Amato (lista Tsipras): «Ecco perché oscurano noi e non i nazionalisti»

Amato (lista Tsipras): «Ecco perché oscurano noi e non i nazionalisti»

— Daniela Preziosi,

Intervista. Fabio Amato, candidato con Tsipras: noi con il Pse? Prima loro rompano i governi di grande coalizione

Ale­xis Tsi­pras lo ha cono­sciuto nel ’99, quando l’attuale papa­bile pre­mier greco era solo un gio­vane di belle spe­ranze del Syna­spi­smos, uno dei par­titi che poi, nel 2004, daranno vita a Syriza, la Coa­li­zione della sini­stra radi­cale. Fabio Amato all’epoca era nella gio­va­nile del Prc. Rac­conta di cam­peggi mili­tanti nelle iso­lette dell’Egeo, di dopo-seminari alco­lici dove il gio­vane capel­lone greco però non va mai fuori riga. Poi il luglio 2001: Tsi­pras e i suoi ten­tano di rag­giun­gere il Social forum di Genova ma ven­gono fer­mati a man­ga­nel­late sulla ban­china del porto di Ancona. Poi di nuovo insieme nel 2002, alla con­te­sta­zione del ver­tice Ue di Salo­nicco.
Amato — 41 anni, impie­gato metal­mec­ca­nico a con­tratto, due figli da Ruba, archi­tetta pale­sti­nese che ha appena vinto un pre­mio per la miglior tesi di dot­to­rato sulla «pia­ni­fi­ca­zione dello spa­zio che educa alla spe­ranza» — è respon­sa­bile della cam­pa­gna della Sini­stra euro­pea. E can­di­dato. In una cam­pa­gna elet­to­rale dif­fi­cile. «La mat­tina volan­tino nei mer­cati, e lì capi­sco l’aria che tira: apa­tia, indif­fe­renza, ma anche rab­bia. Il primo mag­gio sono stato alla Luc­chini di Piom­bino, il città-simbolo della dispe­ra­zione di chi vede spe­gnersi l’altoforno e il futuro. Ma anche di vent’anni di assenza delle poli­ti­che indu­striali del nostro paese».

Lì Grillo ha fatto uno dei suoi comizi– show.

In Ita­lia non si parla di Europa, altri­menti sarebbe chiaro che lì Grillo è total­mente impo­tente. Non ha alleati, ci copia il pro­gramma. L’unico modo di cam­biare è costruire un fronte dei popoli del sud e del Medi­ter­ra­neo che con­tra­sti le poli­ti­che dell’austerità. È la scelta della Sini­stra europea.

Anche fra voi la ten­ta­zione anti­euro si sente? Sul tema anche Tsi­pras ha dovuto richia­mare i suoi all’ordine.

Fra noi c’è un dibat­tito. Ma il punto è cam­biare le poli­ti­che eco­no­mi­che e ripren­dere sovra­nità sulla poli­tica comu­ni­ta­ria, seque­strata dalla Bce che la fa indi­pen­den­te­mente dai governi. La Bce va cam­biata, ma tor­nare alla Banca d’Italia non ser­vi­rebbe. La crisi non è nata dalla moneta unica. Certo la moneta unica l’ha aggravata.

I son­daggi dicono che potre­ste essere la terza forza dell’europarlamento. Ma i socia­li­sti quasi in tutta Europa si alleano con le destre. Che farete dei vostri voti?

Vogliamo rom­pere la grande coa­li­zione. Per farlo dob­biamo cam­biare i rap­porti di forza a sini­stra. Ci stiamo riu­scendo in Gre­cia, ci pro­viamo in altri paesi. Nel par­la­mento euro­peo faremo un’azione uni­ta­ria fra i nostri eletti e la sini­stra sociale sull’acqua pub­blica, sui ser­vizi, sul con­tra­sto al Ttip (il trat­tato di libero com­mer­cio Ue-Usa, ndr). Così cresceremo.

Per scon­giu­rare la grande coa­li­zione col­la­bo­re­rete con i socialisti?

I socia­li­sti euro­pei non sono stati subal­terni, ma pro­ta­go­ni­sti di que­sta Europa che ora cri­ti­cano: i i fran­cesi Pascal Lamy e Domi­ni­que Strauss-Kahn sono stati alla guida delle più impor­tanti isti­tu­zioni, Wto e Fmi, e hanno pro­mosso la glo­ba­liz­za­zione libe­ri­sta in Europa e nel mondo. Abbiamo un pro­gramma. Chie­de­remo ai social­de­mo­cra­tici di abban­do­nare i governi di grande coa­li­zione in Ger­ma­nia, Gre­cia e Italia.

Se, com’è pro­ba­bile, non lo faranno?

Con­ti­nue­remo a fare opposizione.

In Ita­lia lo scon­tro è fra Renzi e Grillo. Voi scon­tate una quasi totale assenza dai media. Che vi ha por­tato a ini­zia­tive anche piut­to­sto discusse.

Ci oscu­rano in tutta Europa, per non far cono­scere chi vuole cam­biare dav­vero. Finora da noi Syriza era pra­ti­ca­mente sco­no­sciuta: eppure era la forza greca più grande e quella che ha gui­dato le pro­te­ste. Invece tutti par­la­vano solo di Alba Dorata. Il motivo è chiaro: per tenere insieme la grande coa­li­zione delle ban­che, quella fra Pse e Ppe, lo spau­rac­chio dei nazio­na­li­sti fun­ziona benis­simo. Salvo poi che l’Ue appog­gia i nazi­sti i Ucraina: uno scan­dalo. Ma per bucare il tappo media­tico più che gesti ecla­tanti serve insi­stere sulle idee: giu­sti­zia sociale, lavoro, lotta alla precarietà.

Renzi pesca anche nella vostra area. Secondo lei perché?

Per­ché la sini­stra ha perso la sua anima sociale. Dob­biamo com­bat­tere il libe­ri­smo che è pene­trato anche fra noi.

L’Altra Europa per Tsi­pras lotta per il quo­rum. Cosa suc­ce­derà a sini­stra dopo il 26 maggio?

Andrà bene, e dopo dovremo con­ti­nuare, dovremo capire come costruire una sini­stra in Ita­lia. Se andasse male sarebbe lo stesso. Ma andrà bene, e ormai in molti hanno capito che è incre­di­bile che l’Italia sia l’unico paese d’Europa senza una sini­stra forte.


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