Il litio: un’opportunità per il Cile

Di Juan Pablo Cárdenas S. –

Le intenzioni malevole della destra sono state rese evidenti dalla decisione del Presidente Boric di creare la Compagnia Nazionale del Litio, un’entità che si occuperà dell’esplorazione e della produzione di una risorsa che oggi è considerata strategica e che può produrre per il Paese un reddito ancora maggiore di quello offerto dall’estrazione del rame su larga scala. Un’entità statale che garantirà il controllo statale di almeno il 51% delle attività di sfruttamento di questa risorsa e, cosa molto importante, punterà a esportare questo minerale con un valore aggiunto.

È bene notare che tutte le riserve di litio appartengono al fisco (Tesoro), che potrebbe provvedere alla loro estrazione e commercializzazione senza ricorrere a investitori privati. Tuttavia, l’attuale governo ha deciso di invitare coloro che sono interessati a collaborare con lo Stato per realizzare queste operazioni, un’offerta che è stata accolta con favore dalle due entità private che attualmente sfruttano questo minerale e le cui concessioni scadranno tra qualche anno. In ogni caso, preferiscono associarsi con lo Stato, piuttosto che abbandonare il loro lavoro a beneficio dello Stato o, come dicono, di tutti i cileni.

Nella loro ben nota voracità, alcuni imprenditori nazionali e stranieri non hanno condiviso l’iniziativa de La Moneda, avvertendo che sarebbe molto meglio per il Cile cedere all'”iniziativa privata” lo sfruttamento di una risorsa destinata a produrre enormi profitti, visto che nel nostro Paese esistono le maggiori riserve del mondo e che potrebbe rapidamente metterci alla testa della produzione mondiale. Infatti, solo l’anno scorso le imposte che lo Stato ha incassato dallo sfruttamento di Soquimich e Albemarle hanno superato le risorse concesse da Codelco (ndt. Impresa statale del rame) all’erario nazionale, il che è indicativo dell’immensa domanda mondiale e del buon prezzo di quello che oggi viene chiamato “oro bianco”. E può anche evidenziare gli immensi profitti di queste due società.

In modo improprio, alcuni settori imprenditoriali e politici hanno accusato Gabriel Boric di imitare le decisioni dell’ex presidente Allende, quando segnò una tappa storica nazionalizzando la principale azienda di rame del Paese. Una decisione, peraltro, concordata nel 1971 con il voto unanime del Parlamento, che comprendeva anche i voti della stessa destra dell’epoca.

Al contrario di quanto sottolineano i leader dell’opposizione, il defunto presidente non avrebbe certo invitato gli investitori privati a unirsi agli sforzi dello Stato in questo settore, come ha fatto ora il presidente Boric. Perché non si tratta di nazionalizzazione ma, al contrario, di una generosa offerta al mondo imprenditoriale di partecipare allo sfruttamento di una risorsa che appartiene allo Stato. Il che dovrebbe essere di poca o nessuna soddisfazione per la sinistra, vista la triste esperienza delle imprese privatizzate dalla dittatura e dai governi che le sono succeduti. Ed oggi le risorse fondamentali come l’acqua e l’elettricità dipendono attualmente da aziende la cui gestione è molto discutibile. Lo stesso vale per i fondi pensioni e per  la sanità, per i concessionari di strade e per tanti altri soggetti che traggono enormi profitti da servizi fondamentali, con scarso ritorno per il Paese.

Quando le associazioni imprenditoriali e i loro rappresentanti nel potere legislativo si oppongono così tenacemente a una riforma fiscale che costringerebbe coloro che hanno tanto ad aumentare le loro magre tasse a beneficio dei poveri e della classe media, sembrerebbe davvero insensato dare nuove concessioni minerarie, forestali e di altro tipo ai privati, quando lo Stato potrebbe intraprendere queste attività da solo e raccogliere risorse che potrebbero essere destinate a sconfiggere la povertà, a raggiungere la piena occupazione e a finanziare, ad esempio, progetti educativi e abitativi. Inoltre, potrebbe garantire stipendi e pensioni dignitosi.

Nessuna delle aziende privatizzate è arrivata a contribuire così tanto al Paese se paragonata a quelle che dipendevano dalla Corfo (Corporazione per il fomento della produzione), di proprietà statale, e da Codelco o a quelle che in passato amministravano i fondi pensione dei lavoratori, le cui pensioni ai pensionati sono sostanzialmente più alte di quelle erogate oggi dalle AFP (Ndt: fondi pensione privati). Questi ultimi, come è noto, sono nelle mani, di una manciata di proprietari stranieri in quello che è considerato il business più redditizio degli ultimi decenni. Paragonabile solo ai profitti delle banche private.

Sappiamo già che l’enorme disuguaglianza che esiste nel Paese porta a disturbi come la criminalità e la violenza che affliggono le città e i quartieri di tutto il Paese. Qualsiasi cileno può vedere l’estrema ricchezza in cui vivono alcuni, così come i milioni di connazionali che non hanno un salario degno e un’alimentazione adeguata. Di conseguenza, ad esempio, il numero di giovani che abbandonano gli studi, tentati dal narco-traffico che prende piede nelle aree più precarie, è in rapida crescita.

Si ripete più volte che la cosa più pericolosa da fare è affidare la gestione delle imprese statali e lo sfruttamento delle nostre ricche risorse alla pubblica amministrazione. Ciò significherebbe incoraggiare maggiori livelli di corruzione nella politica, quando è già chiaro che è stato il mondo degli affari a contribuire maggiormente alla corruzione di alti e medi funzionari statali, alla collusione per frodare i consumatori e alla ricerca dell’impunità per tutti i suoi attacchi all’interesse nazionale.

La crescita economica che i potenti indicano come incentivo al benessere sociale è totalmente falsa se non si raggiunge un’equa distribuzione del reddito. Non si tratta di essere statalisti per capriccio, ma di accettare la certezza che coloro che hanno tratto i maggiori benefici dallo sfruttamento delle nostre materie prime, sono quelli che si sono dimostrati incapaci di frenare la loro eccessiva voracità.

In questo senso, i nostri governanti dovrebbero insistere sulla volontà di mantenere il litio come risorsa di tutti i cileni, cercando al contempo una Costituzione e una legislazione che restituiscano allo Stato l’autorità di intraprendere e garantire una crescita economica che impedisca la scandalosa concentrazione della ricchezza.

Dato l’evidente fallimento delle politiche neoliberiste, ciò che è ora propizio è il recupero dello Stato sovrano nel rispetto delle sue risorse e della sua dignità. Questo è un punto su cui i governi progressisti della nostra regione dovrebbero essere d’accordo se vogliono evitare che le esplosioni sociali si moltiplichino in tutto il continente e che si rischi la restaurazione con la forza delle nefaste dittature che ci hanno prostrato di fronte agli interessi stranieri, che continuano a controllare le nostre decisioni politiche. In questo senso, è preoccupante l’egemonia riconquistata da questi partiti e movimenti grazie al loro potere economico e comunicativo e, come non dirlo, grazie alla debolezza e all’atomizzazione della sinistra.

 

Fonte: https://madmimi.com/p/deb4361?pact=4830334-173230093-10762049557-478704da8d6ecb1492b41f32805163c61183e79e