Prc Umbria su Ast: «I lavoratori non devono ringraziare nessuno»

Prc Umbria su Ast: «I lavoratori non devono ringraziare nessuno»

Il verbale d’accordo siglato ieri presso il MISE rappresenta il punto di arrivo di una trattativa senza precedenti nella storia industriale di Terni, che ha segnato irreversibilmente la coscienza collettiva non solo della nuova generazione operaia della città, posta dagli eventi di fronte ad una prova straordinaria per le difficoltà ed i sacrifici che ha comportato, ma dell’intero mondo del lavoro del nostro Paese, strettosi a difesa di una fabbrica assunta a simbolo della ripresa del conflitto sociale.
Di fronte alla portata valoriale acquista dalla vertenza, i contenuti dell’accordo non possono che determinare un giudizio ambivalente, specie se comparati ai concomitanti interventi adottati per gli altri poli siderurgici italiani in crisi.
Di fronte all’entità dell’intervento economico e industriale per il salvataggio dell’ILVA di Taranto attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, come pure di fronte all’azione svolta per l’acquisizione delle acciaierie di Piombino da parte degli algerini di Cevital, gli impegni assunti dal Governo, dalla Regione Umbria e dal Comune di Terni per l’AST appaiono ben poca cosa.
Nulla è stato fatto per porre fine alla proprietà del polo siderurgico ternano da parte di Thyssen-Krupp, per la quale il settore siderurgico non tornerà a rappresentare il proprio core business, come dimostrato dalla mancata autonomia commerciale di AST, mentre rimangono troppo generici gli interventi per il superamento del gap infrastrutturale e per la riduzione del costo dell’energia – questioni peraltro sul tavolo almeno dai tempi del patto di territorio e che non hanno trovato soluzione.
Ancora una volta, le lotte ed i sacrifici affrontati dagli operai dell’AST, cui va tutta la nostra gratitudine, non trovano il giusto riconoscimento nell’azione del Governo Renzi, la cui ipocrisia nel vantare la risoluzione della questione siderurgica nazionale arriva a negare il pesantissimo saldo occupazionale contenuto nell’accordo, i 290 esuberi volontari fin’ora certificati sono a tutti gli effetti dei posti di lavoro persi, a cui adesso rischiano di sommarsi pesanti ricadute sia per gli impiegati che sul personale delle ditte terze.
Non sfugga a nessuno, inoltre, il fatto che nell’accordo, a fronte di precisi obiettivi in ordine ai volumi delle produzioni, analoga precisione non vi sia in relazione agli organici. Le procedure di mobilità volontaria incentivata resteranno aperte e potrebbero determinare un saldo occupazionale ancora più negativo, con l’ulteriore drammatica conseguenza che mancherebbero le maestranze per centrare l’obiettivo del milione di tonnellate di acciaio colato l’anno.
Il raggiungimento di significativi avanzamenti sui volumi produttivi, sulla durata quadriennale del Piano e sugli assetti interni ad AST è senza alcun dubbio il risultato della mobilitazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, che consentono per il momento di ritenere salvo l’unico sito italiano di produzione di acciai speciali; ben diverso sarebbe stato il risultato se il Governo, invece di fare sponda alla multinazionale, avesse da subito sostenuto le rivendicazioni del mondo del lavoro e messo sul tavolo la possibilità della nazionalizzazione del sito. I lavoratori non devono ringraziare nessuno e il prossimo appuntamento di mobilitazione sarà lo sciopero generale del 12 dicembre.
Saranno adesso i lavoratori a pronunciare l’ultima parola sull’accordo e sulla sostenibilità dei precari equilibri raggiunti con la proprietà; un giudizio di cui è bene ribadire la centralità e l’inappellabilità, specie nel clima di inopportuno trionfalismo suscitato dai rappresentanti istituzionali dopo l’accordo di ieri, con il quale si tenta con tutta evidenza di condizionare le valutazioni dei lavoratori.
Rifondazione Comunista dell’Umbria, nel ribadire le proprie valutazioni sui rischi che ancora minacciano la tenuta produttiva ed occupazionale di AST, esprime il proprio sostegno alle decisioni che verranno assunte dai lavoratori rispetto all’accordo di ieri, nella consapevolezza che la partita della siderurgia, lungi dall’esser stata chiusa, continuerà ad esser giocata nei prossimi mesi ed a richiedere il massimo di attenzione e di vigilanza tanto rispetto alla condotta di TK-AST, quanto rispetto a quella di governo e istituzioni regionale e locali.
Perugia, 4 dicembre 2014

Damiano Stufara (Capogruppo PRC Consiglio Regionale Umbria)
Enrico Flamini (Segretario Regionale PRC Umbria)
Lorenzo Carletti (Segretario Provinciale PRC Terni)


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