Intervista a Obey Ament *
Negli Stati Uniti Messicani, la candidata di sinistra ha vinto con ampio margine le elezioni presidenziali del 2 giugno. Per l’esperto di America Latina, Obey Ament, la vittoria di Claudia Sheinbaum è soprattutto la conferma della volontà del popolo “di andare oltre nella trasformazione del Paese”.
Nonostante tutti i suoi tentativi, il blocco conservatore, sostenuto da alcuni potenti attori mediatici ed economici, non è riuscito a impedire la vittoria della candidata di sinistra. Come si spiega questo fatto?
Claudia Sheinbaum aveva grandi vantaggi a suo favore: i suoi trascorsi come sindaca di Città del Messico e i sei anni di governo di Andrés Manuel Lopez Obrador, conosciuto come AMLO. La vittoria della candidata di Morena è anche la conferma del desiderio dei messicani e delle messicane di avanzare nella trasformazione del Paese. Sanno che Claudia Sheinbaum continuerà a lottare per porre fine al regime della “mafia del potere”, che aveva trasformato il Messico in un bottino e che era inseparabile dalla corruzione e dall’impunità, a ogni livello.
La popolarità del presidente uscente, con oltre il 60% a favore, è stata un fattore importante, ma non spiega tutto. Nel 2018, il popolo messicano ha votato per porre fine al regime neoliberale. Nel 2024 è diventato molto più politicizzato e ha votato per impedire qualsiasi passo indietro e perché, a maggioranza, ha abbracciato il progetto di trasformazione che deve continuare.
In Messico, i media tradizionali di destra sono in competizione con un gran numero di media progressisti che si sono sviluppati nel nuovo contesto e che hanno contrastato le campagne di disinformazione. Tempo fa, AMLO ha accolto con favore l’esistenza di queste “benedette reti sociali”.
Claudia Sheinbaum si è presentata come una donna seria, con proposte chiaramente progressiste e una visione per il Paese. Aveva di fronte la candidata di destra, Xochitl Galvez, che un giorno attaccava le politiche “assistenziali” del governo e il giorno dopo giurava di mantenerne i programmi sociali. Che si dichiarava di sinistra, persino di estrema sinistra, e il giorno dopo affermava, come «un’imprenditrice di successo», che “se a 60 anni non sei riuscito a costruire il tuo patrimonio, sei un idiota” e che confondeva la sottigliezza popolare con gli insulti e le calunnie. In risposta alla destra, che fino all’ultimo ha preteso che Claudia Sheinbaum prendesse le distanze dall’“autoritarismo di AMLO”, Claudia si è sempre presentata come la persona che porterà avanti il processo di democratizzazione politica e sociale in corso, iniziato dall’attuale Presidente.
I risultati sono schiaccianti. Clara Sheinbaum ottiene 35,9 milioni di voti, pari al 59,7%. Si tratta di sei milioni in più di quelli ottenuti da AMLO nel 2018,ovvero un sostegno massiccio al lavoro iniziato nel 2018 per trasformare il Paese. La destra, con Xochitl Galvez, ha ottenuto 16,5 milioni di voti e il 27,4%, con un calo di oltre 3 milioni di voti rispetto alle elezioni del 2018. Se analizziamo nel dettaglio il voto dell’opposizione, vediamo che il PRI è in caduta libera con il 9,5% dei voti e il PAN è al 16%, mentre il PRD da parte sua, con l’1,8% dei voti, rischia di perdere la personalità giuridica.
La coalizione che sostiene la Quarta Trasformazione arriva prima nell’82% delle circoscrizioni elettorali e ottiene 365 seggi alla Camera dei Deputati, cioè raggiunge i due terzi necessari per proporre modifiche alla Costituzione e 83 senatori, due seggi in meno dei due terzi. L’opposizione ha dovuto accontentarsi di 72 seggi per il PAN e 34 per il PRI. Il Movimiento Ciudadano, che non faceva parte della coalizione che sosteneva Xochitl Galvez, avrà 26 seggi alla Camera.
Degli otto Stati in cui si dovevano eleggere i i governatori, Morena ne conquista sei, oltre al governo di Città del Messico. Morena governa in 25 dei 32 Stati della Federazione, oltre alla capitale.
Dobbiamo aspettarci una radicalizzazione del processo delle 4T o una sua moderazione?
Claudia Sheinbaum si è posta l’obiettivo di «costruire la seconda tappa della ‘Quarta Trasformazione’ del Paese»: le prime tre sono l’indipendenza messicana, le riforme del XIX° secolo che hanno fondato la Repubblica laica e la Rivoluzione del 1910. Deve anche consolidare ciò che è stato raggiunto e completare le riforme avviate, ma bloccate dalla sistematica opposizione del potere giudiziario, ancora in mano alla destra. Ed anche le riforme che riguardano migliaia di persone, come la sanità e l’istruzione, che sono state avviate, ma sono ancora in parte incomplete. La lotta alla povertà (che sta diminuendo), ma la povertà estrema rimane troppo alta, pari al 7% della popolazione. La separazione tra potere politico e potere economico è una realtà, e sono alle spalle i tempi della “mafia del potere”, che associava élite politiche e grandi fortune.
Ma rimane una priorità la riforma politica es il rimodellamento delle istituzioni. I cambiamenti apportati nel contesto messicano, i colpi inferti a un regime basato sulla corruzione, l’impunità e l’arbitrio, sono già un passo importante e stanno provocando una violenta reazione da parte delle destre. Per sconfiggerle, dobbiamo continuare ad avanzare nelle trasformazioni, ed è questo il senso dei 100 impegni proposti nel « Progetto di Nazione » di Claudia Sheinbaum: rafforzamento delle politiche sociali e dei nuovi diritti dei lavoratori, aumento dei salari, investimenti pubblici nello sviluppo regionale, accesso alla casa, uguaglianza e vita dignitosa per le donne…. Ci sono grandi sfide da affrontare: riformare le istituzioni e il sistema giudiziario, completare il risanamento della Compagnia Federale di Elettricità (CFE) e di Petroleos Mexicanos (PEMEX), rinegoziare il Trattato Messico-Stati Uniti-Canada (TMEC) e migliorare le pensioni. È una politica radicale ? In ogni caso, non potrà essere moderata.
AMLO ha concluso il suo mandato con indici di popolarità molto alti. Alcuni analisti sottolineano a volte la rottura con alcuni settori del ceto medio urbano di sinistra. Claudia Sheinbaum ha le carte in regola per riconquistare questo elettorato?
Si è parlato di questa rottura dopo le elezioni di Città del Messico del 2021, quando la destra ha conquistato la metà dei municipi della capitale. Ma questi risultati non rappresentano necessariamente la realtà dell’intero Paese e le vittorie della destra sono state possibili solo perché gli elettori di MORENA non sono andati alle urne e non per un aumento dei voti a destra da parte dei “ceti medi”. È vero che parte dell’elettorato del 2018 si è allontanato, in particolare quello colpito dalla revisione di alcuni organismi. Le scelte di bilancio fatte durante i sei anni di mandato di AMLO hanno privilegiato le fasce più deboli della popolazione e ne hanno riorganizzate altre. Alcune istituzioni e fondi fiduciari creati nel passato per sostituire lo Stato sono scomparsi o hanno visto il loro budget tagliato, le aziende che avevano il privilegio illegale di gestire contratti pubblici hanno ridotto la loro attività o chiuso, e sono stati ridotti gli esorbitanti stipendi degli alti funzionari pubblici.
Anche gli enti culturali e di ricerca hanno visto ristagnare i loro bilanci. E’ chiaro che tutto questo crea malcontento. C’è poi chi è stato sensibile alle campagne delle destre che equiparavano López Obrador all’autoritarismo, quando attaccava le istituzioni ancora dominate dai vecchi partiti. Ma, contrariamente a quanto sostenuto da molti, il voto dei cosiddetti “ceti medi” non è necessariamente di destra e si divide quasi equamente tra destra e sinistra. In realtà, questi “ceti medi” hanno votato sempre più a sinistra dal 2018, quando il 25% di loro ha votato per AMLO. Secondo Latinobarometro, ora sono il 37%.
Claudia Sheinbaum ha lanciato la sua campagna con i “Dialoghi per la trasformazione”, ovvero dei Forum che hanno riunito intellettuali, accademici, scienziati, personalità della cultura, rappresentanti eletti e persone note per le loro competenze. Hanno organizzato incontri pubblici che sono serviti a redigere il Programma di governo di Claudia Sheinbaum. Lo scontro con le destre è duro quando si tratta di idee. Mentre l’élite intellettuale che ha sostenuto i governi di destra ha invitato a votare a favore di Xochitl Galvez “per fermare la deriva verso l’autoritarismo” e il pericolo che, a loro avviso, Claudia Sheinbaum rappresenterebbe per la democrazia, 900 tra i più importanti intellettuali e artisti si sono mobilitati a favore della “prosperità condivisa” e di una trasformazione che sia il prodotto di un movimento profondo, ampio e plurale, nato dalle lotte per la democrazia.
Quali sono stati i principali successi e fallimenti di AMLO?
Senza dubbio, i messicani apprezzano la determinazione del presidente López Obrador a separare il potere politico da quello economico e la sua lotta contro la “mafia del potere”, come lui chiama il sodalizio tra élite politiche e grandi capitali che ha governato il Paese. Le ricchezze del Paese non vengono più saccheggiate, i politici corrotti vengono investigati dalla giustizia, l’evasione fiscale viene punita e i membri del governo e gli alti funzionari pubblici danno l’esempio. Sono finiti i voli di prima classe, le auto aziendali di lusso e gli alti stipendi degli amministratori delegati. Può sembrare aneddotico, ma in Messico conta molto, dopo decenni in cui fare politica era sinonimo di arricchimento personale.
I progressi sono tangibili e i messicani li sperimentano quotidianamente: la lotta alla povertà l’ha ridotta di 5 milioni di persone, dal 42% al 36,3%, la precarietà del lavoro è in calo e il salario minimo, che in 30 anni aveva perso il 70% del suo potere d’acquisto, è stato aumentato del 110% nei sei anni di governo progressista. Anche le condizioni di vita stanno migliorando: 30 milioni di famiglie beneficiano di almeno uno dei programmi sociali istituiti per i giovani, gli anziani e i bambini. Borse di studio e formazione in azienda mirano ad allontanare i giovani dal traffico di droga. Nelle regioni più povere del Paese si stanno sviluppando grandi progetti infrastrutturali ed è stata bloccata la privatizzazione delle due principali aziende, la Compagnia Federale dei Elettricità (CFE) e la Petroleos Mexicanos (PEMEX), nonostante le minacce e le proteste delle grandi aziende e di Washington. Trenta anni fa, il reddito del 10% delle famiglie più ricche era 35 volte superiore a quello del 10% meno ricco; nel 2022, il reddito delle famiglie più ricche era 15 volte superiore.
Più che di fallimenti, dovremmo parlare di riforme incompiute. Sono stati criticati il ruolo assegnato all’Esercito nella gestione di alcune infrastrutture e il fatto che la nuova Guardia Nazionale sia sotto il comando militare. Ma la lotta contro i potenti gruppi armati della criminalità organizzata richiede una Guardia Nazionale ben addestrata, una missione che, fino ad oggi, solo l’esercito può svolgere. Questo aspetto, così come quello della gestione delle infrastrutture, deve essere visto in prospettiva. Ci sono decisioni politiche che devono essere prese tenendo conto delle possibili conseguenze del passaggio del potere alle forze armate nel lungo periodo.
Le indagini sull’omicidio dei 43 studenti di Ayotzinapa hanno portato all’incarcerazione di militari, membri della criminalità organizzata e politici, ma ci sono state anche scarcerazioni inspiegabili, ordinate dal potere giudiziario e condannate dall’Esecutivo, così come restano ancora da chiarire alcune ombre sul ruolo dell’Esercito.
C’è ancora molto da fare e le sfide sono notevoli. La prima è senza dubbio quella della sicurezza e della violenza. Il numero di omicidi è diminuito, ma c’è ancora troppa violenza nel Paese e non è cessata l’attività della criminalità organizzata. Un altro punto che rimane irrisolto è quello dei troppo numerosi omicidi di giornalisti, che non sono stati vittime di una politica statale come in passato, ma sono stati assassinati mentre indagavano sui legami tra rappresentanti eletti locali o regionali e i narcotrafficanti.
La revisione del sistema sanitario e della sicurezza sociale deve essere completata, poiché ci sono ancora molte persone che dovrebbero beneficiare di questo diritto e ci sono ancora lacune nell’accesso ai farmaci. Anche l’istruzione è uno dei settori che deve essere consolidato.
Quali sono le principali sfide della nuova Presidente?
La lotta alla povertà rimane la priorità assoluta: colpisce ancora il 36% della popolazione e 9 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà. Da qui la necessità di proseguire con le politiche sociali, gli aumenti salariali e le azioni contro la precarietà del lavoro.
L’altra grande sfida è la lotta alla criminalità organizzata e alla violenza. Claudia Sheinbaum ha già dichiarato la sua determinazione ad affrontare le cause dell’esistenza di questi gruppi, e continuerà con i programmi sociali rivolti ai giovani e la lotta alla povertà. Dovrà applicare i metodi utilizzati durante il suo mandato come sindaca di Città del Messico, che hanno già prodotto risultati.
Per consolidare i programmi sociali e i diritti sanciti dalla Costituzione, dovrà fare scelte economiche decisive. Le entrate fiscali sono rimaste stagnanti per molti anni, mentre la spesa pubblica è aumentata. Continuerà la politica di “austerità repubblicana” mirata a favorire i settori prioritari, oppure introdurrà finalmente la riforma fiscale e accetterà un nuovo scontro con i potenti del Paese? L’ampio dominio nel Parlamento di una maggioranza progressista ha fatto sì che i settori finanziari si agitassero fin dal giorno successivo alle elezioni. E possiamo aspettarci scontri e proteste da parte dei settori che detengono il potere economico nelle loro mani.
C’è poi la necessità di consolidare PEMEX, che i governi precedenti hanno lasciato in uno stato pietoso, con un debito enorme e alla mercé delle grandi compagnie petrolifere che non accettano la nuova politica energetica.
Le sfide politiche sono notevoli: il sistema giudiziario è rimasto nelle mani di magistrati e giudici nominati in passato dai governi di destra e sta ostacolando le riforme più importanti. Lo scontro sarà duro quando la nuova Presidente avvierà la riforma di questo potere. E poi c’è la rinegoziazione del Trattato Messico-Stati Uniti-Canada, che solleverà questioni delicate, come l’immigrazione e le richieste degli Stati Uniti di sottomettere Pemex e CFE ai desideri degli investitori privati.
Claudia Sheinbaum avrà bisogno di una maggioranza di 2/3 per apportare le riforme alla Costituzione che permetteranno di realizzare i grandi cambiamenti. Avrà questa opportunità?
Fonte: https://www.humanite.fr/
4 giugno 2024