Per il popolo palestinese chiediamo la revoca del Memorandum di cooperazione militare Italia-Israele

Rossana De Simone*

Al sesto giorno dell’operazione battezzata “Guardiano delle mura”, Israele bombarda il grattacielo di Gaza che ospitava gli uffici di diversi media internazionali. Secondo l’esercito israeliano “la torre del terrore” era diventata un obiettivo legittimo perché tra l’emittente televisiva panaraba “Al Jazeera” e l’agenzia di stampa statunitense “Associated Press”, ospitava anche “risorse dell’intelligence militare di Hamas”.

Due giorni dopo un bombardamento distrugge l’unico laboratorio Covid-19 situato nella clinica al-Rimal nel centro di Gaza e per la terza volta gli Stati Uniti bloccano l’approvazione di un comunicato congiunto per chiedere un cessate il fuoco immediato nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il 17 maggio il presidente Biden non si dimentica di approvare la vendita di armi a Israele per 735 milioni di dollari. Pare che Israele abbia un gran bisogno di Joint direct attack munitions (Jdams), cioè dei sistemi che trasformano le normali bombe a caduta libera in missili di precisione. Ne ha sempre comprate in grande quantità ma non bastano mai.

Così mentre in una settimana si contano 197 morti palestinesi tra cui 58 bambini e 10 israeliani, il capo dello Shin Bet (il servizio d’intelligence interno israeliano) Nadav Argaman continua a sostenere che la guerra è necessaria perché Israele non tollera la violenza etnica “da parte degli arabi né degli ebrei”, dimenticando di precisare che è iniziata dopo che le forze di sicurezza israeliane hanno cominciato a reprimere violentemente i manifestanti palestinesi riuniti nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, per protestare contro gli sfratti forzati di famiglie dal quartiere storico della città. Secondo Euro-Med Monitor da inizio anno Israele ha demolito 58 strutture palestinesi e demolito altre proprietà come pozzi d’acqua e muri, distrutto 27 imprese commerciali e sequestrato terre palestinesi per costruire strade ad uso dei coloni, infine ha approvato la costruzione di 4.982 unità di insediamento israeliane.

Da questo punto di vista non mancano scrittori come il sociologo Uri Ben-Eliezer o studiosi come Patrick E. Tyler che non abbiano analizzato la cultura da “nazionalismo militarista” di Israele. Uri Ben-Eliezer nel libro “War over Peace: One Hundred Years of Israel’sMilitaristic Nationalism” scrive che il nazionalismo militarista spinge sistematicamente Israele a trovare soluzioni militari per i suoi problemi nazionali sulla base dell’idea che la patria è sacra e il territorio è indivisibile. Patrick Tyler in “Fortress Israel: The Inside Story of the Military Elite Who Run the Country – and Why They Can’t Make Peace” descrive la politica della diplomazia militare come il tema principale nella cultura politica israeliana. Questo militarismo di Stato ha l’obiettivo di espandere i confini sfruttando le debolezze degli arabi.

In una realtà di drammatico e continuo conflitto la politica estera italiana, anche in presenza di risoluzioni ONU che condannano Israele per l’utilizzo di una eccessiva forza nei confronti dei palestinesi e chiedono di porre fine alla sua politica di insediamenti nei territori palestinesi inclusa Gerusalemme Est, decide di abbandonare la formula di “equidistanza” che serviva a conciliare il diritto all’esistenza di Israele con il riconoscimento dei diritti negati del popolo palestinese. Con l’adesione ai valori declamati dal presidente americano George Bush, difesa della “superiorità” della civiltà occidentale su quella dell’Islam e condivisione dell’amicizia verso Israele, si è compiuto un rafforzamento del legame transatlantico con gli Stati Uniti e una marginalizzazione di quello con l’Europa.

E’ in questo periodo che Berlusconi si schiera apertamente a favore degli interessi e delle preoccupazioni del governo israeliano sottoscrivendo nel 2003, tramite il ministro della Difesa Antonio Martino, un importante Memorandum di intesa con Israele per la cooperazione militare nel settore della difesa.Israele diventava così un partner strategico con cui collaborare e condividere diversi obiettivi: creare un dispositivo di garanzia e sicurezza attorno al confine marittimo nell’area euro mediterranea contro i rischi come l’instabilità degli approvvigionamenti energetici, l’aumento incontrollato delle migrazioni illegali e le infiltrazioni di terroristi islamici. Non solo, ha creato uno squilibrio in quella che è stata storicamente la politica estera italiana verso il Medio Oriente definita politica di equidistanza (il presidente Andreotti aveva corretto questa espressione in equivicinanza), una politica che ha consentito all’Italia di svolgere un ruolo di mediazione tra le parti in conflitto.
Nel Memorandum, composto di 11 articoli e ratificato con legge nel 2005, si prevede lo scambio di informazioni e di esperienze di interesse reciproco in materia di difesa, lo svolgimento di esercitazioni congiunte, l’invito di osservatori, lo scambio di informazioni e attività culturali, lo scalo di unità navali ed aeromobili e si incoraggiano le rispettive industrie per la ricerca, lo sviluppo e la produzione nel settore militare (l’elenco è più lungo).

Durante il dibattito per l’approvazione della Legge di ratifica n. 94/2005 si chiarisce che:

Nella premessa dell’accordo si evince che “Convenendo che il presento MoU funge da MoU Generale fra le Parti e che, per le attività specifiche da svolgere ai sensi del presente MoU, saranno discussi e concordati specifici Accordi di Attuazione” . La redazione di questi Accordi di Attuazione viene affidata a rappresentanti delle parti e le attività da svolgere soggette all’Accordo di sicurezza del 1987.
Dunque il Memorandum sulla cooperazione militare con Israele stabilisce che “le attività derivanti dal presente accordo saranno soggette all’accordo sulla sicurezza”. Con questa clausola di massima segretezza si potranno raggiungere intese riservate, dunque sconosciute anche al Parlamento italiano, riguardanti l’interscambio di materiale di armamento, l’organizzazione delle Forze armate, la formazione e l’addestramento del personale militare, la ricerca e lo sviluppo in campo militare.

Secondo questo Memorandum la collaborazione militare non si ferma al solo lo sviluppo di qualsiasi progetto militare ma può continuare in una attività di marketing e vendita dei prodotti (un chiaro esempio è il maxi accordo fra Israele e Grecia dal valore di 1,65 miliardi di euro per l’istituzione e il funzionamento di un centro di addestramento per l’aeronautica militare greca per un periodo di 22 anni. Il progetto ruota intorno a dieci addestratori M-346 di Leonardo che Israele fornirà alla Grecia. Per Leonardo dovrebbe esserci un ritorno di circa 300 milioni di euro).

Si è fatto più volte riferimento alla lotta al terrorismo. Dall’intervento del senatore Malabarba (Misto-RC) emerge come questa lotta sia diventata un modo per soffocare i diritti umani e le libertà fondamentali : “Un’altra clausola centrale nella nuova intesa riguarda una non meglio precisata “collaborazione nel combattere il terrorismo”. Visto che Israele considera “terrorismo” qualsiasi forma di resistenza palestinese e libanese, con l’approvazione del Memorandum il nostro Paese entrerebbe in guerra con l’intera galassia dei movimenti palestinesi, libanesi e arabi che cercano di liberare le loro terre dall’occupazione”.

Viola la legge 185 sull’esportazione di armamenti. Una volta iniziata la cooperazione militare con Israele qualunque efficacia della legge 185, già gravemente indebolita, viene spazzata via. Inoltre Israele non aderisce al trattato di non proliferazione atomica ma è una potenza nucleare non dichiarata, l’unica del Medio Oriente.

Infine all’articolo 8 che tratta delle “Riunioni periodiche” si stabilisce che “Le consultazioni dei rappresentanti delle Parti si svolgeranno alternativamente in Italia e in Israele, al fine di redigere e concordare specifici Accordi di Attuazione per dare esecuzione al presente MoU, nonché eventuali programmi di cooperazione fra le Parti e le loro Forze Armate ed una matrice di argomenti per la cooperazione nel settore dei materiali militare e di difesa”.

E’ sulla base del Memorandum che il governo Monti nel 2012 sottoscrive un accordo, definito storico, di cooperazione nel settore della tecnologia militare. L’accordo prevede la fornitura di 30 velivoli da addestramento avanzato M-346 a Israele e relativi sistemi operativi per il controllo del volo. Complessivamente fra Alenia Aermacchi, Telespazio e SELEX Elsag, il contratto raggiunge un valore di 850 milioni di dollari. In cambio l’aeronautica militare italiana acquista due velivoli spia Gulfstream 550 prodotti da Israel Aerospace Industries (Iai) ed Elta Systems (costo complessivo 800 milioni di dollari circa) e il sistema satellitare OPTSAT-3000 di produzione Iai ed Elbit Systems (245 milioni di dollari).
L’accordo del 2012 fra Italia e Israele è innanzitutto un accordo intergovernativo di cooperazione industriale e interscambio di materiale di armamento per cui la cifra miliardaria totale fa parte un pacchetto di acquisti reciproci. Si può dare più di una spiegazione alla scelta di Israele di privilegiare l’addestratore italiano, rispetto al concorrente sudcoreano T50 ,sviluppato e costruito su progetto e con la supervisione della statunitense Lockheed:

  • L’acquisto degli addestratori M-346 è stato reso possibile dalla necessità di Israele di rimpiazzare gli americani TA-4 Sky-Hawks della Boeing in uso da 40 anni (usati nella guerra dello Yom Kippur nel 1973).
  • Nel giugno 2011 il velivolo ha ottenuto il certificato di omologazione dall’Autorità di Certificazione del Ministero della Difesa Italiano, requisito fondamentale per poter operare il velivolo in ambiente militare.
  • Nel 2010, nel corso della visita di Silvio Berlusconi a Tel Aviv per un vertice durato tre giorni, il premier israeliano Benjamin Netayahu lo ha salutato così: “Caro Silvio siamo molto felici di averti a Gerusalemme. L’Italia è uno dei più grandi amici di Israele e la tua è una visita storica. Israele è legata all’Occidente, e Roma e Gerusalemme hanno gettato le basi della cultura occidentale”. Silvio Berlusconi in cambio ha promesso di fare tutto ciò che sono in grado di fare per sostenere le “buone ragioni” di Israele nella situazione mediorientale. In quell’incontro, così come nel vertice intergovernativo fra Italia e Israele a Roma, si è parlato della concordanza di vedute sui principali temi di politica estera d’interesse comune e dei rapporti culturali e tecnico-scientifici di primissimo livello fra cui la costituzione di laboratori congiunti resi possibili dagli ulteriori stanziamenti per l’Accordo scientifico tra Italia ed Israele, e del fatto che l’esercito israeliano avrebbe potuto scegliere l’aereo M-346 per l’addestramento in volo.
  • Il 16 febbraio 2012 il Ministero della Difesa israeliano annuncia di aver selezionato gli M-346 Master

E’ da ricordare che i velivoli dell’aeronautica militare israeliana (Israeli Air Force) sono sostanzialmente tutti statunitensi. Nell’attuale campagna aerea su Gaza, l’aviazione israeliana ha coinvolto i caccia F-16 e i cacciabombardieri F-15I e F-35I Adir più gli elicotteri d’attacco AH-64 APACHE, mentre i droni sono tutti di costruzione israeliana (IAI e Elbit). Negli ultimi giorni si sono mosse anche le truppe navali che avrebbero individuato attività nella Striscia di Gaza settentrionale, vicino ai mezzi delle forze navali di Hamas.

Altri accordi di peso riguardano sempre il segmento degli addestratori, come nel caso degli elicotteri AW119 Koala che sostituiranno i “Saifan” dell’americana Bell. La commessa, dal valore stimato di circa 330 milioni di euro per i primi 12 elicotteri (questa tranche ne prevede 7), è stata come al solito formalizzata attraverso la formula “GtoG” (da governo a governo o, più esattamente, da Stato a Stato) e con l’acquisizione reciproca di equipaggiamenti che prevede un procurement incrociato da parte di entrambi i soggetti. Prevede la vendita al ministero della Difesa italiano di prodotti dall’israeliana Elbit Systems, per un valore sui 320 milioni di euro. Un anno dopo, nel 2020, a completamento dell’accordo precedente, altri 5 elicotteri vengono contrattualizzati in cambio di nuovi lotti di missili anticarro Spike prodotti dall’israeliana Rafael, già in dotazione a Esercito e Marina. E’ importante ricordare il particolare rapporto di Alenia Aermacchi con Elbit Systems che già nel 2013 aveva siglato un contratto di 140 milioni di dollari per il supporto logistico della flotta di M-346 della Forza Aerea israeliana, e nel 2018 un accordo per lo sviluppo di nuove capacità di lancio siluri del SeagullTM, il veicolo navale a pilotaggio remoto di Elbit.

Nel 2013 Selex ES, società di Finmeccanica, e AEL Sistemas S.A, una società di Elbit Systems con sede in Brasile, avevano annunciano di aver iniziato il negoziato per la firma di una Joint Venture.
Per la realizzazione di simulatori utili all’addestramento di una serie di modelli di elicotteri, Elbit e Leonardo hanno stabilito una partnership che il giornale Times of Israel del 23 settembre 2020 puntualizza essere “a company established in partnership between Leonardo and [Israel’s] Elbit Systems” (Defense Ministry Director-General Amir Eshel said in a statement).

Per rimanere nell’ambito di accordi previsti dal Memorandum, nel 2016 a Roma si sono svolti colloqui bilaterali tra Esercito Italiano ed Esercito Israeliano. Nell’incontro si è parlato dei traguardi addestrativi congiunti, e si sono definiti gli obiettivi di comune interesse per il biennio 2017-2018 da siglare in apposito Piano di Cooperazione. Stando alla comunicazione dello Stato Maggiore Esercito, è fondamentale lo sviluppo di attività in ambiente anfibio e la definizione di esercitazioni ed attività addestrative congiunte. Nel sito dell’Esercito si fa riferimento a forme di cooperazione avviate con Israele: “Promossa la cooperazione italo-israeliana in materia di veicoli blindati tesa a incrementare le capacità e le performance delle rispettive piattaforme nazionali, estendendo la collaborazione anche a possibili ulteriori progettualità comuni, come in tema di Main Battle Tank”.

Nel 2018 un Atto Dispositivo ha descritto lo sviluppo dei programmi nel settore veicoli blindati per cui si è sottoscritto un Implementing Arrangement. Nell’Atto si definiscono i principi entro cui si svilupperà la cooperazione, e si rimanda a successivi Project Arrangement la definizione delle modalità per lo sviluppo dei progetti e gli oneri ad essi correlati. A tal riguardo il discendente Project Arrangement disciplina lo scambio di tecnologie nei rispettivi programmi nazionali (VBM 8X8 “FRECCIA” per ITA ed “EITAN” per ISR). Nello specifico l’accordo prevede l’integrazione di un POWER –PACK (design italiano) sul veicolo blindato israeliano EITAN e la verifica di fattibilità per l’integrazione del sistema di protezione attiva (APS, design israeliano) sulla piattaforma VBM 8X8 FRECCIA nella versione “EVO”.
Nel 2019 viene pubblicato l’Avviso di approvvigionamento nell’ambito della ricerca scientifica con cui la Direzione armamenti terrestri ha inteso avviare il progetto di ricerca “Ultra-Long CNTs reinforcing ceramic for advanced armor applications (ULCNT)” per un importo complessivo di 800.000,00 euro nell’ambito dell’attività di cooperazione tecnologica Italia-Israele. Nell’Atto Dispositivo si descrive la finalità della ricerca che ha l’obiettivo di sviluppare e realizzare nuovi materiali compositi a matrice ceramica rinforzati con nanotubi di carbonio al fine di verificare le proprietà balistiche e, in caso di esito positivo, sviluppare un processo di industrializzazione per la produzione in larga scala.

Ad Arlington in Virginia ha sede DRS Technologies, gruppo statunitense dell’elettronica, acquistata nel 2008 dalla Finmeccanica di Pier Francesco Guarguaglini per la “modica” cifra di 3,4 miliardi di dollari (debiti inclusi). DRS per Guarguaglini era una azienda strategica, la chiave di accesso al Pentagono, tuttavia quelle divisioni di DRS che lavorano per l’intelligence e il nucleare americano tuttora rimangono secretate all’azionista italiano. Drs, oltre a collaborare con l’israeliana Rafael Advanced Defense Systems per il sistema TROPHY APS (sistema di protezione attivo su alcuni carri armati), collabora anche con Beth-ElIndustries, il principale fornitore mondiale di prodotti di filtrazione chimici, biologici, radiologici e nucleari (CBRN). Beth-ElIndustries ha sede in Israele, e insieme a DRS fornisce sistemi di protezione per veicoli da combattimento e diversi tipi di rifugi utilizzati nelle basi operative.

Per quanto riguarda i ministri dell’attuale governo, è sconfortante sottolineare l’atteggiamento del ministro degli Esteri Luigi di Maio che nell’incontro con Netanyahu (ottobre 2020) ha esaltato il rapporto profondo con Israele dichiarando “che si fonda sulla condivisione di valori comuni”, e ha elogiato la firma degli Accordi di Abramo perché rappresenta un contributo positivo verso la pace e la stabilità in Medio Oriente. Nel corso della visita ha siglato tre accordi tra Snam e imprese israeliane nel settore degli idrocarburi e dell’idrogeno, e ha parlato del progetto israelo-greco-cipriota del gasdotto East-Med per ottenere un coinvolgimento italiano.

Due mesi dopo, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini incontra l’omologo israeliano Benny Gantz e il premier Benjamin Netanyahu a Tel Aviv per parlare della cooperazione tecnico-militare bilaterale e della situazione in Medio Oriente. In particolare si sono soffermati sul Gulfstream G-550, l’aereo spia che piace molto al ministro italiano tanto da voler spendere 1,2 miliardi fino al 2032 (75 milioni questo anno). Due Gulfstream G550, attrezzati con avanzati sistemi di sorveglianza e intelligence, sono stati da poco comprati dagli USA per 500 milioni di dollari, come si può appurare dal documento della Defense Security Cooperation Agency del 15 dicembre 2020. L’Italia ne aveva già acquistato la versione CAEW modificata dall’israeliana Elta Systems, la controllata di Israel Aerospace Industries ma, stando a quanto dichiarato a Tel Aviv da Guerini, non è detto che anche per quest’ultima versione non vi sia un ulteriore coinvolgimento di Israele vista ”la volontà di sviluppare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel settore specifico della Difesa, una collaborazione che contribuisce sia alla rispettiva sicurezza dei Paesi, sia a ulteriori positive ricadute in termini industriali”.

Per collaborazione militare, come scritto nel Memorandum del 2003, si intende anche la possibilità di modificare il prodotto acquisito (normalmente secretato nelle parti sensibili) dispositivi utili alle necessità particolari dell’acquirente. Nel caso dell’addestratore M-346, l’italiana Leonardo ha potuto usufruire delle modifiche apportate da Israele per il funzionamento di sistemi d’arma e ricerca di bersagli. In questo modo AleniaAermacchi ha aggiunto alla versione addestramento dei suoi M-346 quella di caccia leggero. Il nuovo M-346FA con i dispositivi della Rafael Advanced Defense Systems può essere utilizzato in missioni aria-superficie, aria-aria e di ricognizione tattica.

Fonte: Peacelink 19/05/2021