Chi non ricorda le immagini storiche dei film della commedia all’italiana in cui le valigie del migrante italiano portavano al loro interno qualcosa della cultura e della terra in cui erano cresciuti?
Per capire cosa abbiano provato i nostri genitori, i nostri fratelli e sorelle Palestinesi quando hanno dovuto lasciare la Palestina, abbiamo provato a “guardare dentro le loro valigie”.
Lasciare la propria terra, come ha scritto l’autrice del libro presentato l’anno scorso, “Sabun”, alcune volte è tanto difficile lasciare la propria terra quanto lasciare la propria famiglia.
Ovviamente, quando diciamo di aver guardato dentro la valigia di chi è dovuto andare via dalla sua terra, intendiamo qualcosa oltre le parole e le immagini.
Ogni giorno abbiamo guardato dentro i nostri genitori, li abbiamo visti piangere davanti alla barbarie di un “popolo” dannato; li abbiamo visti illuminarsi al poter parlare con i parenti rimasti nelle nostre terre; li abbiamo sentiti parlare con la loro voce che fa vibrare il corpo come l’aratro fa vibrare il terreno.
Queste cose in una valigia non ci stanno, e quindi abbiamo dato loro una forma: Kefiah, Ulivo, Chiavi, Thobe-Abito Tradizionale Femminile, bandiera palestinese e cocomero.
Ogni simbolo significa qualcosa, e questo qualcosa che non sapevamo descrivere potrà essere più chiaro con le esperienze, appuntamenti e testimonianze che abbiamo organizzato per spiegare cosa significa il diritto al ritorno e cosa noi vorremmo che fosse e come vorremmo che si realizzasse. Palestina Libera…
Ti aspettiamo,
Circolo ARCI Concetto Marchesi, via del Frantoio 9C – Roma
Comunità Palestinese d’Italia e i Giovani palestinesi
vedi il programma: https://www.facebook.com/festivalfalastin/
