proseguire, ho sentito persone contente di vederci lavorare insieme e pensa solo che le firme che dovevamo raccogliere per presentare le liste le abbiamo prese in 2 giorni. C’era chi faceva la fila per firmare e ci diceva “non ci deludete, non ricominciate a litigare”. Un tema su cui, con i compagni di Rifondazione abbiamo discusso molto è quello dell’immigrazione e dell’accoglienza. Inutile dire che la pensiamo alla stessa maniera per quanto riguarda la necessità di includere ma personalmente ho pensato che bisogna dare risposte anche a chi parla di sicurezza dicendo che la sicurezza riguarda tutti e che si assicura combattendo il degrado e le diseguaglianze. Vogliamo nel nostro programma promuovere la sicurezza sociale, anche attraverso un assessorato agli affari sociali e alla sicurezza ma partendo dal presupposto che si tratta di dare una risposta alle incertezze di tutti coloro che vivono da noi, grossetani e migranti».

Certo che la logica del voto utile vi può limitare i consensi

«Lo sappiamo ma non ci accontentiamo di superare la soglia di sbarramento del 3% per entrare in Comune, vogliamo dimostrare che siamo molto più rappresentativi. Noi abbiamo anche poche risorse, in tutto spenderemo circa 5000 euro per l’intera campagna elettorale quando ci sono candidati che per la propria promozione personale spenderanno 100 volte tanto. Noi contiamo sul lavoro e l’impegno. Un anziano comunista dei tempi d’oro, di quelli che si era opposto per impedire che la costa maremmana divenisse un villaggio Valtour o venisse inglobata dal mercato ci dice che gli sembra di ritrovare lo spirito di un tempo. Un partigiano di 93 anni ci ha comunicato tanta delusione per il Pd e tanta voglia di stare con noi. L’Anpi ci ha aiutato molto e così molti altri espressione di quella che chiamano la società civile, metà della lista è composta da persone che con i partiti non hanno mai avuto a che fare e che sanno che dietro di noi non ci sono imprenditori o gruppi di interesse, sanno che non abbiamo nulla da dare, credono alla nostra sincerità. Da noi si cominciano a sentire le infiltrazioni mafiose e per questo la città va rivitalizzata per costruirsi gli anticorpi».

Se dovessi spiegare in poche parole le ragioni per cui votare la vostra lista cosa direste?

«Intanto riportare a Grosseto il senso di comunità, promuovendo una rivitalizzazione culturale, supportando, ampliando e sviluppando tutto quello che propongono l’ambiente e il territorio i nostri prodotti agro alimentari, il turismo. Poi garantire i servizi sociali, un tempo eravamo all’avanguardia e vanno ripotenziati mantenendoli in mano pubblica. Vale non solo per le scuole per l’infanzia ma per tutto, siamo contrari a tutte le privatizzazioni, dall’acqua alla questione dei rifiuti. Noi paghiamo di più per produrre fino al 2040 raccolta indifferenziata e questo è un patto scandaloso che va rotto. Poi dobbiamo applicarci per il recupero dei tanti edifici di proprietà comunale e provinciale che debbono diventare sedi di associazioni o servire a scopi sociali. Dobbiamo garantire vera trasparenza e partecipazione. Da noi hanno tolto le circoscrizioni che invece sarebbero state utili per decentrare i poteri decisionali. Vanno potenziate consulte dei cittadini per l’utilizzo dei beni comuni e rendere visibili e conosciute le decisioni prese dal Comune quando si può ancora modificarle. Lo fanno sul web ma tanti anziani non utilizzano questi mezzi e poi così ci sono molti modi per non far comprendere le decisioni che vengono prese realmente. Insomma dovremmo pensare a veri programmi partecipativi. Certo il percorso che abbiamo preso deve avere un futuro e non può esaurirsi con le elezioni».

 

 


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