Turchia, Ferrero: «Anche l’esercito turco posi le armi e garantisca le libere elezioni».

Turchia, Ferrero: «Anche l’esercito turco posi le armi e garantisca le libere elezioni».

di Paolo Ferrero -

Domenica 1 novembre si svolgeranno in Turchia nuove elezioni politiche dopo quelle di giugno che non hanno garantito governabilità. Nonostante le azioni repressive dell’esercito, il PKK ha garantito un cessate il fuoco unilaterale per permettere lo svolgimento delle elezioni auspicando l’evolversi di un reale processo democratico. Il governo Erdogan, il suo partito Akp sta mantenendo un clima di terrore e intimidazione per impedire che la sinistra kurda e turca rappresentata dall’Hdp resti in parlamento. Preferiscono combattere i kurdi piuttosto che il terrorismo dell’Isis. Il Prc chiede al governo turco di assumersi le proprie responsabilità e di rispettare la volontà di tutti i cittadini e le cittadine che si recheranno al voto. Le passate esperienze ci dicono che per giungere alla pace non basta un “cessate il fuoco”. Questo deve servire, con la presenza di una parte terza,a elaborare una futura soluzione. Occorre un tavolo di negoziato che definisca accordi precisi e in cui il capo negoziatore della parte kurda non può essere altri che Abdullah Ocalan. Le sue condizioni (possibilità di formare una segreteria, impiegare consulenti, avere contatto con i media e il pubblico e la sicurezza della sua squadra ) devono essere migliorate perché lui sia in grado di assumere questa responsabilità. Le stesse opportunità accordate a Nelson Mandela nel processo di riconciliazione in Sud Africa vanno offerte anche a Ocalan. Ed anche l’Unione Europea deve decidere se continuare a sostenere la guerra o se spendersi per la pace.


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