Tunisia: parla il PT

Military forces and police are seen in downtown Tunis after Tunisia's president on Monday ordered the army to patrol the streets and enforce lockdowns to stop the spread of coronavirus disease (COVID-19) in Tunis, Tunisia, March 24 2020. REUTERS / Zoubeir Souissi - RC2HQF9MRFH2

Correggere il corso della rivoluzione è impossibile con i colpi di Stato e con l’instaurazione di un regime autocratico

Il Partito dei Lavoratori, che già da tempo ha messo in guardia contro gli scenari disastrosi che minacciano il Paese, in particolare lo scenario caratterizzato da colpi di Stato e da esplosioni di violenza:

1 – Ritiene che quanto ha fatto il Capo dello Stato in base a diversi indicatori, il più eclatante dei quali è forse il coinvolgimento dei militari, costituisca, sotto il profilo giuridico, una flagrante violazione della Costituzione e delle disposizioni del capitolo 80 che è stato adottato e, sotto il profilo politico, rappresenti un insieme di misure antidemocratiche eccezionali sotto l’egida del presidente Qais Saeed. Per un certo periodo, ha avocato a sé tutti i poteri, esecutivo, legislativo e giudiziario, e ha inaugurato un percorso “rivoluzionario” verso il ristabilimento di un sistema di autocrazia assoluta.

2 – Ritiene che questo accentramento di poteri aprirà una nuova fase che aumenterà la gravità della situazione di crisi che soffre il Paese a tutti i livelli, e potrebbe addirittura portare al suo precipizio in un ciclo di violenza, guerra e terrorismo.

3 – Conferma che il popolo tunisino ha bisogno urgente di un profondo cambiamento che faccia uscire il Paese dalla crisi soffocante e generale nella quale è caduto a causa delle scelte reazionarie seguite nell’ultimo decennio, e rinnova l’appello al rovesciamento dell’intero sistema di governo, compresi la presidenza, il parlamento e il governo; esige che siano ritenuti responsabili, sotto la guida dal movimento Ennahda, per quanto ha causato la devastazione economica, la bancarotta finanziaria, la corruzione endemica, il terrorismo, gli assassinii politici, gettando il Paese nella dipendenza e nel debito, e distruggendo ogni aspetto della vita delle donne e degli uomini tunisini.

4 – Rinnova la propria convinzione che il cambiamento auspicato non può passare per l’appoggio al golpe di Qais Saeed o alleandosi in alcun modo con il movimento di Ennahda, ma che è piuttosto opera del popolo tunisino e nell’orizzonte della costruzione di una democrazia basata sullo Stato di diritto, sul potere nelle mani del popolo e sulla sovranità del Paese, sulle sue capacità e sulle sue risorse, nonché sull’autodeterminazione politica e sulla giustizia sociale e l’uguaglianza tra cittadini e cittadine.

5 – Fa appello al popolo tunisino a continuare ad esprimere le proprie posizioni in modo pacifico e a non accettare il confronto proposto dalle componenti del regime, sostenute dagli attori regionali e dalle potenze internazionali, al servizio dei loro interessi. Fa inoltre appello al popolo a vigilare sulle intenzioni di coloro che danno la caccia allo Stato, dei sostenitori del vecchio regime, dello Stato profondo, delle mafie del denaro e del contrabbando.

6 – Invita tutte le forze democratiche e progressiste, i partiti, le organizzazioni, le associazioni, attori e personalità, a riunirsi al più presto in un meccanismo di consultazione al fine di formulare una visione unitaria per affrontare queste pericolose evoluzioni e le loro ripercussioni, che potrebbero far precipitare il Paese in un ciclo di violenza e di guerra civile o farlo ricadere sotto la tirannia dell’autocrazia assoluta dalla quale il popolo tunisino ha fatto enormi sacrifici per liberarsi.

Partito dei lavoratori

Tunisia 26 luglio 2021