Anche noi corriamo con Ilaria

Anche noi corriamo con Ilaria

Domattina 31 ottobre, a pochi giorni dall’anniversario, il sesto anniversario, dell’uccisione di mio fratello Stefano, ho deciso, insieme a tanti altri, di ricordarlo in maniera diversa. Di ricordarlo insieme, di ricordarlo correndo insieme.  Ci vedremo in Via Lemonia, (zona Cinecittà, Parco degli Acquedotti) al mattino. L’appuntamento per chi vorrà partecipare ad una maratonina di 8 chilometri è alle 8, per registrarsi, muniti di un certificato medico. Ovviamente l’iscrizione non prevede alcun costo. Alle 9.30 circa presenteremo l’evento, saranno con me Valerio Mastandea, il mio avvocato Fabio Anselmo e rappresentanti delle istituzioni municipali e comunali che ci hanno sostenuto. Correranno con noi, per 4 chilometri non competitivi, artisti, cantanti, musicisti, attori, uomini e donne di cultura, parenti di chi ha affrontato dolori come il mio, gli amici di ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa). Fino alle 13.00 saremo insieme per quello che sarà il primo Memorial Stefano Cucchi. Ho provato, su richiesta di un amico, a scrivere le ragioni che mi portano a invitarvi a partecipare. Spero di riuscire a farmi comprendere.

Sono sei anni che corro. Sono sei anni che inciampo, cado mi fermo, mi manca il fiato, rallento e poi riparto, mordo la polvere e, quando mi sembra di intravedere un traguardo mi lascio andare, salvo poi scoprire che c’è ancora da correre ci sono ancora salite impervie, c’è pioggia e poi caldo torrido, silenzio e rumore. Non so se vedrò mai il traguardo, non so se Stefano vorrebbe che mi fermassi o se dove si trova assiste ad una gara infinita. Iniziava sei anni fa la corsa contro l’ingiustizia, la corsa contro una morte inaccettabile, contro un potere che voleva nascondere e rimuovere quella che doveva restare come la normale fine di uno dei tanti ultimi di questo Paese, di questa terra. La storia di Stefano l’ho raccontata tante, forse troppe volte e ora mi manca il fiato per ricominciare, proprio ora che un po’ di luce sembra spuntare fra il velo dei silenzi e dell’omertà. E non ho voglia di raccontarla ancora. Chi mi legge la conosce, l’ha già ascoltata, letta vista sugli schermi televisivi. Chi mi legge mi lega totalmente alla storia di Stefano, spesso ne conosce i particolari e le sfumature, più spesso ne ha solo una percezione lontana ma non per questo meno forte. Ma sbaglio a parlare in prima persona singolare. Guardando indietro negli anni, la mia maratona l’hanno percorsa e la percorrono in tanti. C’è chi non si ferma e tiene il passo, chi mi incita ai bordi della strada, chi mi passa la borraccia per bere e mi incoraggia a non mollare. Sono stati siete in tante e in tanti e forse è questa la ragione che mi spinge a correre, è questa la ragione che mi spinge a ricordare, a non voler dimenticare, a chiedere ancora giustizia. E a guardare i vostri volti, segnati spesso dalla fatica o dal dolore ma capaci di darmi gioia e forza mi viene da fare un pensiero forse superficiale, forse. Io non sono stata lasciata da sola, la mia famiglia non è stata lasciata da sola. Abbandonata per tanto tempo da chi conta molto ma circondata dall’affetto dei tanti ultimi, di chi non si rassegna, dai ragazzi dei Centri Sociali e dei movimenti, da chi lotta contro la repressione e da chi combatte per un mondo più giusto ogni giorno, come molti di voi che mi leggete ora. E mi domando: ma voi avete avuto il mio stesso sostegno? Quelli che perdono il lavoro, che non arrivano a fine mese, che vengono sfrattati, che non hanno più casa o che vengono cacciati in nome dei documenti dal paese in cui sono venuti a cercare salvezza. Ed è a voi che mi sento vicina, e siete soprattutto voi che mi avete fatto sentire meno sola. E quando correremo insieme sabato, in una giornata che vorrei fosse di luce e di allegria, di forza e di sguardi vitali vorrei che ce lo ricordassimo tutti. Che ricordassimo come nessuno dovrebbe trovarsi ad affrontare il dolore da solo, il mio come i vostri, quelli che conosco e quelli che ignoro. Affrontarli insieme è come correre insieme. Ti fa crescere la forza, ti sprona ad andare avanti a testa alta, a pensare che il tuo non è solo un sogno di giustizia individuale ma una volontà collettiva. Quando terminerà sabato la corsa che ci vedrà insieme, mi auguro in tanti, quando torneremo a casa, alle nostre battaglie quotidiane, conserviamo il ricordo di questa come una giornata di affetto e di condivisione. Una di quelle giornate in cui tutti gli ultimi saranno i primi e col cazzo che ci fermerete, perché non saremo un volto, una storia, una persona sola ma saremo in tanti, ognuno ricco delle ingiustizie proprie e di quelle degli altri. Ognuno pronto a ricominciare a correre, con più forza, anche per chi, come a mio fratello, la propria corsa è stata interrotta da una violenza di Stato che si è ripetuta tante volte ma che soltanto la consapevolezza collettiva potrà impedire che si ripeta ancora.

Ilaria Cucchi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, compagni e compagne di Rifondazione Comunista saranno presenti

 


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