Da Rimini, una candidata sindaca di Rifondazione per una città dei Diritti a Sinistra

Da Rimini, una candidata sindaca di Rifondazione per una città dei Diritti a Sinistra

Stefano Galieni

saravIn sottofondo rumore di cucina, di acqua che scorre, di piatti e pentole. Non sembra un suono adatto ad una campagna elettorale, ma Sara Visintin, candidata sindaca a Rimini per la lista “Rimini in Comune, Diritti a Sinistra, non è mai riuscita a separare l’impegno militante ordinario dalle campagne elettorali. Nella precedente legislatura è stata a lungo assessora con delega alle politiche giovanili, all’ambiente, alle innovazioni tecnologiche e alla cooperazione internazionale. Nel corso dell’intervista racconterà poi le cause che l’hanno portata, con Rifondazione Comunista di cui è dirigente regionale, alla rottura con la maggioranza. Ma torniamo al rumore di stoviglie

«Si scusami se sono anche in ritardo ma stiamo preparando qui, al Centro sociale Grotta Rossa un aperitivo per la Palestina. Presentiamo la”Carovana del 2016 che sta realizzando un progetto e vuole far conoscere il proprio viaggio. A raccontare sarà una signora, disabile, che è voluta andare per sostenere le proposte di turismo responsabile e di viaggio etico. Per raccontare come sia importante andare oggi in Palestina come in tante altre terre in cui si vivono forme diverse di oppressione. Io sto cercando di cucinare qualcosa per l’aperitivo ma poi debbo schizzare in piazza perché in centro proietteranno un video sui problemi derivanti dal sistema fognario. Ed anche questo è un tema su cui siamo molto sensibili e abbiamo nostre proposte molto concrete».

Come sta andando la campagna elettorale?

«Direi abbastanza bene, nel senso che stiamo facendo una serie di iniziative su tutto il territorio senza utilizzare i mezzi di grande impatto visivo come i “camion vela” o altri che fanno soltanto rumore. Giriamo con le biciclette e con bandiere sulle bici, ci fermiamo dove possiamo a parlare con le persone e ci confrontiamo. Spesso cerchiamo le piazze perché sono luogo di transito, ieri ne abbiamo fatta una sui vaucher per parlare dei problemi del lavoro. Ci stanno invitando molto anche in incontri con gli altri candidati. Lo hanno fatto gli scout ma rispetto al 2011 stiamo riscontrando in generale una minore partecipazione. All’iniziativa con i candidati era presente anche il sindaco uscente, c’erano tutti tranne l’esponente di Forza Nuova ma ci saranno state un quarto delle persone rispetto al 2011. C’è un rischio forte di scarsa partecipazione quindi ci dobbiamo attrezzare per aumentare i nostri giri. Si fatica di più ma per ora ci sembri che questo paghi».

Come stanno recependo la vostra lista?

«Secondo me la cittadinanza ci considera bene. Vale l’esperienza fatta in assessorato, c’è un riconoscimento per il lavoro svolto, siamo riconosciuti. Certo non siamo graditi a tutti ma per alcune cose partiamo anche avvantaggiati. Faccio l’esempio delle dirette televisive con la tv locale dove molti ci dicono che siamo efficaci e comprensibili. Si da per scontato che il sindaco del Pd vinca anche perché si presenta in alleanza con una lista del Nuovo Centro Destra. Noi veniamo considerati piccoli e questo potrebbe anche incidere negativamente nella logica del voto utile. Ma poi stiamo scoprendo che ci sono molte persone, anche interne al Pd che non voteranno per il sindaco uscente, ci si aspetta una percentuale non indifferente di voto disgiunto. Per molti ancora il Pd è considerato una sinistra ma è una sinistra che non piace più che ha deluso. Dall’altra parte c’è una destra molto frammentata, varie liste civiche o direttamente riconducibili alla destra estrema ma separate. Il M5S ha avuto i suoi problemi interni e non si presenterà. Questo aumenterà forse la non partecipazione. Però potrebbe anche far si che chi, come noi, presenta una propria credibilità e diversità potrebbe raccogliere consensi inaspettati».

Ma viene percepita come lista di “Rifondazione Comunista”?

«Come una lista di persone che hanno voglia di impegnarsi. Di iscritti al partito, fra i candidati, me compresa siamo in 6 su 32, una minoranza. E se chiedi agli altri candidati non si percepisce neanche la distinzione fra chi è di Rifondazione e chi no. Qui si è creato un clima interno molto positivo, si sono condotte le assemblee valorizzando il rapporto individuale e Rifondazione non è percepita come un soggetto che impone un apporto “militarizzato”. C’è alle spalle un lavoro riconosciuto e apprezzato che permette di andare oltre. Un clima che si è creato anche lavorando molto sulle specifiche tematiche che ci potrebbe permettere di andare oltre la campagna elettorale. Poi ognuno rivendica giustamente la propria provenienza e la propria storia ma senza che questo crei steccati. La nostra capolista che è molto in gamba – come tutti i candidati e le candidate che hanno dato disponibilità – è vicepresidente di Mani Tese e il rapporto è ottimo, di stima reciproca».

Nonostante il fatto che Rifondazione prima fosse in maggioranza?

«Forse questo ci ha dato ancora maggiore credibilità. Noi siamo usciti per 4 ragioni: il servizio idrico integrato, volevamo il rispetto del referendum del 2011 (gestione pubblica) e il Pd voleva una gara europea; le questioni sociali, noi volevamo veder garantito il servizio pubblico, il diritto all’abitare, il recupero e la riqualificazione degli spazi pubblici e non svendite ed esternalizzazioni; i servizi educativi, noi siamo per il pubblico il Pd anche lì offre spazi al privato e, non da ultimo; il lavoro gravemente sfruttato. Avevamo imposto nel 2014 un Odg per applicare strumenti di controllo visto l’aumento dell’utilizzo dei vaucher e soprattutto pensando ai tanti lavoratori stagionali, soprattutto nel turismo, che subiscono condizioni inaccettabili ma per la maggioranza l’Odg non è mai divenuto elemento prioritario e lo sfruttamento è proseguito. E poi incontravamo rifiuti su ogni tema, soprattutto quando volevamo incentivare la partecipazione dei cittadini. Così non poteva continuare e abbiamo rotto».

E a poche settimane dal voto vi siete prefissati degli obbiettivi raggiungibili?

«Viene da dirti “andiamo al ballottaggio” ma, noi, nel percorso, ci eravamo dati degli step precisi. Volevamo avere 32 candidati significativi e rappresentativi di un mondo vasto di sinistra e ci siamo riusciti, dovevamo raccogliere almeno 450 firme per presentare la lista e la cifra è stata abbondantemente superata con largo anticipo. Ora chiaramente non ci accontentiamo. Comunque pensiamo che questa città non debba avere una maggioranza di destra e una opposizione ancor più di destra. Una sinistra presente serve e noi riusciremo a rappresentarla».


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