Cinema, Brai (Prc): “Stop allo smantellamento dei luoghi di produzione e diffusione della cultura”

Pubblicato il 19 ott 2014

di Stefania Brai, responsabile Cultura PRC -

Dopo la chiusura di cinema e teatri, dopo i continui tentativi di cementificazione e la cassa integrazione dei lavoratori di Cinecittà, dopo il licenziamento in massa dell’orchestra e del coro del Teatro dell’opera di Roma, continua inesorabile lo smantellamento dei luoghi di produzione e diffusione della cultura del nostro paese. E’ notizia di ieri la vendita da parte di Berlusconi e di Benetton del circuito cinematografico The Space alla società britannica Vue Entertainment. The Space con i suoi 36 multiplex detiene il 21 percento del mercato delle sale in Italia e ha visto nel 2013 un incremento dei ricavi del 2,6 percento, nonostante le difficoltà in cui versa il nostro cinema. Ma come si sa i multiplex sono le case del cinema americano e adesso sono direttamente nelle mani degli inglesi che potranno deciderne indisturbati la programmazione. Invece di proteggere, investire e potenziare le “sale di città”, si è prima dato il via alla digitalizzazione indiscriminata di tutte le sale cinematografiche italiane – come richiesto dalle società di distribuzione americane – decretando la chiusura di tutti quegli esercizi indipendenti che non avevano i fondi necessari e con essa la precarizzazione o il licenziamento dei lavoratori e adesso si consente la vendita ad una società estera di un altro pezzo del nostro patrimonio culturale.

Servono leggi di sistema che tutelino una volta per tutte i luoghi di fruizione della cultura, che garantiscano investimenti certi per la produzione artistica, che riconoscano diritti e dignità al lavoro culturale, che stabiliscano finalmente normative antitrust che consentano una produzione e circuitazione indipendente e una reale libertà di espressione artistica. Serve che questo governo vada via.
Serve che il mondo della cultura scenda in piazza a fianco della Cgil e della Fiom per il lavoro, la dignità, l’uguaglianza: per cambiare l’Italia.