Filippine: brogli alle elezioni presidenziali

di Luciano Seller *

I brogli nelle elezioni presidenziali del 9 maggio nelle Filippine sono andati molto oltre quanto già si temeva.

Da febbraio, queste violazioni dei diritti sono state documentate e riportate dai membri della Missione Internazionale di Osservazione (OIM). I risultati di queste indagini saranno pubblicati nel Rapporto intermedio dell’OIM sulla situazione nelle Filippine e sul ruolo della comunità internazionale nel condannare queste violazioni dei diritti umani.

I brogli sono stati determinanti per assegnare la presidenza a Ferdinand Marcos Junior (figlio del dittatore Ferdinand Marcos Senior, cacciato dalla rivoluzione del 1986) e la vice presidenza a Sara Duterte, figlia di Rodrigo Duterte, incriminato davanti alla Corte Penale Internazionale per aver provocato le esecuzioni sommarie di più di 14.000 Filippini, con il paravento della lotta contro la droga, la guerriglia comunista ed il terrorismo islamico.

La campagna è stata condotta da grandi aziende di pubbliche relazioni che hanno gestito campagne mediatiche e “troll farm” sui social media, scatenando potenti attacchi informatici contro gli oppositori. Queste campagne sono state finanziate dagli immensi fondi accumulati, con le ruberie, da Ferdinand Marcos Senior, oltre che dal sostegno delle multinazionali, dei latifondisti e della ricca borghesia compradora.

Inoltre, il governo ha dispiegato tutta la forza del suo controllo sull’apparato dello Stato.

Secondo diverse denunce, il sistema di conteggio automatico dei voti è stato manipolato dalla Comeelec (la Commissione Elettorale designata da Rodrigo Duterte), con la programmazione delle macchine Smartmatic per conteggio dei voti.

Le forze armate e la polizia sono intervenute pesantemente con il pretesto della “contro insurrezione”, facendo campagna elettorale attiva, specie nelle zone rurali, essendo presenti nei seggi, intimidendo gli elettori, impedendone il voto o falsificandolo.

La NTT – ELCAC (National Task Force per porre fine al conflitto armato comunista nelle Filippine), ampiamente sovvenzionata dal governo, ha fatto un uso generalizzato del “red tagging”, “etichettatura rossa”, vere liste di proscrizione legalizzata, che colpiscono tutti i democratici, accusati di essere simpatizzanti della sinistra. Gli attivisti ed i candidati colpiti dal red tagging diventano vittime di ogni abuso e molti di loro sono stati uccisi.

Questi brogli avrebbero assegnato a Marcos junior quasi il 60% dei voti ed alla candidata unitaria dell’opposizione, l’avvocatessa per i diritti umani Leni Robredo, solo il 28%. Ma ai Filippini appare evidente il contrasto fra la presenza di milioni di persone nelle piazze che acclamavano la Robredo e la piccola percentuale elettorale che le viene assegnata.

Agli occhi di molti filippini, il nuovo regime Marcos Junior-Sara Duterte è un regime illegittimo, fondato su frodi e inganni elettorali.

Come suo padre, Marcos Junior instaurerà un regime dispotico e corrotto, al servizio dell’imperialismo, del feudalesimo e del capitalismo burocratico. Sarà il capo di uno Stato neocoloniale sotto il controllo dell’imperialismo statunitense, con il compito di presiedere all’ulteriore aggravamento del sistema semicoloniale e semifeudale delle Filippine.

La cricca Marcos-Duterte rappresenta il peggio delle classi reazionarie al potere. Marcos Junior è beneficiario e difensore impenitente dei 14 anni di dittatura fascista di Ferdinand Marcos Senior (1972-1986). Si unisce a Sara Duterte, una personalità autoritaria assetata di potere che ha governato Davao City, di cui era sindaca, con il potere dell’esercito e della polizia.

Per spianarsi la strada verso la presidenza, i Marcos hanno usato i miliardi di pesos di ricchezza acquisita illegalmente per conquistare il potere politico locale a Ilocos Norte e Leyte, per candidarsi e conquistare seggi nel Congresso e per ristabilire e coltivare lealtà politiche e legami finanziari con i grandi comprador borghesi e le banche straniere. La loro marcia verso il potere è stata favorita dai regimi reazionari che si sono succeduti dal 1988, su pressione degli USA, che avevano l’obiettivo di appianare i conflitti fra le fazioni al potere.

I Marcos hanno usato il loro rinnovato potere politico per portare avanti una vasta campagna di disinformazione, per distorcere o cancellare i documenti storici. Nel corso degli anni, hanno cercato di nascondere i crimini di saccheggio e corruzione e le gravi violazioni dei diritti umani perpetrati durante la dittatura dei Marcos. Il piano dei Marcos per tornare alla presidenza è stato favorito negli ultimi sei anni dal presidente uscente Rodrigo Duterte, che ha autorizzato una sepoltura da eroe per Marcos, ha ripetutamente elogiato il suo governo dittatoriale, ha affermato che i Marcos non hanno ricchezze illecite e infine ha fatto di tutto per truccare le elezioni.

Con l’obiettivo di preservare la stabilità del sistema al potere, la maggioranza dei reazionari, i loro partiti politici, gli imperialisti statunitensi, i militari, la polizia e i grandi comprador borghesi hanno chiuso un occhio sul sistematico furto elettorale e hanno dato il loro riconoscimento a una presidenza Marcos II. Tutti loro desiderano stabilizzare il sistema al potere e far sì che gli interessi delle classi dominanti siano protetti e promossi sotto Marcos.

Un regime Marcos II promette di essere la continuazione degli ultimi sei anni di governo tirannico di Rodrigo Duterte, con il terrorismo di Stato e il servilismo nei confronti delle potenze imperialiste straniere ed un ritorno ai livelli di corruzione e saccheggio di Marcos Senior, dopo 50 anni da quando egli dichiarò la legge marziale e stabilì nel 1972 un regime dittatoriale.

Prospettive sotto Marcos II

Marcos Junior è il più grande apologeta della dittatura del padre e della corruzione della sua famiglia. Lui e la sua famiglia appartengono ai vertici dei capitalisti burocratici, arricchitisi a spese dello Stato, che hanno accumulato scandalose ricchezze servendo come agenti delle multinazionali, dei grandi borghesi compradori e dei grandi proprietari terrieri.

Per il popolo filippino, gli imminenti sei anni di governo Marcos sono destinati a segnare un rapido deterioramento socioeconomico e un’intensificazione della repressione.

Quando Marcos Junior assumerà il potere, il popolo filippino perderà completamente il denaro che i Marcos hanno intascato durante i loro 14 anni di regno. In qualità di presidente, Marcos Junior avrà tutti i mezzi per dissequestrare le proprietà e i soldi rivendicati dalla famiglia Marcos, per porre fine alla politica governativa di recupero delle ricchezze illecite, per ordinare l’abolizione della Commissione presidenziale per il buon governo o semplicemente per renderla inefficace.

La presidenza Marcos renderà di fatto nulle o accademiche tutte le 40 cause civili relative alle loro ricchezze acquisite illegalmente, che si stima ammontino ad almeno 10 miliardi di dollari, di cui solo meno della metà è stata sequestrata e restituita al governo. Lo stesso Marcos Junior è stato condannato almeno due volte per mancato pagamento delle tasse e deve pagare al fisco 203 miliardi di pesos.

È anche accusato di oltraggio alla corte negli Stati Uniti per essersi rifiutato di collaborare con il tribunale delle Hawaii che nel 1995 aveva ordinato ai Marcos di pagare 2 miliardi di dollari alle vittime dei diritti umani. Sua madre, Imelda, è stata condannata in almeno sette procedimenti penali per frode a 11 anni e finora ha evitato il carcere. Probabilmente vivrà il resto della sua vita senza mai mettere piede in carcere.

Marcos Junior vuole che la prossima generazione di filippini cresca senza sapere nulla della corruzione senza precedenti, del saccheggio e degli abusi perpetrati durante i 14 anni di dittatura del padre, e far loro credere nella mitica “età dell’oro” sotto la legge marziale. Marcos può mobilitare le vaste risorse del governo per epurare completamente i libri scolastici da qualsiasi traccia di verità sulla legge marziale e intensificare ulteriormente la revisione, la distorsione o la cancellazione dei documenti storici. Può anche ordinare al governo di acquisire l’area dove sorge il Bantayog ng mga Bayani (Monumento, museo e centro di ricerca storica che onora i martiri della lotta contro la dittatura dell’ex presidente Ferdinand Marcos) e di utilizzarla per qualche progetto di infrastruttura governativa.

Marcos ha dichiarato l’intenzione di continuare il programma Build Build Build di Rodrigo Duterte, che è servito come una delle più grandi vacche da mungere per i funzionari governativi corrotti e come ragione principale del raddoppio dell’indebitamento del Paese, mediante la costruzione superflua di ponti e strade ecc..Marcos ha stabilito legami con funzionari e istituzioni finanziarie cinesi e molto probabilmente spingerà per la realizzazione della diga di Kaliwa, della diga di Gened, del progetto della diga sul fiume Chico e di altri progetti infrastrutturali che sono osteggiati dalla popolazione a causa degli effetti dannosi sull’ambiente, sul sostentamento della popolazione e sui diritti sulla terra.

Sul modello del padre dittatore e su quello di Duterte, Marcos Junior intende instaurare un governo autoritario e intollerante nei confronti del dissenso e delle critiche. Impugnerà la draconiana legge antiterrorismo contro chiunque osi sollevarsi e opporsi al suo regime. Come suo padre, che usò lo spauracchio del comunismo per giustificare la dichiarazione della legge marziale nel 1972, Marcos Junior intensificherà la politica delle liste di proscrizione del red tagging (“etichettatura rossa”).

Per consolidare l’appoggio dei militari, Marcos intende continuare ad utilizzare la Task Force Nazionale-Elcac (Task Force per porre fine alla lotta armata comunista) o istituire un’altra agenzia simile. Sotto l’influenza dei generali che hanno intascato miliardi dai contratti di acquisto di armi con gli Stati Uniti, è probabile che Marcos continuerà a portare avanti la politica militarista, la campagna di bombardamenti aerei e la brutale guerra di controinsurrezione come politica centrale dello Stato. Le possibilità che Marcos si impegni in seri negoziati di pace con il Fronte Nazionale Democratico sono nulle o quasi.

L’opposizione politica è stata decimata. Il Senato e il Congresso sono ora pieni di alleati di Marcos e Duterte e, come in passato, è probabile che servano da sostegno al governo autoritario di Marcos.

Ci sarà meno libertà di informazione e di stampa.

Il ritorno al potere dei Marcos è destinato a intensificare ulteriormente le contraddizioni tra le fazioni rivali delle classi dirigenti. Marcos approfitterà del suo mandato di sei anni per chiedere una percentuale dei profitti o per assumere il controllo delle operazioni dei grandi borghesi comprador, attraverso minacce di azioni legali o extralegali.

In prospettiva, Marcos Junior e Sara Duterte potranno essere avversari accaniti nella contesa per il potere. Ma, nell’immediato, per preservare la loro alleanza, Marcos probabilmente impedirà l’indagine e il processo della Corte penale internazionale (CPI) sulle accuse di crimini contro l’umanità mosse a Duterte.

Marcos è destinato a seppellire ulteriormente il Paese di debiti a fronte del crescente deficit fiscale dovuto alla corruzione dilagante del governo, alle spese eccessive di militari e polizia, ai progetti infrastrutturali troppo costosi e ai tagli alle imposte sulle imprese. Per pagare il debito gigantesco, Marcos intende continuare a perseguire le politiche “raccomandate” dal Fondo Monetario Internazionale e da altre istituzioni finanziarie per “espandere la base imponibile”, il che significa imporre sempre più tasse alla popolazione. È intenzionato a continuare le politiche ormai decennali di liberalizzazione delle importazioni e degli investimenti, bassi salari, sfruttamento e degrado del territorio, tagli alla spesa sociale (istruzione e sanità) e altre misure neoliberiste che hanno trascinato il Paese da una crisi all’altra.

In cambio del sostegno datogli dai magnati delle grandi imprese, Marcos Junior continuerà con la politica di repressione salariale e di attacco ai sindacati e alle associazioni dei lavoratori. La classe operaia filippina subirà uno sfruttamento e delle difficoltà ancora maggiori tra l’aumento dei prezzi, bassi salari, condizioni di lavoro inique e perdita di reddito.

In cambio del sostegno datogli dai grandi proprietari terrieri, Marcos Junior continuerà a reprimere le richieste di un’autentica riforma agraria e a ignorare la situazione delle masse contadine e delle minoranze etniche e religiose (aborigeni e mussulmani) che hanno sofferto per l’accaparramento delle terre e gli allontanamenti forzati.

Marcos Junior è destinato a continuare la politica di Duterte di doppio asservimento agli Stati Uniti e alla Cina. Da un lato, in cambio di prestiti e tangenti cinesi, probabilmente non contesterà l’aggressione militare e l’intrusione della Cina nelle acque filippine, né chiederà alla Cina di riconoscere la sovranità filippina sulla sua zona economica esclusiva e sulla piattaforma continentale estesa, come definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del mare (UNCLOS) e dalla decisione del Tribunale Arbitrale Internazionale. Come Duterte, Marcos ha rinunciato a questa rivendicazione sulla base del fatto che la Cina non riconosce l’UNCLOS né la decisione del Tribunale Arbitrale Internazionale.

D’altra parte, per consolidare il sostegno delle Forze Armate delle Filippine (AFP), Marcos continuerà a sostenere il Trattato di Mutua Difesa, l’Accordo sulle Forze di Visita, l’Accordo di Cooperazione per la Difesa Aumentata (EDCA) e altri accordi militari ineguali con gli Stati Uniti, che insieme all’Operazione Aquila del Pacifico-Filippine, permettono alle forze armate statunitensi di utilizzare il Paese come una grande base militare per il posizionamento di truppe e armi.

La politica di Marcos trascinerà il paese nel mezzo di un sempre più probabile conflitto armato tra Stati Uniti e Cina.

Contro l’insediamento del governo Marcos – Duterte i Filippini si stanno mobilitando in patria ed in tutto il mondo, tramite le associazioni per i diritti umani.

In Italia, il Comitato Italo Filippino per i Diritti Umani nelle Filippine, che aderisce alla Coalizione Internazionale per i Diritti Umani nelle Filippine, ha convocato un presidio a Roma, in piazza della Repubblica, per domenica 22 maggio dalle 10 alle 12. Ha aderito un vasto arco di forze, fra cui Rifondazione Comunista.

 

  • Presidente del Comitato Italo Filippino per i Diritti Umani nelle Filippine